Al via l’VIII edizione del Torneo letterario IoScrittore

Il 26 marzo si sono chiuse le iscrizioni all’ottava edizione di IoScrittore, il torneo letterario online del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, che nel 2013 ha ottenuto il patrocinio del MIBAC.

Con oltre 2.200 iscritti sul sito www.ioscrittore.it, il torneo si riconferma un punto di riferimento apprezzato e riconosciuto da chi vuole dare una chance al proprio talento e pubblicare un libro.

Il Torneo letterario IoScrittore è organizzato infatti dal più grande gruppo editoriale indipendente italiano per scoprire nuove voci della narrativa e con un unico fine: trasformare il vero talento in successo letterario.

Quest’anno inoltre, dopo sette edizioni del torneo in crescita costante, 100 nuove voci pubblicate in ebook e 12 nuovi autori in libreria, il sito di IoScrittore è stato rinnovato e arricchito con tanti contenuti speciali da parte di direttori editoriali, editor e scrittori del Gruppo editoriale Mauri Spagnol: interviste, consigli, spunti utili e sempre di grande interesse per chi vuole migliorare il proprio stile e arricchire il bagaglio di conoscenza del mondo editoriale.

Dopo la grande affluenza di pubblico agli eventi IoScrittore svoltisi a Torino nella prestigiosa sede del Circolo dei lettori e a Milano in occasione di Tempo di libri – Fiera internazionale dell’editoria, l’appuntamento per conoscere i 300 finalisti di questa ottava edizione è fissato al Salone internazionale del libro di Torino, che si svolgerà dal 10 al 14 maggio 2018.

L’ultimo appuntamento dedicato alla proclamazione dei 10 romanzi vincitori sarà a novembre 2018, in occasione di Bookcity Milano.

IoScrittore premia infatti ogni anno le prime 10 opere con la pubblicazione in ebook e a insindacabile giudizio delle direzioni editoriali, almeno uno dei 10 finalisti viene pubblicato anche in formato cartaceo da una delle case editrici del Gruppo editoriale Mauri Spagnol.

Un romanzo che è un omaggio alle donne del Risorgimento, ignorate dalla Storia ufficiale

Marco Amato e Valerio Maria Fiori sono autori di Quelle del Quarantanove, romanzo edito da IoScrittore

Il libro in una frase
«La guerra è una cosa brutta perché l’hanno inventata l’omini. E a noi donne ci tocca sempre rimediare alle coglionerie che fanno loro.» Vincenza Diotaiuti

Amici di scaffale
I Sonetti di Giuseppe Gioachino Belli.

Segni particolari
La voce narrante è quella di una donna che «parla come magna».

Tag
Donne del Risorgimento / Romanzo storico-picaresco

Dove e quando
Roma, 1849.

Come e perché abbiamo deciso di partecipare a IoScrittore
Perché il nostro libro fosse valutato dai lettori.

Una storia di amore e rivoluzione, un omaggio alle donne protagoniste del Risorgimento (dimenticate dalla Storia ufficiale)

Valerio Maria Fiori e Marco Amato sono tra i finalisti del torneo letterario gratuito IoScrittore (promosso dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol) con Quelle del Quarantanove, un omaggio alle donne protagoniste del Risorgimento e dimenticate dalla Storia ufficiale, grazie al personaggio di Vincenza Diotaiuti.

quelle del quarantanove amato fiori ioscrittore

“La guerra è una cosa brutta perché l’hanno inventata l’omini. E a noi donne ci tocca sempre rimediare alle coglionerie che fanno loro”. Siamo a Roma nel 1849 e Vincenza Diotaiuti, nome che le hanno dato le suore dell’orfanotrofio in cui è cresciuta, fa la prostituta in una via del centro, ed è chiamata dagli ‘amici’ Cencia. Dopo una breve incarcerazione, però, torna nella sua Roma e la trova diversa, confusa, turbolenta. Sarà Peppe, il suo protettore, a spiegarle cosa è successo: un tale Mazzini è arrivato a Roma e ha instaurato la repubblica, la città è in subbuglio, addirittura è scappato il Papa. E nel clima euforico, Cencia incontra una donna, affascinante e colta: si chiama Cristina Trivulzio di Belgioioso ed è una principessa. Tra le due nasce un legame particolare, e grazie al lavoro in ospedale che Cristina le offre, Cencia incontra un giovane soldato, che sembra essere legato alla principessa. Con una voce semplice, pura e spigliata, sarà proprio Cencia a raccontare la sua storia, a omaggiare le donne del Risorgimento.

Valerio Maria Fiori è nato nel 1963 a Camerino (MC), ma vive a Roma. È copywriter, sceneggiatore e autore. Marco Amato, coscritto e romano, ha lavorato come sceneggiatore, ha pubblicato Una bomba al Cantagiro (Edizioni Piemme) e insegna in una scuola media.

Fonte: www.illibraio.it

Come trovare un editore? Ecco il metodo completo ed efficace per rendere pubblicabile ogni romanzo

 

“Uno dei sei testi indispensabili per chi vuole diventare scrittore.” Los Angeles Times

Il corso di scrittura più venduto al mondo: due dei migliori editor americani distillano in 12 preziose lezioni gli argomenti chiave per arrivare alla pubblicazione della propria opera inedita.

GLI AUTORI
Renni Browne e Dave King sono due dei più celebri editor indipendenti americani. Negli anni trascorsi come presidente e senior editor dell’agenzia The Editorial Department hanno editato i manoscritti di molti scrittori, tra cui diversi autori di bestseller, prima che fossero sottoposti ad agenti o a case editrici. Più della metà dei titoli di cui si sono occupati sono arrivati alla pubblicazione, e oltre il 50 % di questi erano romanzi d’esordio.

La zia Mimì su Plutone

«Ho avuto un’idea per un romanzo.» Ecco la frase che ho imparato a temere di più, parlando con un autore. Molto più di: «Ho scritto un romanzo di 1398 pagine» e persino di: «Invece di aprile, ti consegnerò il romanzo a maggio. Del prossimo anno». Eppure sembra una bella frase, no? Risuona di ottimismo, di speranza, di futuro…

Ma poi ci sono autori che, in un tempo variabile tra le due e le sei ore, ti raccontano tutto il romanzo, compreso il fatto che la zia Mimì, novantenne, ha lo sguardo fierissimo, parla con accento barese e indossa un vestito con una stampa a campanule rosa. («Ma… e la zia Mimì?» chiedi tu, mezz’ora dopo le campanule. «Chi? Ah, lei… appare in quella scena e basta.») Alla fine, l’editore è confuso e l’autore è sfiatato. E il romanzo? Inghiottito dal magma.

E poi ci sono autori che, con un sospiro profondissimo, dicono: «… eh, ma non te la posso raccontare, questa idea. No, non si può riassumere, finirei per svilirla. Sappi solo che la storia è ambientata in Inghilterra…» E tu provi a estorcere un personaggio, un’epoca, uno snodo di trama, un frammento di dialogo. Nulla. E, spesso, in nulla finisce anche l’idea del romanzo.

E poi ci sono autori che, da un’ora all’altra, accendono e si spengono idee: «Voglio scrivere un romanzo sugli indiani d’America…» «No, aspetta, se raccontassi di un viaggio su Plutone? Ma con ironia, eh…» «Cosa dici se scrivo qualcosa su Michelino Pizzi?» («Chi è?» chiedi tu. «Mah, un tizio interessante del XVII secolo… Però mi sa che l’hanno già fatto…»)

Ma, per fortuna, ho anche imparato che gli autori hanno bisogno di zia Mimì o dell’Inghilterra, degli indiani o dei viaggi su Plutone.

Ne hanno bisogno perché tutti quegli spunti fanno parte di un processo di elaborazione e di scarto, di scelta e di passione, da cui, prima o poi, emerge davvero un’idea per un romanzo.

Un’idea che non affoga in un mare di parole, di misteri o di originalità; punta invece a un bersaglio preciso, come una freccia cui l’autore imprime velocità e direzione, decidendo come e quando agevolarla o ostacolarla.

Un’idea vera, infatti, prende vita in poche frasi che ne tracciano il possibile percorso. Come? Per esempio così:

«Deciso a vendicarsi della balena bianca che gli ha fatto perdere una gamba, il capitano di una baleniera si mette in caccia dell’animale. Una caccia che diventerà per lui un’ossessione e lo condurrà alla morte insieme con il suo equipaggio e con il capodoglio stesso.»

«Per scagionarsi dall’accusa di aver ucciso un uomo, un professore americano deve decifrare una serie di enigmi che ruotano intorno alle opere di Leonardo da Vinci e che lo porteranno a scoprire cos’è davvero il Santo Graal.»

Tutto qui. Perché, tra il dire e il fare, c’è di mezzo la chiarezza. E, senza quella, la freccia non parte.

Un consiglio pratico: ripassate i romanzi, i racconti (ma anche i film o le serie TV) che avete amato e provate a definire il percorso della loro freccia. Poi pensate al vostro romanzo e chiedetevi: qual è la mia freccia?

Andrea Vitali: come si arriva a scrivere un romanzo di successo e i consigli per aspiranti scrittori

Andrea Vitali è in libreria con nuovo libro edito da Garzanti, Nome d’arte Doris Brilli, un romanzo che svela gli esordi di uno dei suoi personaggi più amati il maresciallo Ernesto Maccadò. Il maresciallo infatti, fresco di nomina alla caserma di Bellano, si trova alle prese con un primo caso spinoso.

 

Vitali perché si è così affezionato a Maccadò e ha voluto coinvolgerlo in un nuovo romanzo?

Perché sto invecchiando e quindi nel maresciallo Maccadò mi sono ritrovato io a riscoprire il mio paesaggio, sia narrativo sia quotidiano.
Mi piaceva l’idea di fare questa proiezione, di mettermi nelle vesti del maresciallo Maccadò che scopre, e io riscopro con lui, il paesello in cui abito.

 

Quali consigli darebbe a un aspirante scrittore?

Il primo consiglio è quello di non far mai leggere il manoscritto alla mamma, al papà o allo zio perché ti dicono subito che è bellissimo e ti incastrano, tu credi così di essere già un autore di capolavori e, in realtà, non è vero.

Mi preme dire una cosa, nei miei lontani esordi non avevo assolutamente idea di cosa fosse un editor.

Sapevo però che ci sono al mondo persone che ne sanno sempre più di te, in qualunque campo dell’attività umana.

Il mio primo editore, che fu Raffaele Crovi, mi diede conferma di questo fatto.

I racconti che gli mandai li lesse (e già mi sembrò una cosa meravigliosa) e mi telefonò dicendomi “Vitali… i suoi racconti sono impubblicabili”, fantastico pensai.

Prima mi diede questa mazzata, poi però mi diede subito un consiglio “cominci a leggere testi di letteratura contemporanea, dopodiché riscriva questi racconti e vedrà che miglioreranno.”

E così è stato. Io, allora giovane e abbastanza ingenuo, non leggevo altro che i grandi scrittori russi, francesi, tedeschi. Letture assolutamente indispensabili, però mi ero staccato un po’ dalla contemporaneità. Quindi di quei racconti tenni le trame e ovviamente eliminai incipit tipo “Era una notte buia e tempestosa” o cose del genere legate proprio alle mie letture.

Da ciò discende il fatto che leggere è fondamentale per acquisire una certa capacità nel capire come scrivere una storia, un giallo, un noir, una commedia.

Un’altra cosa importante è che bisogna sapere cosa si vuole raccontare, bisogna sapere in che filone del narrare ci si vuole inserire. Io ho avuto la fortuna di crescere e di vivere in un mondo abbastanza ricco di storie e di storielle. Ho avuto la fortuna di innamorarmi di questo tipo di narrativa di intrattenimento che in Italia ha splendidi rappresentanti nel passato ma anche nel presente e quindi non mi sono mai mancati il materiale umano, il materiale aneddotico su cui lavorare.

Questo mi ha consentito di affrontare la scrittura quotidianamente, e affrontandola quotidianamente, un po’ come se fosse un lavoro, si acquisisce una capacità di autocritica che naturalmente poi cresce a dismisura quando ci si confronta con dei professionisti come gli editor a cui si sottopone la storia.

 

Quanto sono importanti i luoghi, le ambientazioni nei suoi romanzi?

Le storie che ho scritto fino ad ora, credo dimostrino quanto sia importante per me il paesaggio.

Fuori dai confini di Bellano non sono mai andato. Al massimo mi sono spostato a Dervio, sull’altra sponda del lago, ma non è proprio quello che si dice girare il mondo.

Se io ho trovato una serialità, per le mie storie, l’ho trovata in quel mondo che è l’unico mondo che conosco tra l’altro, e che è diventato pian piano il mondo della vita quotidiana. Ed è anche quello che è diventato teatro delle mie storie, un mondo che noi scrittori o aspiranti tali, possiamo modificare a nostro piacimento.

Voglio raccontare un aneddoto, io ho litigato con un mio concittadino perché in una storia ambientata nel 1936 ho inserito una strada che non esisteva realmente e questo continuava a rompermi le scatole dicendomi “Tu hai messo una strada che all’epoca non esisteva”, e io continuavo a dirgli “Ma cosa ti importa è un romanzo, quello che ti serve lo metti quello che non ti serve lo togli”.

 

Qual è il suo metodo quotidiano di scrittura?

Il mio metodo di scrittura è un po’ da ragioniere, se si vuole da geometra, senza nulla togliere alle categorie citate.

Poiché è un’attività, un’attività seria molto artigianale, io la pratico tutti i giorni, generalmente alla mattina abbastanza presto.

Comincio verso le sette, sette e mezza, e vado avanti fino all’ora in cui mi danno qualcosa da mangiare.

Il pomeriggio, visto che godo di questa grande libertà, lo dedico a un’altra attività fondamentale, la lettura.

Poi verso sera magari scrivo ancora qualcosa ma la senescenza comincia a farsi sentire e molto spesso mi viene sonno.

Una giornata tutta dedicata alle parole scritte, alle parole scritte anche dagli altri. Questo l’ho capito fin da giovane, per fortuna: la mia vita acquisiva e acquisisce senso per tante cose ma anche per la presenza dei libri.

L’ho sempre detto che se io dovessi essere obbligato a scegliere tra scrivere e leggere, con la morte nel cuore, sceglierei la lettura perché senza la lettura la mia vita sarebbe veramente zoppa.

 

“Non so quale sia il segreto. Sta di fatto che Andrea Vitali è un raro caso di narratore che mette d’accordo pubblico e critica.” Antonio Gnoli, Robinson – la Repubblica

 

TUTTO SU ANDREA VITALI
Andrea Vitali è nato a Bellano, sul lago di Como, nel 1956. Medico di professione, ha coltivato da sempre la passione per la scrittura esordendo con il romanzo Il procuratore, premio Montblanc per il romanzo giovane 1990. Nel 1996 ha vinto il premio letterario Piero Chiara con L’ombra di Marinetti. Approdato alla Garzanti nel 2003 con Una finestra vistalago, ha continuato a riscuotere il consenso di pubblico e critica con i suoi romanzi sempre presenti nelle classifiche dei libri più venduti, ottenendo i maggiori premi letterari italiani. Nel 2008 gli è stato conferito il premio letterario Boccaccio per l’opera omnia e nel 2015 il premio De Sica. Il suo sito è: www.andreavitali.info

I consigli di scrittura di Silvia Truzzi, una delle migliori penne del giornalismo italiano al suo esordio in narrativa

 

Silvia Truzzi, giornalista, è nata a Mantova e vive a Milano. Laureata in Giurisprudenza, lavora al Fatto quotidiano dalla sua fondazione nel 2009. Ha vinto il Premio giornalistico internazionale Santa Maria Ligure per la cultura nel 2011 e il Premio satira politica Forte dei Marmi, sezione giornalismo, nel 2013. Presso Longanesi nel 2015 è uscito il saggio Un paese ci vuole. Nel 2016 ha pubblicato Perché no (insieme a Marco Travaglio). Fai piano quando torni racconta la storia di due donne i cui mondi sono lontanissimi ma che il destino avvicina in una stanza d’ospedale facendo nascere tra loro un’improbabile amicizia che cambierà in meglio la vita di entrambe.

Dicono del suo libro Fai piano quando torni:

“Silvia Truzzi affonda le sue parole nello spazio cieco di ogni donna, di ogni uomo. È nata una scrittrice.” Roberto Saviano

“L’amicizia femmnile – un’amicizia estrem, atipica e perciò commovente – fa da sfondo al romanzo d’esordio di Silvia Truzzi, la giornalista che da ragazza voleva fare la giurista e invece si è rivelata una scrittrice.” Massimo Gramellini

“Una prova d’arte mozzafiato, tutta di dolcezza e stupore.” Pietrangelo Buttafuoco