Ritanna Armeni: la scrittura è un’occasione

Ritanna Armeni, affermata giornalista e scrittrice, dopo due biografie romanzate, Di questo amore non si deve sapere, dedicata alla relazione sentimentale tra Lenin e Inessa Armand, e Una donna può tutto, sul primo reggimento femminile sovietico, è tornata in libreria per Ponte alle Grazie con il romanzo Mara. Una donna del Novecento

Mara è una ragazza fascista, nata dall’immaginazione e dalla penna di Ritanna Armeni per raccontare la condizione femminile nel periodo più buio del secolo scorso. Quello di Ritanna Armeni è un racconto sorprendente, nato dall’esigenza di scoprire la vita segreta delle donne e delle ragazze del ventennio, una vita che non rispondeva necessariamente all’immagine proposta dalla propaganda di regime.

Con Mara è passata dalla scrittura saggistica al romanzo.

“Per la maggior parte della mia vita ho fatto la giornalista e ho scritto saggi, poi mi è venuta l’esigenza di raccontare, e da qui sono nati Di questo amore non si deve sapere e Una donna può tutto, che sono delle biografie romanzate. Con Mara, invece, ho deciso di scrivere un romanzo: mi sembra che, in fondo, sia una forma più democratica rispetto a un saggio”. 

In che senso?

“Un saggio è la proposizione, o l’imposizione, delle proprie idee. Chi legge, senza alcuna mediazione, sa quello che pensa lo scrivente, ma non c’è nessun processo di seduzione. Per contro una biografia romanzata obbliga ad avere degli elementi di realtà, ma lascia anche la libertà di usare la propria immaginazione. Quando si scrive una biografia romanzata, però, bisogna trovare una persona con la quale identificarsi. Le biografie sono un abbraccio, devi sentire sempre vicino il tuo personaggio, impongono un’identificazione che io, nel caso di Mara, con una donna fascista, non riuscivo ad avere. Invece mi era più semplice costruire un personaggio partendo dalla mia immaginazione: pensare a una ragazza ‘normale’ durante il fascismo, a come fosse fatta, quali fossero i suoi sogni, il suo percorso. E così è nata Mara”.

Mara racconta personaggi distanti dalla sua esperienza personale. Come si fa a raccontare vite così diverse dalla propria?

“È vero che sono una donna di sinistra e parlo di una ragazza fascista, però in realtà tra me e Mara ci sono molti elementi di identificazione, al di là del credo politico. Faccio parte di una generazione di donne che ha dovuto lottare per l’emancipazione, durante il fascismo era un po’ più duro ma anche quando sono stata giovane io continuava a esserlo. In diverse cose Mara è Ritanna, o Ritanna è Mara. Nel rapporto con la cultura per esempio, nella voglia di andare avanti. E poi è vero che Mara aderisce al fascismo, però mantiene un atteggiamento intelligentemente critico, e anche in questo aspetto c’è una similitudine con il mio percorso di vita: anche io ho creduto in certe cose, poi ci ho creduto meno, poi le ho riviste, eccetera. Insomma, scrivendo si possono mantenere le proprie opinioni ma si può essere comunque onesti. Mara la pensa in modo diverso da me, ma io posso raccontarla con rispetto”.

Che rapporto intercorre tra il suo lavoro di giornalista e la scrittura più narrativa?

“Il giornalismo è stato il mio lavoro e la mia passione per decenni. Però si basa su fatti reali che vanno raccontati con precisione e con il più grande numero possibile di informazioni. La scrittura letteraria, invece, si muove per evocazioni, per sfumature, più che per fatti. La fantasia non è un modo per edulcorare la realtà, ma soltanto un modo diverso di raccontarla. E questo non è stato un passaggio facilissimo per me, perché l’impronta giornalistica spesso aveva il sopravvento. Lottavo con l’idea di onestà intellettuale propria del giornalismo, quindi accumulavo dati, volevo mettere tutto ciò che avevo trovato con la massima precisione, mentre quello che serviva era l’evocazione, era far scattare la fantasia del lettore, non informarlo”.

In un racconto a sfondo storico, quanto sono importanti le descrizioni?

“Sono importantissime, perché permettono al lettore di immergersi di più nel romanzo, di accedere allo spirito e alla realtà dell’epoca. Nel caso di Mara sono stata aiutata dal fatto che, trattandosi di una vicenda che si svolgeva nel Novecento, avevo molte immagini a disposizione: dell’Istituto Luce, di tanti film, di documentari… Mi hanno fatto entrare molto profondamente nell’epoca, e le descrizioni degli ambienti, oppure dei vestiti, sono state abbastanza spontanee”.

Come funziona, per lei, il processo di scrittura?

“Ho un metodo abbastanza consolidato ormai, anche se non si tratta di step rigidi. Inizialmente leggo e basta, poi comincio a stendere degli appunti, sia storici sia spesso scaturiti da mie riflessioni. A questo punto cerco di mettere ordine in questi appunti, abbozzando uno schema e cominciando a dividerli in capitoli, a organizzarli: una sorta di pre-prima stesura. Sono stralci di storia in cui metto tutto quello che credo debba andare in quel dato capitolo, ma ovviamente non sono definitivi, perché un capitolo può allungarsi e andare a occuparne due, oppure due possono diventarne mezzo. Poi c’è una prima stesura, che non faccio leggere a nessuno. E dopo questa prima stesura ce ne sono altre, che sono delle riscritture, e a questo punto il libro è pronto per essere letto da qualcun altro. Ecco, da questo momento in poi comincia un periodo di continua revisione che non so mai quanto dura, può durare moltissimo o può durare di meno, dipende dai libri. I libri riservano sempre delle sorprese, anche sulle proprie capacità. Spesso si scopre di riuscire in cose che non si immaginava di saper fare, e di rimanere invece incastrati in altre che si supponeva fossero facili”.

Come nasce l’idea per un nuovo libro? Cosa le fa “scoccare la scintilla”?

“Le scintille scoccano per i motivi più piccoli. Per la mia prima biografia romanzata, la storia di Inessa e Lenin, la scintilla è scoccata quando, in un libro francese – che stavo leggendo per documentarmi perché volevo scrivere sugli amori a sinistra -, ho trovato un nome che non conoscevo, quello di Inessa Armand, e mi sono innamorata di questa figura. L’interesse per le streghe della notte, invece, è nato quando ho intervistato un veterano russo della Seconda guerra mondiale, che mi ha parlato di loro. Allora ho cominciato a fare delle ricerche e ho avuto la fortuna di conoscere e intervistare l’ultima ‘strega’. La scintilla che ha dato vita a Mara è stato un insieme di casi. Un dialogo con una signora che mi ha rivelato che, durante il fascismo, poteva essere più libera, perché, anche se eri una donna, ti controllavano di meno se dicevi di andare a un’adunata. Alcuni accenni di natura simile fatti da mia madre, che in quegli anni per gli stessi motivi poteva uscire al sabato con le amiche. E poi una serie di documenti, tra cui un documentario in cui venivano mostrate delle donne che facevano ginnastica. Tutto questo mi ha fatto sorgere una domanda: ‘ma non sarà che l’immagine che io ho delle donne sotto il fascismo non è quella vera?’”.

Cosa le ha dato il rapporto con la sua casa editrice?

“Dico la verità: non lascerei la mia casa editrice per nessun motivo. Quando con una casa editrice si crea un rapporto positivo, – perché si può anche creare un rapporto negativo -, si entra in una rete di relazioni che costituisce una sicurezza per lo scrittore. E quella sicurezza è importante per poter creare, scrivere, immaginare…”.

Se dovesse dare un solo consiglio a un aspirante scrittore, quale sarebbe?

“Io sono stata fortunata, perché quando ho cominciato a scrivere ero già una giornalista nota, conoscevo gli ambienti. Quindi capisco che, per un aspirante scrittore, un ragazzo sconosciuto, sia più difficile. L’errore che vedo spesso fare a questi giovani è il pensare di dover scalare una montagna, di dover usare determinate modalità per riuscire ad affermarsi, o dover frequentare determinate persone. Credo che chi ama scrivere debba coltivare il suo ambiente, le sue aspirazioni, i canali che possiede. Che sia un ragazzo che scrive sulla rivista dell’università, o magari su Facebook, può dimostrare il suo amore per la scrittura in tanti modi, finché non nasce l’occasione. Capisco che sia molto difficile da accettare, ma l’occasione nasce, non si impone”.

Ritiene che ci siano dei libri che un aspirante scrittore dovrebbe aver letto?

“No, non credo. Può essere interessante (ma non è un consiglio, è solo una cosa che può essere curiosa) leggere libri di scrittori che raccontano che cos’è la scrittura per loro, ce ne sono tantissimi. Poi ciascuno, mentre scrive, troverà alcuni libri che lo ispirano più degli altri. Potrei dire: ‘leggete Proust’, ma perché? Perché non Thomas Mann, o Tolstoj? Insomma, mi sembra un esercizio un po’ presuntuoso, anche perché siamo tutti diversi, passiamo fasi della vita diverse. Per esempio, mentre stavo scrivendo Mara ho riletto Guerra e pace e La storia di Elsa Morante. Guerra e pace è un libro che amo moltissimo, però in quel momento ho sentito la Morante molto più vicina. Ogni tanto mi sembra che si voglia in qualche modo ‘sottomettere’ la lettura ad altro, ma ci sono delle scintille che scattano senza che ci siano delle spiegazioni. Come per l’amore”.

Come scrivere un romanzo? Tu chiedi, IoScrittore risponde

Una domanda comune e per niente banale: come si fa a scrivere un romanzo?
Se sei cresciuto a pane e libri, se il tuo cassetto è pieno di diari in cui hai raccolto tutti i tuoi pensieri, se ogni evento è per te uno spunto per scrivere una nuova storia, insomma, se sei a tutti gli effetti un aspirante scrittore, te lo sarai chiesto più di una volta. Non è vero?

In fondo scrivere un romanzo non è semplice: bisogna pensare alla costruzione della trama, alla definizione dei personaggi, alla scelta del genere e alla cura dello stile. Bisogna confrontarsi con i grandi capolavori letterari del passato, che ti osservano severi dalla libreria, pronti a giudicare ogni tuo errore. 

Tutto questo, però, non deve scoraggiarti. Se il tuo sogno è davvero scrivere, e magari anche pubblicare, un romanzo, allora non devi desistere. Perché è vero: la scrittura creativa è un’arte, ma è anche una tecnica, e in quanto tale può essere affinata con tanta pratica e qualche esercizio.

Quindi armati di costanza, tenacia, pazienza, umiltà e tanta passione (oltre che, naturalmente, di carta e penna, oppure di un pc). Tieni sempre a mente, però, che in ogni caso una risposta unica, precisa e incontrovertibile alla domanda “come scrivere un romanzo” non potrai trovarla. Non esiste infatti una formula magica, un trucco infallibile, o una ricetta da seguire passo passo, per creare un’opera letteraria di successo. Ma c’è una cosa che di sicuro può aiutarti nell’impresa: ascoltare i consigli di scrittura di chi, prima di te, è riuscito a diventare un brillante romanziere

La letteratura è piena di libri di consigli rivolti agli aspiranti scrittori (hai mai letto Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke o Sulla scrittura di Charles Bukowski?), senza contare tutta la manualistica a tema. Noi di ioScrittore,  l’unico torneo letterario gratuito promosso da grandi case editrici per pubblicare nuove voci della narrativa, abbiamo fatto della scrittura e della lettura il nostro mestiere. È per questo che abbiamo voluto raccogliere le dritte più utili di grandi scrittori e di grandi scrittrici. 

Puoi interpretarli come una vera e propria guida di scrittura (pratica e spirituale), così quando inizierai a lavorare al tuo manoscritto, saprai perfettamente come orientarti.

Come scrivere un romanzo secondo Stephen King

Scrittore di successo mondiale, Stephen King è il primo maestro a cui ti suggeriamo di rivolgerti se vuoi scrivere un libro sensazionale e coinvolgente (del resto, stiamo parlando dell’autore di bestseller come It e Shining).

“Se vuoi fare lo scrittore, devi fare due cose sopra le altre: leggere molto e scrivere molto. Non conosco stratagemmi per aggirare questa realtà, non conosco scorciatoie”.

Ecco la prima dritta da non dimenticare mai: prima di scrivere, bisogna leggere. Forse tu che sei un appassionato lettore, oltre che un aspirante scrittore, lo sapevi già, ma una rinfrescata non guasta mai.

E poi, nel suo celebre libro On Writing, Stephen King ci tiene a ricordati che: 

  • “La via per l’inferno è lastricata di avverbi”
  • “Scrivere bene i dialoghi è un’arte e non solo un mestiere”
  • “Se non riesci a sacrificare il 10% conservando gli elementi fondamentali della narrazione, vuol dire che non ci hai provato fino in fondo”.

Tutto chiaro? Bene, andiamo avanti.

Come scrivere un romanzo secondo Umberto Eco

Filosofo, semiologo, giornalista e scrittore, Umberto Eco è una delle personalità culturali più importanti d’Italia, nonché autore del memorabile romanzo Il nome della rosa. Anche lui, nel corso della sua vita, ha dispensato un prezioso prontuario rivolto a chi desidera cimentarsi con la scrittura, lo sapevi?

Qui ti riportiamo alcune delle sue osservazioni più ironiche, precise e, come sempre, puntuali, che ti aiuteranno non poco quando inizierai a scrivere la tua storia:

  • “Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata”.

Niente banalità, né espressioni retoriche. Come si fa a essere originali? Semplice:  rifletti, ragiona, poniti delle domande e prova a esprimere il tuo personale punto di vista. Anche se “tutto è già stato scritto”, ricordati che nessuno l’ha fatto come potresti farlo tu. 

  • “Non generalizzare mai”.

Cerca di scendere in profondità, di capire, di scandagliare tutte le emozioni. È questo, in fondo, che vuol dire scrivere, no?

  • “Metti, le virgole, al posto giusto”.

Ah, la punteggiatura. Tutto è fondamentale in un romanzo, perfino gli spazi bianchi. 

Come scrivere un romanzo secondo Virginia Woolf

Virginia Woolf è stata una scrittrice prolifica, un’intellettuale raffinata e una  coraggiosa femminista antelitteram. Molte sue opere, come Gita al faro e Orlando, sono diventati dei veri e propri capi saldi della letteratura. Chi meglio di lei potrebbe dare a un’aspirante scrittore qualche consiglio da seguire per perfezionare le proprie capacità di scrittura? 

  • L’importanza del personaggio

Secondo Virginia Woolf, costruire un personaggio credibile e sfaccettato, è una delle prime caratteristiche di un buon romanzo. Non possiamo biasimarla: spesso un buon protagonista fa un buon libro. 

  • Trova un terreno comune col tuo lettore

Nel senso che ogni scrittore dovrebbe cercare di intercettare i bisogni e le esigenze del proprio pubblico. Solo così sarà in grado di costruire un dialogo diretto e sincero con i lettori.

  • Un romanzo non è una successione di frammenti

Traccia (nella tua mente o, meglio, sulla carta) uno schema. Tieni sempre  chiaro cosa vuoi raccontare e impegnati nel costruire una storia che abbia un inizio e una fine (e poi, anche Edgar Allan Poe diceva: “Niente è più chiaro del fatto che ogni trama, degna di questo nome, debba essere elaborata fino al suo epilogo prima di mettere mano alla penna”). 

  • Abbi pazienza 

Perché non ti corre dietro nessuno e questa non è una maratona: per scrivere un bel romanzo, ci vuole tempo. Non avere fretta.

Come scrivere un romanzo secondo Ernest Hemingway

Non dirci che non ha mai letto un romanzo, o un racconto, di Hemingway? La prosa dell’autore americano, celebre per Il vecchio e il mare, è asciutta, essenziale e molto evocativa. Non a caso viene preso come modello d’esempio da molte scuole di scrittura, che lo considerano uno dei pionieri del celebre motto: “show don’t tell” – che tradotto e parafrasato vuol dire: non descrivere un’emozione, falla accadere.

Vuoi sapere quali sono i suoi consigli? Uno di quelli che secondo noi potrebbe tornarti particolarmente utile riguarda il fatidico blocco dello scrittore (o blocco della pagina bianca, che dir si voglia):

  • “La cosa migliore è sempre fermarsi quando stai andando bene e quando ancora sai che cosa succederà dopo. Se lo fai tutti i giorni quando stai scrivendo un romanzo non ti sarai mai arenato. Questa è la cosa più preziosa che posso dirti, per cui cerca di ricordartela”.

D’accordo, non la dimenticheremo. Come sarebbe importantissimo non dimenticare di rileggere sempre quello che si scrive. E a questo proposito: 

  • “La cosa migliore era rileggere ogni giorno dall’inizio, correggere scorrendo il testo, e poi proseguire da dove mi ero fermato il giorno prima. Quando il testo diventa così lungo che non puoi rileggerlo tutto ogni giorno, torna indietro di due o tre capitoli al giorno; poi ogni settimana rileggi tutto dall’inizio. Questo per far in modo che il testo sia coeso”.

Come scrivere un romanzo secondo Ray Bradbury

Considerato tra le firme più brillanti del genere fantascientifico, Ray Bradbury è l’autore di Fahrenheit 451, ma le sue parole rappresentano un’occasione di riflessione per chiunque voglia mettersi alla prova nella scrittura di un romanzo. 

Ecco quelle che ci hanno colpito di più:

  • “La parola d’ordine è Amore”.
  • “Pretendo da te e da tutti quelli che conosco, che approfondiate la lettura in ogni maledetto campo: in ogni religione e forma d’arte. Non venite a dirmi che non c’è tempo! C’è un sacco di tempo. Tutti questi riferimenti incrociati vi servono. Non potete sapere quando la vostra mente avrà bisogno di tale carburante, di tale linfa vitale”.
  • “Appostati nelle biblioteche, scala le pile di libri come fossero gradini: annusa i volumi come fossero profumi e indossali sulla tua testa pazza come fossero cappelli”.
  • “Dovete essere ubriachi di scrittura, di modo che la realtà non possa distruggervi.”
  • “Fallisci davvero solo se smetti di scrivere”.

Quest’ultima frase ci piace particolarmente, perché secondo noi racchiude tutto il senso della vocazione alla scrittura. Chi sente il desiderio di scrivere, infatti, non si ferma davanti agli errori, ai rifiuti o alle critiche. Ma continua, imperterrito, a perseguire il proprio obiettivo, cercando sempre una strada per migliorarsi e, soprattutto, cercando occasioni per mettersi alla prova. Una delle più belle sfide per un aspirante scrittore, secondo noi, è iscriversi al nostro Torneo. Perché? Prima di tutto perché ti darà l’opportunità di confrontarti con tantissime persone che, proprio come te, condividono la passione per la scrittura. E poi perché potrai farti notare da grandi case editrici che non aspettano altro che leggere il tuo romanzo (te l’abbiamo già detto, il nostro mestiere è proprio scoprire il tuo talento).

Se non ti sei ancora iscritto, ti lasciamo il link qui.
Qui invece trovi il Regolamento.

Allora, cosa aspetti? Inizia a metterti all’opera, ascoltando le parole dei tuoi autori preferiti. Ovviamente, questi che abbiamo raccolto qui, sono solo semplici consigli personali, che potrai decidere di seguire alla lettera, oppure di rimodulare secondo la tua personalità e le tue abitudini. Dopotutto, si sa, ogni scrittore ha il suo metodo: devi solo trovare il tuo. E una volta che l’avrai trovato, chissà, magari, sarai proprio tu a dare consigli su come scrivere un romanzo.

Tre personaggi tormentati in cerca di una colpa da espiare e di un amore da proteggere

Massimo Villivà è autore de “La colpa del figlio”, romanzo edito da IoScrittore.

Il libro in una frase
Una madre a pezzi, un figlio fuorilegge e un uomo disilluso incrociano i loro destini, in cerca di una colpa da espiare e di un amore da trovare.

Amici di scaffale
Un dramma borghese di Guido Morselli, Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche, Le particelle elementari di Michel Houellebecq.

Segni particolari
Per vincere sul destino bisogna arrendersi all’amore?

Tag
#rave #prometeo #fedenellafede

Dove e quando
Ai giorni nostri, Italia, in pieno declino dell’occidente.

Come e perché ho deciso di partecipare a IoScrittore
Mi attirava l’idea di potermi misurare con i giudizi di persone che amassero la letteratura come l’amo io, e potermi migliorare per così dire “sul campo”. Ioscrittore da questo punto di vista è un mezzo direi insostituibile nel panorama italiano. È anche un modo per tentare di ottenere visibilità per la propria opera, un modo onesto e quanto mai diretto.

“La colpa del figlio”, l’ebook di Massimo Villivà, finalista del torneo letterario IoScrittore

Massimo Villivà è tra i vincitori del torneo letterario gratuito IoScrittore (promosso dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol, quest’anno alla sua decima edizione) con La colpa del figlio. Villivà, milanese, è stato musicista e editor di riviste. Gestisce il blog Cronache Babilonesi, e in passato ha pubblicato l’antologia di racconti La divisione dei ruoli (Giovane Holden edizioni).

Il suo romanzo, in uscita in ebook il 2 aprile, racconta la storia di Tommaso Berti, uomo in crisi che ha alle spalle un divorzio e  che trascina le sue giornate tra il lavoro di insegnante di liceo, in mezzo a ragazzi che non capisce più e che non lo capiscono, e la solitudine di serate passate in chat, alla poco convinta ricerca di un contatto umano.

Quando ormai è quasi rassegnato allo squallore della propria esistenza, Tommaso incontra in chat Viviana, detta Vivi, un soprannome che suona come un monito a riprendere in mano la propria esistenza. L’amicizia e poi l’amore con Vivi sembrano riportare una luce di speranza nella sua vita.

Viviana però ha un figlio, Davide: il suo centro, la sua gioia, la sua dannazione. Davide, infatti, ha appena concluso un periodo di arresti domiciliari per spaccio, e non sembra intenzionato a cambiare. Tommaso vorrebbe riuscire a essere per Davide il padre che non ha mai avuto, per Viviana il compagno che lei merita… ma le cose non sono così semplici, e l’entrata in quella piccola famiglia disfunzionale lo spinge a un viaggio nella parte più oscura dell’animo umano, fino alla terra inesplorata dove a volte i desideri si realizzano, se si è disposti a pagarne il prezzo.

La colpa del figlio è una storia di ossessioni, paure e violenza, che avvolge il lettore come una spirale fino allo sconvolgente finale.

 

Fonte: www.illibraio.it