Abitavamo in un bosco di querce di Marilena Guglielmi

Credo che non ci sia miglior commento della seguente esclamazione: questo romanzo mi ha davvero emozionato!

Leggendolo, confesso di aver provato un’emozione simile a quella che, da bambino, ho vissuto vedendo “Anna dei Miracoli”, il film del 1962 diretto da Arthur Penn e ispirato alla storia vera della sordo-cieca Helen Keller, con le splendide interpretazioni (da Oscar) delle attrici Anne Bancroft e Patty Duke.

La storia “cantata” da Marilena Guglielmi è coinvolgente e commovente (in senso etimologico, oltre che emotivo): e non soltanto perché alcuni capitoli non sono prosa, ma autentiche poesie. Sono soprattutto i temi – quello della lotta umana, quella dell’accettazione della diversità, in definitiva quello dell’amore – a catturare il lettore, rendendolo partecipe. Prima nel desiderio di individuare quale sia la patologia, ammesso che di patologia si tratti, che affligge il piccolo Giovanni; poi nello schierarsi in questa lotta a fianco di un’intera famiglia: la mamma Maria, il padre Luca, il fratellino Marco.

La narrazione è condotta da quattro prospettive; ogni capitolo termina con il nome del soggetto al quale viene attribuito il racconto, seguito da mese e anno: quasi si trattasse di versetti evangelici, considerato che tre dei quattro familiari hanno il nome di evangelisti.

Le prospettive dei due bambini sono impareggiabili:

“Marco … ha catalogato cinque tipi ben definiti di discussioni: uno, per i soldi. Due, per il disordine in casa. Tre, per i bambini. Quattro, per il passato. Cinque, per il futuro.”

Giovanni “quando la realtà che lo circonda gli sembra insopportabile, ha imparato ad aggrapparsi a un’idea, come fosse un aquilone che vola in alto; a un’immagine che riesce a trasportarlo lontano da tutti, in un posto tranquillo.”

La storia si snoda da due maternità inaspettate. Affrontando innanzitutto il mistero e la scommessa della vita: “Come si fa a volerlo sul serio, un bambino? Senza sapere chi è, come sarà. Come pescare una carta dal mazzo. E’ solo il gioco irresistibile e perverso di madre natura.”

Giovanni, il secondogenito, manifesta fin da subito la sua natura particolare: “Non vuole separarsi da lei, sembra atterrito dalla solitudine …” “… Giovanni ha paura di vestirsi con colori vistosi, perché teme di farsi notare.”

Il piccolo è molto legato al fratellino Marco: “Tu non chiedi mai niente. Non cerchi di rubarmi i giochi …” Tra i due fratelli c’è un rapporto forte, a volte complementare: “Marco parla agli alberi e agli animali, alle pietre e alle nuvole. Giovanni ascolta, visibilmente attento, ma non pronuncia parole, né fonemi”. “Marco e Giovanni comunicano tra loro per mezzo di un linguaggio invisibile agli occhi degli osservatori.”

Giovanni, incapace di esprimersi verbalmente, dimostra un’intelligenza straordinaria. E sembra dotato di un potere soprannaturale: far resuscitare gli esseri viventi, come il pesciolino rosso, come la tartaruga, che sembravano morti.

Poi comincia il vortice dei consulti medici, mentre il rapporto coniugale tra Maria e Luca naufraga. Le ipotesi su Giovanni sono inquietanti: è forse sordo? Oppure autistico? O ha la sindrome di Asperger, quella che ha afflitto anche geni delle arti e della scienza (“Nessuno può essere geniale senza un pizzico d’autismo.”)? Tante sono le ipotesi che vengono formulate: “Autismo. Borderline … Disarmonia evolutiva. Disturbo pervasivo dello sviluppo. Psicotico … Nevrotico, disadattato. Superdotato.”

Intanto Marco si dà carico delle sofferenze familiari e sembra sviluppare un istinto autodistruttivo, che sorprendentemente aiuterà il fratello a sbloccarsi.

Splendida la pagina nella quale Maria s’illude e sogna che, un domani, Giovanni sarà un ragazzo un po’ misantropo,  anticonvenzionale, con un accentuato interesse per la botanica e complessivamente in grado di condurre una vita accettabile.

Marilena Guglielmi, in questo libro, ci regala un’altra “solitudine di un numero primo”. E ci ammonisce a non demordere. E a credere anche nei sogni.

Su i-libri puoi leggere l’intervista all’autrice, Marilena Guglielmi: http://www.i-libri.com/abitavamo-in-un-bosco-di-querce-di-marilena-guglielmi.html

Sono un IoScrittore

Mi sono sempre chiesto perché da bambino mi ostinavo a rubare i fogli dal cassetto nell’ufficio di mio padre e a sistemarli in triplice copia con relativa carta carbone nella sua macchina da scrivere “Olivetti Lettera 22”, azzurrina cielo spento. La mia vena letteraria si esauriva a circa mezza pagina, dopo aver incastrato le asticelle metalliche delle lettere in un groviglio sgrammaticato. Lui, divertito, osservava il mio incipit ed esprimeva il solito giudizio: “Leggi, che leggere serve sempre, la scrittura è mestiere”. E io leggevo… mamma mia quanto ho letto. Romanzi di ogni genere, ma più leggevo e più capivo che scriverli doveva costare una fatica bestiale, che la vita da scrittore non era poi così romantica come la immaginavo: quelli importanti erano quasi tutti morti poveri o pazzi, altri si erano uccisi e altri ancora si erano persi nel diluvio delle lettere, uomini dimenticati.
Ormai sono passati più di trent’anni da quei miei primi poetici tentativi, scrittore non lo sono di sicuro e oggi, però, una vera risposta l’ho trovata: pubblico per IoScrittore. Sono un IoScrittore.
Edizione 2010. Non ho partecipato, sono arrivato in ritardo di due giorni. Mannaggia.
Edizione 2011. Mi sono preparato per tempo. Non posso dimenticare quel momento, elettrizzante, quando sono entrato nei duecento. Leggere i giudizi era stato un tuffo al cuore. Viste le critiche non capivo come avessi fatto a superare la prima selezione. I giudizi, tranne alcuni privi di senso (dubito che avessero letto l’incipit), erano precisi. L’attesa per i giudizi finali, l’attesa di Mantova è stata da brivido. Parto o non parto? Lascio la mia isola e vado nel tempio di Ioscrittore? No, troppa paura, e se poi non sono fra i trenta finalisti? Troppo lungo il viaggio di ritorno per sopportare la delusione. Così mi sono accampato in casa. Twitter in diretta dal Festivaletteratura. Escono i primi nomi dei vincitori. Io non ci sono. Pazienza. Il tempo passa. Esce il ventesimo, io non ci sono. Robi, hai fatto bene a non partire. Mancano ancora pochi titoli letti in ordine alfabetico. CI SONOOO!!! La mia gioia è stata talmente forte che ho provato un mancamento, mi si è annebbiata la vista e quasi svenivo, palpitazione a mille e sudorazione ghiaccio. Ho urlato e corso per casa come fossi un bambino. Sono tornato indietro di trent’anni. L’ultima spiaggia delle anime è un romanzo complesso dal punto di vista della trama. Intrecciare tre periodi storici così distanti tra loro – 1938, 1978, e 2009 – è stata una bella impresa e un bel divertimento, ma nel valutare solo l’incipit avevo paura che i lettori lo trovassero disorganico. Non è andata così.
Edizione 2012. Presente. Sì, ripartecipo. Qualcuno si è chiesto perché. La risposta è una sola. IoScrittore è un Club di amici scrittori-lettori, un club esclusivo ma non per pochi. È aperto a tutti coloro che amano scrivere, che vogliono confrontarsi, che vogliono dei giudizi “veri”. Io scrivo per essere letto e IoScrittore mi dà la possibilità di conoscere emozioni sul mio scritto che ben difficilmente potrei conoscere in altro modo. Ogni volta è una lotta e io amo mettermi in gioco. E adesso aspetto per sapere se sarò tra i prossimi 200, per il resto non so, ma poco importa. Io sono un IoScrittore.
Roberto Alba è autore di “L’ultima spiaggia delle anime“, disponibile in eBook nel negozio del Libraio