Il lavoro dello scrittore

Quante ore al giorno dedichi alla scrittura? E quante pagine scrivi?

Luis Sepúlveda ha la sua riposta, molto chiara e precisa:

 

 

Certo, Sepúlveda è un maestro, e seguire il suo consiglio non è una cattiva idea.
Tuttavia non esiste una regola fissa, come dimostra questa rapida carrellata delle abitudini di lavoro di alcuni grandi scrittori

 

1. I dionisiaci

C’è chi scrive di getto, lasciandosi travolgere dal flusso dell’ispirazione, come Isaac Asimov: “Vado in una stanza e batto a macchina tutto il giorno”.
Anche Stephen King rientra nel gruppo: “Agli intervistatori dicevo che scrivevo tutti i giorni eccetto Natale, il Quattro Luglio, e il giorno del mio compleanno. La verità è che quando scrivo, scrivo tutti i giorni, fanatico o no. Anche il giorno di Natale, il Quattro Luglio, e il giorno del mio compleanno”.

 

2. Gli impiegati

Alcuni professionisti seguono quasi un orario d’ufficio, seduti alla scrivania diverse ore al giorno, come John Le Carré: “Di solito comincio a lavorare intorno alle sette e poi lavoro fino all’ora di pranzo. Durante il pomeriggio faccio una passeggiata. Scrivo a mano, poi c’è qualcuno che batte il testo al computer e io lo correggo alla sera e a volte vado avanti per giorni interi fino alla fine”.
Gabriel Garcia Márquez a settant’anni lavorava tutti i giorni delle 9 alle 15 per scrivere la propria autobiografia.
Michael Crichton raccontava di aver iniziato a scrivere quando ancora studiava medicina e dunque poteva farlo soltanto durante le vacanze o nei ritagli di tempo. L’abitudine gli è rimasta a lungo: “Mi alzo molto presto la mattina e comincio a lavorare: prima alle sei, poi alle cinque, poi alle quattro e smetto di scrivere al pomeriggio, quando sono troppo stanco per continuare e allora sbrigo la posta, faccio un po’ di telefonate, ceno e vado a dormire molto presto. E questo per circa cento giorni, fino al completamento della stesura”.
Michael Cunningham racconta: “Scrivo minimo quattro ore al giorno e massimo sei; la quantità di pagine prodotte varia a seconda dei periodi. Capita che ci siano giorni molto improduttivi in termini di pagine scritte e non è mai bello, ma non voglio forzarmi a scrivere cose che non voglio. Dopo sei ore stacco anche se ho prodotto pochissimo. (…) Scrivo sempre e solo la mattina, devo passare dal sonno e dai sogni alla scrittura, immediatamente, mantenere il mio mondo mentale e le mie credenze più profonde e trasferirli in un mondo inventato”. (Discorsi sul metodo – 1)

 

3. Gli intermittenti

Altri autori alternano periodi di intenso lavoro a meritate vacanze. Un po’ più lunghe delle nostre, magari… Wilbur Smith segue un ciclo di 18 mesi: “Il processo creativo in se stesso è già un’attività estremamente piacevole: per me è divenuta come una droga della quale non posso farne a meno. Generalmente lavoro per un anno, poi mi concedo sei mesi di relax e di viaggi. Trascorsa questa pausa, comincio ad attendere con ansia l’ispirazione”.
Patrick McGrath non è così preciso, ma segue la stessa routine: “Alterno periodi in cui scrivo a periodi in cui non scrivo. Quando lavoro a un romanzo in genere faccio 8-10 ore al giorno. In quelle ore cerco di fare almeno due pagine, diciamo tremila battute, il più perfette possibile, e in ogni caso mai più di tre pagine. Quando ho fatto le mie due pagine mi fermo a metà di una frase, come consigliava di fare Hemingway”.
Già, cosa consigliava Hemingway a un giovante aspirante scrittore? “La cosa migliore è fermarsi quando stai andando bene e quando già sai che cosa succederà dopo. Se lo fai tutti i giorni mentre stai scrivendo un romanzo, non ti arenerai mai.”

 

4. I cesellatori

Ci sono autori per i quali il tempo non ha (quasi) importanza. L’obiettivo è la perfezione della pagina. Possono meditare per ore sulla parola esatta. O addirittura sulla virgola giusta, come Oscar Wilde: “Sono stato tutta la mattina per aggiungere una virgola, e nel pomeriggio l’ho tolta”.
A volte questi amanti della precisione diventano oggetto di ironia. Così Stephen King racconta (o immagina) un dialogo tra Joyce e un amico curioso.
«James, che cosa c’è che non va? È il lavoro?»
James asserì, senza nemmeno alzare la testa.
«Quante parole hai scritto oggi?»
«Sette»
«Sette? Ma James… è ottimo, almeno per te!»
«Suppongo di sì, ma non so in che ordine vanno.»

 

5. I fuoriclasse

Infine ci sono i geni, i Maradona della scrittura, quelli che s’inventano le loro regole personali (e difficilmente applicabili). A William Faulkner invece per scrivere bastavano “un po’ di pace, e una cassa di whisky”. Secondo Enzo Biagi, “Georges Simenon scriveva un romanzo in ventun giorni, poi andava a donne” (Giro del mondo, Rizzoli).
Come molti altri colleghi – lo abbiamo visto – anche Andrea Vitali preferisce dedicare alla scrittura le ore del mattino: “Sono le ore migliori. Il luogo è il mio studio lungamente desiderato e realizzato quando anni fa ho comperato casa. Ma poiché amo scrivere a mano, ogni luogo è buono: treno, aereo, ambulatorio, addirittura le panchine del lungolago. Basta avere qualcosa da raccontare”.

 

6. La app 

L’importante è scrivere. Ma se proprio non ci si riesce, o se il ritmo rallenta c’è una soluzione tecnologica, per molti aspetti inquietante.
L’applicazione Write or Die (Scrivi o muori) per pc o iPad punisce chi non scrive abbastanza in fretta, seguendo il principio behaviorista del “condizionamento operativo”. L’autore imposta il numero di parole che vuole (o deve) scrivere in un certo lasso di tempo e sceglie il tipo di castigo che vuole ricevere se non rispetta l’impegno. La punizione più blanda è l’apparizione sullo schermo della scritta: “Hai smesso di scrivere. Ricomincia!”

La punizione “Kamikaze” , nel caso la scrittura si sia interrotta troppo a lungo, inizia a cancellare parte del testo appena scritto.

Insomma, le vie della scrittura (e della cancellazione) sono infinite. E anche la tua va sicuramente benissimo. Ma quando scrivi? Quante pagine al giorno? E segui rituali particolari?

«Non è uno scherzo, vero?» Ora, sette mesi dopo, ci mettiamo in gioco…

Il libro in una frase
Ne rubo una di Isabella Allende: «C’è un momento in cui il viaggio iniziato non può più essere interrotto, corriamo verso una frontiera, passiamo attraverso una porta misteriosa e ci svegliamo dall’altra parte, in un’altra vita». Ecco il racconto in fondo è questo, una storia per ragazzi in cui il protagonista, un ragazzo con un talento straordinario, vive un’avventura incredibile che una volta iniziata non offre vie di uscita. Ti metti in gioco e non puoi più tornare indietro. 

 
Amici di scaffale
Be’ un sacco… Parto col primo, banale ma è parte della mia infanzia (e anche di quella dei miei figli) ed è un classico della letteratura per ragazzi, Pinocchio, una storia incredibile, un fantasy toscano vecchio di 133 anni ma per me modernissimo. Ma dentro ci sono io e quello che mi piace, La casa degli spiriti di Isabelle Allende, La storia e L’isola di Arturo di Elsa Morante, Il grande Gatsby, Il giovane Holden di Salinger, Ferito a morte di Raffaele La Capria ma anche una delle prescelte del torneo, Valentina Urbano e il suo Il rumore dei tuoi passi. Mi fermo se no la lista non finisce più. Tutto dentro di me e di riflesso dentro a quello che scrivo. 
 
Segni particolari
La voglia di conoscere, il coraggio dell’amicizia, quella vera, la paura che ti fa crescere.

Tag
Avventura, mistero, amicizia, coraggio.

Dove e quando
Un posto immaginario, forse in Inghilterra, oggi ma anche ieri o domani.

Come e perché ho deciso di partecipare a IoScrittore
Avevo finito di scrivere il libro ed ero alla ricerca di un editore ma come molti aspiranti scrittori sanno, l’impresa è assai ardua (c’è una giungla la fuori). Un carissimo amico mi ha parlato del torneo, ho dato un’occhiata e l’idea mi è piaciuta. In fondo, ho pensato, se le chance di essere tra i vincitori sono prossime a nulla (10 su quasi 2000 partecipanti, il 5X1000, come nella donazione delle tasse…) almeno mi porto a casa un po’ di giudizi che mi serviranno per aggiustare il tiro (o mettere la tastiera nel cassetto). Poi quando a Palazzo Reale è apparsa la slide con i 10 titoli scelti non potevo crederci. Dei vincitori in sala eravamo in due e quando sono salito sul podio, incredulo, ho fissato Oliviero Ponte di Pino e stavo per chiedergli: «Non è uno scherzo, vero?» Ora, sette mesi dopo, ci mettiamo in gioco…
 

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I benefici della lettura

Sono tanti i motivi per non smettere di leggere, di seguito trovi i primi 3. Con quale ti trovi più d’accordo? 

Scoprili tutti e 12, clicca qui per l’infografica completa “I benefici della lettura” a cura di IoScrittore >>



Benefici della lettura (parziale)