Come si pubblica un libro?

Molti scrittori esordienti si pongono la stessa domanda: ho scritto un libro e adesso?

La redazione di IoScrittore risponde con i consigli degli autori che hanno già pubblicato per grandi editori, un aiuto fondamentale per capire come è meglio muoversi nel complesso e vasto mondo dell’editoria. Dopo i consigli per essere pubblicati di Marco Ghizzoni, i consigli di scrittura di Maurizio Maggi e i suggerimenti per arrivare alla pubblicazione di Roberto Centazzo e di Mirko Zilhay, i 5 errori da evitare assolutamente se vuoi pubblicare un tuo libro di Alice Basso, e oggi intervistiamo Barbara Bellomo, autrice di un intrigante giallo storico, La ladra di ricordi.

Per sapere di più vai alla biografia di Barbara Bellomo.

Come hai pubblicato il primo libro?

Dapprima ho pubblicato con una casa editrice siciliana, piccola e seria, che senza conoscermi ha creduto in me. Dopo la stampa ho inviato alcune copie a grandi case editrici e alcuni mesi dopo ho ricevuto una e-mail. La Salani mi comunicava che il libro era piaciuto. Il mio sogno si trasformava in realtà.
Puoi darci qualche consiglio su come presentare la propria opera a un agente letterario? 
Invierei un profilo dell’autore, una scheda del libro, le prime trenta pagine e soprattutto indicherei, in base al genere, in quale casa editrice e in quale collana immaginerei il libro e perché. Credo che sia importante, quando ci si propone a un agente, mostrarsi consapevoli.
Hai inviato il romanzo completo oppure solo una sinossi o un estratto?
Ho inviato il romanzo cartaceo unitamente a una lettera in cui spiegavo perché volevo essere pubblicata da loro.
Quali sono gli errori da evitare se si vuole pubblicare un libro con un editore importante?
Forse mandare un lavoro quando ancora non è completo. Essere letti è difficile. È bene mandare il nostro migliore risultato.
Hai mai partecipato a un concorso letterario?  
Mi ero iscritta al torneo letterario IoScrittore, ma sono stata pubblicata prima di potere partecipare. Penso che i concorsi letterari siano un’ottima opportunità, soprattutto per i giovani.
Che elemento di “novità” secondo te aveva il tuo primo romanzo, tanto da attirare l’attenzione tra tanti altri romanzi inediti?
Chi ha letto il libro inviato in casa editrice mi ha detto che è piaciuto per il ritmo e per la scorrevolezza di lettura. Forse la novità è data anche dalla presenza di due tempi storici, specchio di uno stesso animo, quello umano, che nel tempo è cambiato davvero poco. La domanda andrebbe però posta più all’editore, che non all’autore.
Un consiglio per uno scrittore esordiente?
Non scordare mai che prima di essere scrittori si deve essere degli attenti lettori. Quindi il primo consiglio è di leggere molto, per cercare un confronto con chi ha più esperienza di noi. E poi crederci. Crederci fino in fondo e non avere fretta.
Da chi hai ricevuto consigli mentre scrivevi?
Se è vero che scrivere per molti è un fatto spontaneo, comporre un romanzo necessita anche di tecnica. Per questo consiglio a tutti di ascoltare un collega, un altro scrittore, un editor. Qualcuno di cui ci si fida, che si stimi e che possa leggerci con sguardo imparziale e competente, per suggerire, per criticare, per insegnare. Io ho un grande amico, a cui posso sempre chiedere consiglio quando ne ho bisogno.
Che cosa ti ha dato il rapporto con l’editore e con gli editor della casa editrice?
Mi ha dato molto. Sono orgogliosa di pubblicare con la Salani e con il gruppo GeMS. Mi sono sempre sentita seguita, sostenuta e aiutata. E la mia editor è una persona speciale, con la quale sono entrata subito in sintonia.
Mentre scrivi, pensi a un lettore ideale?
No. Penso a una storia ideale.
Un paio di cose che ti hanno detto i lettori sul tuo romanzo.
Fino a oggi solo belle cose. E questo mi riempie di gioia, perché dopo che si è scritto il giudizio spetta ai lettori. Ad oggi mi hanno detto che il mio personaggio, Isabella De Clio, piace perché è determinato e al contempo fragile. Che il libro non è solo un giallo, ma molto più. Che quando si finisce si sente di avere perso qualcosa e che si legge tutto d’un fiato. Ma chissà… che i miei lettori siano particolarmente gentili?

Barbara Bellomo, laureata in Lettere, ha conseguito il dottorato in Storia antica e ha svolto lavoro di ricerca come assegnista presso la cattedra di Storia romana dell’Università di Catania. Attualmente insegna in una scuola superiore. All’attivo ha diverse pubblicazioni di storia romana. La ladra di ricordi è il suo romanzo d’esordio, fresco e ricco d’atmosfera, che si muove con agilità tra passato e presente, e ha conquistato il cuore dei lettori, e di una lettrice in particolare, la collega di scrittura Alessia Gazzola, che ha detto del romanzo: «Storia e noir si abbinano sempre a meraviglia. Ma se aggiungiamo Isabella De Clio, la delizia è assicurata».
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Ho scritto un libro: come posso pubblicarlo?

Come contattare una casa editrice? Come presentarsi per pubblicare il proprio romanzo inedito con un’importante casa editrice?

Continuano le interviste di IoScrittore agli autori che hanno pubblicato, per capire come è meglio muoversi nel complesso mondo dell’editoria. Dopo i i consigli per essere pubblicati di Marco Ghizzoni, i consigli di scrittura di Maurizio Maggi e i suggerimenti per arrivare alla pubblicazione di Roberto Centazzo e di Alice Basso, è oggi il turno di Mirko Zilhay, autore di un importante romanzo del genere thriller, È così che si uccide.
Per sapere di più vai alla biografia di Mirko Zilahy, autore e traduttore (E’ sua la traduzione dell’ultimo libro di Donna Tartt Il cardellino).
Come hai pubblicato il primo libro?

Per mesi ho assillato una persona che lavorava in un’agenzia letteraria dicendo che avevo scritto un thriller sui generis e che volevo un suo parere. Lei rispondeva: “Dai, fammelo leggere”. Ma non potevo, perché, come ogni scrittore sono un bugiardo e non avevo che sessanta pagine da darle. Poi un giorno, sapendo che sarei rimasto senza lavoro a breve, ho deciso di provarci e gliele ho mandate…
Puoi darci qualche consiglio su come presentare la propria opera a un agente letterario? 
Con una breve sinossi che dia le coordinate del genere, le caratteristiche salienti dei personaggi, qualche riferimento a romanzi di altri autori, una breve biografia e i primi capitoli.
Quali errori sono da evitare se si vuole pubblicare un libro con un editore importante?
Uno solo. Pensare che non sia possibile “arrivare” a un editore importante. Che l’editoria sia un mondo chiuso e riservato solo ai figli di, agli amici di… Gli editori veri, grandi e piccoli, sono sempre in cerca di nuove voci, di nuovi talenti.
Hai mai partecipato a un concorso letterario come IoScrittore? Che cosa ne pensi?
No, mai. Ma credo che siano delle buone palestre, dei luoghi in cui confrontarsi, un’occasione per farsi conoscere e provare ad attirare l’attenzione degli editori.
 
Che elemento di “novità” secondo te aveva il tuo thriller, tanto da attirare l’attenzione tra tante altre opere esordienti?
È difficile dirlo. Credo che È così che si uccide sia un mix: una Roma postindustriale mai raccontata, l’attenzione minuziosa alla mente dell’assassino, il vissuto del commissario Mancini, una scrittura un po’ fuori genere. La novità? Paradossalmente che è un romanzo che affonda le proprie radici in un’altra epoca.
Che cosa consigli a uno scrittore esordiente?
I miei consigli: avere alle spalle centinaia di letture appassionate, seguire l’istinto, la voce che sentiamo mentre scriviamo tenendo però vicino una mappa generale del romanzo per non perdersi nel mare magnum della scrittura. Scrivere il più possibile. Infine trovare un agente che creda e ami il tuo libro.
Che cosa ti ha dato il rapporto con l’editore e con gli editor della casa editrice?
Mi ha dato la misura di tante cose. Io venivo da anni di lavoro a Roma, dove l’editoria è un prolifico laboratorio artigianale, dove si scoprono e si lanciano talenti. Ma mi sono sempre trovato dall’altra parte, al fianco dell’autore. Arrivare a Milano, a un editore come Longanesi, e dalla parte della scrittura sono stati elementi che mi hanno arricchito enormemente.
Mentre scrivi, pensi a un lettore ideale?
Quando scrivo penso a me, non esiste il lettore ideale. Esiste, ed è l’unico che bisogna ascoltare, il lettore interiore. Se quando rileggo mi emoziono come se non lo avessi scritto io allora per me va bene. Significa che il libro ha iniziato il suo processo di trasformazione, che si allontana da me e si prende il suo spazio nel cuore e nella mente dei lettori.
 
Un paio di cose che ti hanno detto i lettori sul tuo romanzo
Un collega che non ho la fortuna di conoscere personalmente mi ha scritto che È così che si uccide ha segnato una specie di rivoluzione in Italia, riportando la sensibilità e la delicatezza di Poe e Dylan Thomas nel thriller, dandogli una nuova vita. Un giudizio che mi tengo stretto! Tra i lettori ce n’è stato più d’uno che mi ha scritto della “necessità” di leggere altre storie di Enrico Mancini, della sua squadra nella mia Roma.  E io sto lavorando per loro.
Quando scrivi, parti da uno schema preciso?
Parto da un canovaccio e poi costruisco una mappa di capitoli con tutto quello che dovrebbe succedere in ciascuno di essi, ma poi accade che man mano che avanzo cambio idea, direzione, aggiungo e tolgo cose che stravolgono la mappa e devo rinunciare a seguirla.
Per l’incipit di È così che si uccide sono partito da un’immagine dickensiana scrivendo di un ragazzino rom che, in una piovosa notte di luna piena, entra nell’area dismessa del grande Gazometro, tra le fabbriche distrutte della Mira Lanza, le officine del gas e il vecchio mattatoio di Testaccio.
Per finire il libro ti dai dei tempi? Quando e dove scrivi?
I tempi sono un mix tra quelli editoriali e quelli familiari (ho due bambini piccoli!). Scrivo soprattutto di mattina. La notte serve per rielaborare e sperare che i sogni portino in dono qualcosa. Più di una volta mi è capitato di svegliarmi con una frase o un’immagine in testa e di correre ad appuntarmela prima che si dissolvesse.
Quando hai iniziato a scrivere, avevi un altro lavoro? Studiavi?
Quando ho iniziato a buttare giù idee e primi capitoli di È così che si uccide lavoravo in una casa editrice romana e facevo già il traduttore part time, collaborando con l’Università per Stranieri di Perugia come cultore della materia di Letteratura Inglese. E ho iniziato per mettermi alla prova, per vedere se riuscivo a lavorare sul linguaggio nell’unico modo che non avevo provato ancora, la scrittura di un romanzo.
 
Che importanza hanno le riscritture? Quando ti accorgi che il libro è finito, che è pronto per i suoi lettori?
Le riscritture sono necessarie, i ritocchi, gli assestamenti. Il romanzo è finite quando tutta la massa di materiale, delle parole, delle ricerche prende la forma della storia. E quando il mio editor in Longanesi mi dà il suo okay definitivo.
Chi ti ha dato consigli durante la stesura del libro? Li hai seguiti?
Gli unici che ascolto sono quelli della mia agente, Laura Ceccacci, del mio editor e di pochissimi, fidati, lettori a cui sottopongo la bozza del romanzo. Li ascolto e poi seguo la metà dei loro consigli.
Mirko Zilahy ha conseguito un Phd presso il Trinity College di Dublino, dove ha insegnato lingua e letteratura italiana. È giornalista pubblicista ed è stato editor per minimum fax, nonché traduttore letterario dall’inglese (ha tradotto, tra gli altri, il premio Pulitzer 2014 Il cardellino di Donna Tartt). È così che si uccide è il suo primo romanzo, più volte ristampato, del quale hanno detto: «Un thriller e molto di più: una scrittura che registra gli slittamenti della paura» Corriere della Sera e «Scorre come un fiume in piena» Sergio Pent, ttL, La Stampa.

Torneo letterario IoScrittore, esce l’ebook “L’equilibrio instabile”

Esce l’ebook de L’equilibrio instabile, uno dei vincitori della sesta edizione di IoScrittore, il torneo letterario online promosso dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol e dalle sue case editrici. Quella firmata da Gabio Rizzato,
classe ’75, di Saronno, laureato in ingegneria, giornalista, con la
passione per il pianoforte e la lettura, è una storia che racconta la
difficoltà, o forse l’impossibilità, dell’equilibrio quotidiano nella
sempre più illogica realtà che ci circonda.

Il romanzo è disponibile nei principali store online e in offerta, solo per oggi, al prezzo lancio di € 0,99; nei prossimi giorni sarà inoltre disponibile in formato cartaceo, grazie al nuovo servizio di print on demand di IoScrittore.

Quanto alla trama, ci porta a conoscere un’attraente
moglie attenta alla carriera e angosciata dall’idea di un figlio che
non capisce se volere o meno. Assomiglia a tanti, l’anonimo protagonista
di questo romanzo, assomiglia ai tanti che ogni giorno ci passano
accanto invisibili, in viaggio sulla Ferrovia Subumana, ansiosi di
raggiungere il loro posto di lavoro a Terziaropoli. 

Per sopportare tutto
questo, il nostro eroe si costruisce un mondo virtuale, di cui è
regista e protagonista unico. 

Un mondo in cui si può stilare una Lista
Dinamica Indegni Vita e liberarsi di chi gli dà fastidio, un mondo dove
immergersi nei giochi di ruolo online invece che lavorare. Un universo
fittizio che piano piano si confonde con quello reale, fino a
sovrapporsi…

Ma dove finisce la realtà e dove comincia l’illusione? Si può davvero
essere protagonisti della propria vita? Oppure il senso dello
spettacolo dell’esistenza che insceniamo ogni giorno è destinato a
sfuggirci per sempre?

IoScrittore,
che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali, è giunto alla sesta edizione: ha pubblicato 94 ebook e
scoperto 11 nuove voci narrative pubblicate con varie sigle editoriali
del Gruppo GeMS.

Le iscrizioni alla nuova edizione di IoScrittore sono aperte sul sito ufficiale del torneo, a questo link.

“Effetto di realtà”: tecniche narrative per raccontare un luogo o un paesaggio

Dopo gli esercizi di scrittura per dare al proprio libro o racconto “l’effetto di realtà”, Oliviero Ponte di Pino ci racconta oggi i segreti dei grandi scrittori per catturare il lettore.

La vibrazione della realtà

Lo si può chiamare “effetto di realtà”: ci travolge quando, leggendo un testo letterario, ci dimentichiamo di trovarci di fronte a una finzione e ci sembra di essere lì. In quel luogo, in quello spazio o in quel paesaggio, tra quelle persone.

 

È questa la differenza tra lo scrittore mediocre e il grande scrittore: nella capacità di farci percepire la realtà del suo racconto. La scrittura produce illusioni, forse allucinazioni, che prendiamo per reali. Questo effetto di realtà è frutto di un artificio, di una tecnica di cui un autore può anche non essere del tutto consapevole, ma che si può esercitare e affinare.
 
Per prima cosa, dobbiamo capire come funziona questo “effetto di realtà”. In un suo celebre saggio, Roland Barthes cita il barometro che si trova nel salotto di Mme Aubain, in Un cuore semplice di Flaubert. Secondo Barthes, si tratta di un dettaglio superfluo, insignificante, privo della minima funzione dal punto di vista dell’analisi strutturale del racconto. Tuttavia è proprio questa immagine in apparenza inutile a creare nel lettore l’impressione di trovarsi davvero lì, nel salotto di Mme Aubain.

L’effetto di realtà dà credibilità e autorevolezza al narratore. Chi narra dà l’illusione di essere testimone dei fatti: li ha visti di persona, altrimenti come potrebbe ricordare quel dettaglio? E magari li ha anche vissuti e sofferti, persino se si tratta di una vicenda accaduta secoli prima.
 
Senza queste scintille di realtà, il racconto resta inerte, un accumulo di fatti e dialoghi privo della vibrazione che ci coinvolge.
 
La verità nel dettaglio

 

Attenzione al dettaglio, dunque. Ma con un’avvertenza. Non necessariamente deve esserci un accumulo di particolari. Anzi. L’elencazione infinita del verbale di polizia genera solo noia, appiattisce lo sguardo (a meno che non si voglia lavorare sull'”effetto lista” caro a Umberto Eco).

 

Sono molto più efficaci pochi elementi, magari uno solo: quel dettaglio può avere l’effetto di una rivelazione, perché condensa e rivela un intero mondo. Riesce a restituire la complessità di un mondo in un’unica immagine.
 
Un dettaglio porta con sé molteplici stratificazioni di significato. Se in un racconto dobbiamo inserire una sveglia che suona, il tipo di orologio, o la sua suoneria, potranno dare la sensazione di ascoltare il suono della sveglia, ma potranno darci al tempo stesso moltissime altre informazioni: sul luogo in cui ci troviamo, sul carattere del protagonista, sul momento storico in cui avviene la scena e così via.

Il personaggio e il mondo

 

Fino a qui, abbiamo pensato alle descrizioni come elementi oggettivi, che fotografano uno spazio, un panorama, a prescindere da chi lo abita o da chi lo attraversa.

 

Un romanzo, o un racconto, non è un inventario, ma un’esperienza da condividere. Non è, e non può essere, una mappa esaustiva del reale. È un viaggio, un percorso. La letteratura non restituisce la banalità dei fatti, ma le sensazioni e le emozioni di chi li vive. L’ambiente che ci circonda influenza il nostro stato d’animo. Lo fa in maniere molto diverse. C’è chi è felice di trovarsi in campagna e chi trova quel paesaggio irrimediabilmente noioso. Lo stesso personaggio può trovarsi bene in un certo ambiente, in un certo momento della propria vita, e avere una reazione molto diversa se ci torna vent’anni dopo. Il nostro atteggiamento, e il nostro stato d’animo, è diverso alle dieci di mattina e alle tre di notte.
 
Da tempo gli scrittori usano i luoghi e il paesaggio con diverse funzioni. L’ambiente in cui è cresciuto un personaggio può spiegare molti aspetti della sua formazione e della sua personalità: è molto diverso nascere e crescere in un villaggio di pescatori o in una grande metropoli. Un luogo, o un paesaggio, può cambiare lo stato d’animo di un personaggio, incutendogli paura, oppure rassicurandolo, per esempio. Uno scrittore può anche utilizzare un luogo o un paesaggio per condensare la personalità, o lo stato d’animo, di un personaggio, più o meno agitato, più o meno tranquillo. Un titolo come Cime tempestose non allude all’alpinismo, ma allo stato d’animo e al destino dei suoi protagonisti.

Geografie letterarie

 

Sorprendere il lettore portandolo in luoghi che non conosce, e che non immagina nemmeno possano esistere: questa è una delle magie della letteratura.
 
Molti scrittori hanno dei luoghi dell’anima, che sono al cuore dei loro romanzi. La geografia letteraria è fatta prima di tutto di questi mondi paralleli, fantastici e insieme reali, concreti, tangibili, che scopriamo ed esploriamo pagina dopo pagina.

Lo spunto può essere un luogo reale, come la Londra di Dickens, o la Parigi di Balzac e Zola, e quella di Simenon, la Pietroburgo di Dostoevskij, quella dei romanzi ma anche quella delle Notti bianche. Ma ci sono anche la Dublino dell’Ulisse di Joyce e l’America on the road di Jack Kerouac, la New York di Tom Wolfe
 
Ci sono luoghi reinventati dall’immaginazione storica (e dallo studio), come la Lombardia di Manzoni, ma vibra anche l’antica Roma delle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. A volte un luogo può lavorare nella memoria, come la Ferrara del Giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani, o l’Europa dei ghetti di molte opere di Isaac B. Singer, memorie di civiltà cancellate dalla guerra e dalla Shoah.

 

In alcuni casi, la scrittura arricchisce la realtà di un luogo. Trieste non è più la stessa città, dopo che l’ha raccontata Claudio Magris. La Bellano del Novecento è stata reinventata in decine di romanzi e racconti da Andrea Vitali. Non conosciamo davvero Napoli se non abbiamo letto Eduardo De Filippo, e la Sicilia senza Verga, De Roberto e Tomasi di Lampedusa.
 
Alcuni scrittori hanno creato veri e propri mondi nati dalla fusione di realtà e costruzione letteraria, per esempio la contea immaginaria di Yoknapatawpha che fa da sfondo ai romanzi di William Faulkner. La Vigata di Andrea Camilleri è un altro esempio di città fantastica che diventa realtà letteraria, con una sua geografia, e sapori, odori, sensazioni…

 

A volte basta un edificio per condensare e far esplodere un intero mondo narrativo, e magari filosofico: basti pensare al sanatorio della Montagna incantata di Thomas Mann, o al Castello di Franz Kafka.
C’è chi sa benissimo che gli spazi e i paesaggi sono un ingrediente letterario fondamentale: gli autori di genere (noir, thriller, polizieschi). Molto spesso i loro romanzi – che spesso formano serie – sono un omaggio alla loro città e ai loro abitanti. Leggendoli, su quel luogo del male e della bellezza spesso impariamo molte più cose che leggendo una guida turistica o passandoci un week-end.

 

Altri autori devono saper dominare, nella loro scrittura, luoghi e paesaggi. Per esempio gli autori di fantasy: le emozioni che provano i personaggi, e quelle che prova il lettore, hanno un rapporto molto stretto con lo spazio e il paesaggio, che molto spesso condensa e simboleggia elementi archetipici: la foresta, il deserto, il castello, la grotta e la torre, il mercato… Sono simboli, e al tempo stesso tappe di un destino, di un percorso di crescita e formazione.

 

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Torneo letterario IoScrittore, esce l’ebook “L’equilibrio instabile”

Esce l’ebook de L’equilibrio instabile, uno dei vincitori della sesta edizione di IoScrittore, il torneo letterario online promosso dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol e dalle sue case editrici. Quella firmata da Gabio Rizzato, classe ’75, di Saronno, laureato in ingegneria, giornalista, con la passione per il pianoforte e la lettura, è una storia che racconta la difficoltà, o forse l’impossibilità, dell’equilibrio quotidiano nella sempre più illogica realtà che ci circonda.

Il romanzo è disponibile nei principali store online e in offerta, solo per oggi, al prezzo lancio di € 0,99; nei prossimi giorni sarà inoltre disponibile in formato cartaceo, grazie al nuovo servizio di print on demand di IoScrittore.

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Quanto alla trama, ci porta a conoscere un’attraente moglie attenta alla carriera e angosciata dall’idea di un figlio che non capisce se volere o meno. Assomiglia a tanti, l’anonimo protagonista di questo romanzo, assomiglia ai tanti che ogni giorno ci passano accanto invisibili, in viaggio sulla Ferrovia Subumana, ansiosi di raggiungere il loro posto di lavoro a Terziaropoli. Per sopportare tutto questo, il nostro eroe si costruisce un mondo virtuale, di cui è regista e protagonista unico. Un mondo in cui si può stilare una Lista Dinamica Indegni Vita e liberarsi di chi gli dà fastidio, un mondo dove immergersi nei giochi di ruolo online invece che lavorare. Un universo fittizio che piano piano si confonde con quello reale, fino a sovrapporsi…

Ma dove finisce la realtà e dove comincia l’illusione? Si può davvero essere protagonisti della propria vita? Oppure il senso dello spettacolo dell’esistenza che insceniamo ogni giorno è destinato a sfuggirci per sempre?

IoScrittore, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, è giunto alla sesta edizione: ha pubblicato 94 ebook e scoperto 11 nuove voci narrative pubblicate con varie sigle editoriali del Gruppo GeMS.

Le iscrizioni alla nuova edizione di IoScrittore sono aperte sul sito ufficiale del torneo, a questo link.

Fonte: www.illibraio.it

L’ebook “Un prosciutto e dieci ducati” di Enrico De Agostini presto anche in edizione cartacea

Un prosciutto e dieci ducati” (IoScrittore, 2016) di Enrico De Agostini è l’ebook secondo premiato della sesta edizione di IoScrittore, torneo letterario online ideato e proposto dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, che sarà presto disponibile in formato cartaceo, grazie al nuovo servizio di “Print on demand” di IoScrittore che permette di raggiungere i lettori che preferiscono leggere su carta.

Con quest’originale romanzo storico che restituisce l’epopea di un uomo e della sua famiglia tra il 1792 e il 1815, Enrico De Agostini, nato a Roma nel 1964, diplomatico di carriera dal 1991, ambasciatore a Harare (Zimbabwe) dal 2014, ci racconta un’Italia tanto lontana ma sempre e comunque tanto simile a quella di oggi.

«La storia alla base di “Un prosciutto e dieci ducati” è contenuta in uno scritto d’epoca, un vero e proprio libro, redatto a mano, di 222 pagine… Un “diavolo di manoscritto”, il quale se ne sta bel bello nel cassetto della mia scrivania da almeno un paio d’anni».

La trama del romanzo


Circello, provincia di Capitanata, 1798. Il vento della rivoluzione che sta scuotendo l’Europa sembra soffiare anche su questo sperduto paesino del Regno di Napoli. Vittima della confusa voglia di nuovo don Giovanni, l’amministratore dei possedimenti di don Nicolò di Somma, principe del Colle, marchese di Circello e signore della Terra di Reino. Filo-borbonico o giacobino? Don Giovanni viene accusato dai suoi nemici di essere prima l’uno, poi l’altro, ma gli attentati e il processo che subisce sono lo specchio di un’epoca tumultuosa di stravolgimenti sociali e politici. Sullo sfondo si agitano prelati e briganti, notabili e donne accorte, garzoni, soldati e braccianti in una grandiosa commedia umana, che unisce la Storia e le storie dei singoli.

Nella Prefazione del testo, Francesco Barra, Professore di Storia Moderna all’Università di Salerno, scrive che l’autore ha attinto con libertà ma con scrupolo filologico e metodo storico, alla congerie del vastissimo materiale memorialistico esistente nel suo archivio di famiglia. Parte di questo archivio sono testimonianze della memoria orale dello stesso protagonista, don Giovanni. Ed è proprio quest’ultimo segmento, che va dagli ultimi anni del Settecento borbonico al Decennio napoleonico, passando per i fatti del 1799, che costituisce la materia alla narrazione del volume. Ne emerge, con eccezionale vivezza, uno straordinario spaccato di vita della società meridionale di quegli anni, torbidi e complessi, durante i quali maturarono e giunsero a compimento il tramonto e la caduta dell’”Ancien Régime” del Mezzogiorno borbonico. Epicentro della storia è il paese sannita di Circello, che appare, pagina dopo pagina, come un vero e proprio microcosmo delle passioni violente e delle lotte spietate che animano le famiglie della borghesia agraria locale in lotta per il potere e la terra. La particolarissima congiuntura politica accentua ed esaspera le tensioni, facendole sfociare in una vera e propria faida, che costringerà don Giovanni a trasferirsi nel feudo di Campolattaro, da lui acquisito nel 1813. Molto ben descritto l’ambiente paesano, i suoi personaggi al limite della caricatura che si rivelano fin dalle prime righe del libro.

«Non erano nemmeno cento i passi che separavano il portone dell’appartamento di sua sorella Anacleta dalla chiesa della Santissima Annunziata, ma a Giovanni e alla sua gamba dolorante erano parsi migliaia. Come migliaia erano stati gli occhi che l’avevano seguito, passo dopo passo, nella sua traversata della piazza dinanzi alla chiesa. “Guardate, mammà!” aveva esclamato Concetta Varchione da dietro la finestra di casa sua. “Guardate come cammina don Giovanni!”».

Una surreale discesa agl’inferi metropolitani di un ingegnere cinico e misantropo.

Il libro in una frase
Un giorno di ordinaria follia o di folle banalità? Una surreale discesa agl’inferi metropolitani di un ingegnere cinico e misantropo.
 
Amici di scaffale
Tanti amici americani, McInerney e il primo Ellis più vicini, poi Bukowski e Fante, Palahniuk e Auster. E, tutt’intorno allo scaffale, il fumetto Ratman e il suo ironico cinismo ad alleggerire il carico.
 
Segni particolari
E talvolta rido per disperazione, perché l’ironia è la sola forma di comunicazione che mi rimane con un mondo assurdo (Giuseppe Berto).

Tag
Lista dinamica indegni vita, ironia, sarcasmo, veleno, nichilismo, cinismo, surrealismo e altri pessimi ismi.

Dove e quando
Qui e ora, nella vita quotidiana dei pendolari meneghini, tra i cloni che affollano la Ferrovia Subumana, gli studenti espettoranti che bighellonano in stazione, gli endostronzi che lavorano con te nell’open space, gli uomini termici che intasano le strade verso la città.

Come e perché ho deciso di partecipare a IoScrittore.
Perché ho sentito il bisogno di andare oltre il “romanzo eccezionale, sei un genio” dell’amico e “ma tu sei mica normale a scrivere ‘ste cose” della sorella. E non ho sbagliato. Dalla critica più becera a quella più argomentata, dai complimenti più sfacciati agli insulti gratis, tutto serve e niente si butta. E, mentre ricevi recensioni al tuo romanzo, ti capita di leggere e valutare qualcosa di buono. Tutto gratis. Niente male, no?

Acquista l’ebook L’equilibrio instabile di Gabio Rizzato.

Come si descrive un luogo in modo efficace? (con esercizi di scrittura)

Conoscere un luogo

 

Per raccontare i luoghi, gli spazi, i paesaggi, ci vuole talento, ma è un talento che si può allenare e sostenere.

 

In primo luogo, se si tratta di raccontare un’esperienza, è necessario conoscere.

 

Per conoscere un luogo si possono seguire diverse strade, a seconda del tipo di opera e delle modalità di lavoro. Non esiste una ricetta valida per tutti, si tratta ogni volta di trovare gli strumenti più adeguati.

 

I grandi romanzieri realisti dell’Ottocento come Zola, ma anche molti autori di bestseller, prima di iniziare a scrivere si documentavano minuziosamente (sui luoghi dove intendevano ambientare la loro opera, e non solo). Se dovevano raccontare un processo, passavano settimane nei tribunali, identificavano gli accessi dei detenuti, di magistrati e avvocati, di pubblico e cronisti, studiavano le piante dell’edificio, e magari ne ricostruivano anche la storia. Dunque un grande lavoro di documentazione, assai vicino a quello di un serio giornalista d’inchiesta, che vuole verificare ogni dettaglio.

 

In questa fase, si possono utilizzare anche le immagini, fotografiche o pittoriche. Può essere un archivio utilissimo: consente di immergersi in un’atmosfera, di penetrare un mondo; ed è una miniera di dettagli, cui attingere in caso di necessità.

 

Altri autori, quando decidono di ambientare una trama in un luogo immaginario, prima lo disegnano con cura, in modo da avere ben chiara la disposizione dei personaggi e i loro percorsi. Sono informazioni fondamentali per riuscire a garantire continuità e coerenza alla vicenda, per non obbligare nessuno a percorrere itinerari impossibili.

 

La maggior parte degli elementi raccolti in questa fase non verrà poi utilizzata, ma è indispensabile per sostenere la credibilità del racconto: è possibile far vivere i personaggi nella pagina solo dopo aver vissuto in quelle stanze, in quei paesaggi, solo dopo averli esplorati a lungo. Solo dopo essere diventati padroni della materia narrativa.

 

Oltretutto un’attenzione di questo genere, una padronanza degli spazi e dei percorsi possibili, riduce (anche se non li elimina) i rischi di incongruenze, discontinuità e assurdità narrative. Per esempio, se un autore decide di ambientare una saga familiare, o un romanzo giallo, all’interno di una villa affacciata sul lago, dovrà avere in mente la pianta dell’edificio, la disposizione delle stanze, quello che si può vedere da ciascuna finestra, attraverso quali porte e corridoi si passa da una stanza all’altra.

 

Imparare a guardare

 

Per un autore è prima di tutto necessario documentarsi, raccogliere informazioni, per costruire mondi immaginari che siano credibili, a partire dai dettagli. Può essere un lavoro lungo, e in apparenza inutile, perché solo una parte di essi emergerà poi nella scrittura: ma tutto questo “non scritto” farà parte del sottotesto, ovvero tutto ciò che non appare direttamente nel testo ma che lo rende più ricco, complesso, articolato, credibile. Quella parte della vicenda, quegli aspetti dei personaggi, che ritorneranno a vivere nella mente del lettore: perché la lettura non è mai un gesto passivo, ma è un’attività continua, un lavoro, una costante pratica dell’immaginazione.

 

Chi scrive un’opera letteraria non è un agente immobiliare, e il suo romanzo ci porta in un appartamento, non deve scrivere: “Quadrilocale sito in viale Corsica 45, cucina e doppi servizi, terzo piano con ascensore, terrazzo vista panoramica, cantina e possibilità affitto box. Da vedere”. Deve farci scoprire gli spazi come se entrassimo in quegli spazi per la prima volta e al tempo stesso come se fossero le stanze che abitiamo da sempre. Ogni stanza avrà i suoi arredi, che potranno avere un loro stile, ma anche i suoni e gli odori.

 

Per imparare a raccontare, è necessario guardare e vedere. Chi scrive deve essere curioso. Deve imparare a guardare, a osservare. Deve immagazzinare dettagli e sensazioni.

 

È una dote naturale, ma è anche una tecnica che è possibile affinare, attraverso alcuni esercizi.

 

Una prima serie di esercizi si focalizza sul nostro sguardo. Come guardiamo il mondo che ci circonda? Se usciamo di casa e scendiamo nella strada che percorriamo ogni giorno, il nostro sguardo è una stratificazione di abitudini, ci concentriamo su pochi dettagli, ma abbiamo perso la capacità di osservare e di sorprenderci. Dobbiamo avere la capacità di ritrovare la verginità dello sguardo, la voglia di esplorare.

 

Ecco una prima serie di esercizi.

 

Raccontare un luogo o uno spazio con gli occhi di un altro: un bambino, un vecchio, uno straniero (da dove arriva?), un animale (come vede il mondo un gatto? O una farfalla?)

 

Raccontare un luogo o uno spazio con un unico senso: l’udito, il tatto… Raccontare solo gli odori… E quali sapori?

 

Raccontare un luogo o uno spazio con gli occhi di un architetto, di un antiquario, di un giardiniere… Con l’attenzione di un ladro? Quali saperi, quali competenze? Quale sguardo?

 

Sono alcuni degli esercizi possibili, e se ne possono immaginare molti altri. Un aspetto importante: in ciascuno di questi esercizi è già presente un piccolo nucleo narrativo, l’inizio di una storia.

 

Un secondo gruppo di esercizi può riguardare la capacità di costruire un racconto a partire da un luogo.

 

Lo possiamo fare sia a partire da un luogo che conosciamo molto bene, sia da uno che non conosciamo affatto (per esempio, prendere un mezzo pubblico, come un autobus o un treno e scendere alla decima fermata), e raccontare quel luogo in maniera avvincente. Per riscoprire con occhi nuovi quello che credevamo di conoscere, oppure per esplorare un luogo ignoto. Lo si può fare restando fermi, per scoprire l’anima del luogo o per guardarlo come se fosse un film o uno spettacolo. È anche possibile farlo in forma dinamica, seguendo per un tempo predeterminato un percorso casuale. Anche in questo caso, si accumulano dettagli, impressioni, sensazioni, che entrano a far parte della memoria di chi scrive. E che un giorno, in un contesto completamente diverso, in maniera imprevedibile, potranno riaffiorare nella scrittura. È proprio quello il dettaglio che dà realtà e verità a quella pagina. Sono le magie della memoria e della scrittura.

 

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Strategie per arrivare alla pubblicazione: i consigli di Alice Basso, editor e scrittrice di romanzi per Garzanti

La strada per pubblicare un libro non è facile, né sempre uguale per tutti. Per aiutare tutti quelli che hanno un romanzo nel cassetto, abbiamo chiesto consigli a scrittori che hanno recentemente pubblicato un libro con importanti case editrici. Abbiamo sentito i consigli per essere pubblicati di Marco Ghizzoni, i consigli di scrittura di Maurizio Maggi e i suggerimenti per arrivare alla pubblicazione di Roberto Centazzo.

 

Ecco ora le risposte di Alice Basso, autrice con Garzanti di due romanzi legati proprio al mondo della scrittura: la protagonista dei suoi romanzi è infatti Vani, ghostwriter e investigatrice dilettante. Per sapere di più vai alla biografia di Alice Basso.

 

Come hai pubblicato il primo libro? 

 

Ho cercato un’agenzia letteraria. Così, se avessi ricevuto un no, o un no accompagnato da una telefonata o da una email nella quale mi fosse stato spiegato nel dettaglio perché la mia scrittura facesse schifo, sarebbe stato una volta per tutte. Invece è andata bene e l’agente ha poi a sua volta trovato l’editore. Se decidete di avvalervi di un agente letterario siate cauti: ce ne sono di ottimi, di ottimi ma molto costosi, e di costosi ma pessimi (nel qual caso, anche se costano poco, diventano comunque molto costosi in senso assoluto).

 

Che cosa consiglieresti a uno scrittore esordiente prima di scrivere un libro che possa ambire alla pubblicazione?

 

Ah, il mio chiodo fisso: organizza bene le idee; stendi la trama, struttura i capitoli, definisci i personaggi e stabilisci con chiarezza dove vuoi andare a parare.

 

Quali consigli daresti a chi deve vuole iniziare a scrivere un romanzo e pubblicarlo con un grande editore?

 

Trattieniti. Sul serio. Io ho la casa piena di primi capitoli, buttati giù in esplosioni di entusiasmo e morti lì non appena la storia iniziava a non sembrarmi più così interessante. Se ti prudono le mani per il bisogno di scrivere una storia, aspetta una settimana. Se al termine della settimana la storia non solo è ancora lì che preme per uscire, ma magari si è anche strutturata sempre meglio nella tua testa, cercando a tutti i costi un modo per vivere, le probabilità che avrai la motivazione e la costanza di portarla fino alla fine sono più alte.

 

Cosa consiglieresti a un autore esordiente durante la stesura di un libro?

 

Divertiti mentre scrivi. Sembra una scemenza retorica ma è così. Scrivere è impegnativo, spesso porta via del tempo che il mondo vorrebbe dedicassimo ad altro, e quando ci si impantana diventa una rottura tremenda. Se però mentre scrivi ti diverti è molto più facile che ti venga voglia di trovare sempre più tempo per farlo e che la motivazione si mantenga alta.

 

Il consiglio fondamentale per arrivare a pubblicare un libro?

 

Ah, anche questa è una mia grande battaglia: IMPARA A SCRIVERE LA MALEDETTA LETTERA DI PRESENTAZIONE (banalmente, la email alla quale allegherai il tuo inedito). Impara a presentare te e il tuo lavoro. Mettiti nei panni dell’editore (è meno difficile di quanto sembri, solo che non è così scontato) e chiediti che cosa gli interesserebbe sentirsi dire da uno che gli presenta il manoscritto. Presentati, ma senza prolissità o autocompiacimento; non tirartela credendo a chi ti dice che “bisogna sapersi vendere”, perché l’unico risultato è che risulti ridicolo; presenta il tuo libro facendo notare, con oggettività e umiltà, cos’abbia di originale; fai anche notare, però, quali punti in comune presenti con il catalogo dell’editore in questione e quindi perché potrebbe starci bene dentro. Sembra roba scontata, ma non avete idea di quanto poco lo sia nella realtà!

 

Da chi hai ricevuto consigli durante la scrittura dei tuoi romanzi? Li hai seguiti? Ti sono serviti per arrivare alla pubblicazione?

 

“Mentre” scrivevo, non ho ricevuto consigli perché non ho detto a nessuno che stavo scrivendo e non ho fatto leggere stesure parziali. Ho fatto leggere il libro a poche persone e quando era già finito. Ma i consigli che ho ricevuto e che sono stati veramente decisivi sono stati quelli degli, anzi delle, editor che l’hanno esaminato a contratto già fatto: «questa sottotrama è un po’ troppo sbrigativa, dalle un po’ più di spazio; questo personaggio è importante, fallo entrare in scena prima» e cose del genere. Ma credo sia normale: bisogna avere una certa autorità ed autorevolezza per poter dare dei consigli così corposi, che implicano una buona dose di lavoro; un amico che ti legge il libro per interesse e affetto normalmente non si sente legittimato a spingersi così a fondo. Morale: fidatevi degli editor, anche se vi suggeriscono stravolgimenti grossi che nessuno dei vostri amici aveva ventilato, e se proprio dovete affidarvi alle vostre conoscenze cercate qualcuno che scriva a sua volta e che parli dall’alto di un minimo di professionalità. Non perché i lettori “non professionisti” non ne capiscano, eh, anzi: semplicemente perché potrebbero non avere il coraggio di andarci giù pesante quanto serve.

 

Che cosa ti ha dato il rapporto con l’editore e con gli editor della casa editrice che pubblica i tuoi romanzi? 

 

(Okay, io sono una editor già di mio, quindi vi avverto che adesso mi lancerò in una sviolinata verso queste figure professionali che in realtà porterà ovviamente acqua al mio mulino.) Gli editor sono fondamentali (io di certo ho trovato indispensabili le mie) (già, perché pur essendo un editor anch’io, da autrice, ho avuto bisogno di editor. È normale, non c’è autore che si salvi.) Hanno l’occhio fresco e la fiducia nell’abbandonarsi alla lettura che avrà il vostro lettore finale; in più, hanno la terminologia e le capacità professionali per spiegarvi di cosa ancora manchi il vostro libro, laddove un lettore comune probabilmente saprebbe esprimersi solo in maniera nebulosa, percependo la mancanza di qualcosa, una forma di insoddisfazione, ma senza gli strumenti per spiegarvi come esattamente risolverla. Per farvi un esempio: se vostra zia ritiene che nel vostro libro la sottotrama sentimentale fra il protagonista e la ballerina di nightclub sia troppo sbrigativa e poco appagante, l’editor saprà anche guidarvi riguardo a quale capitolo riscrivere per infilare qualche scena in più e se sia il caso di dettagliare o no una scena di sesso. Il fatto è che, per quanto voi abbiate cesellato il vostro romanzo, ci saranno fisiologicamente degli aspetti di esso a cui sarete diventati ciechi. Un bravo editor li fa notare, e quando voi, come tutti gli autori, gli direte: «Ma io volevo dire questo e quello», lui vi risponderà: «Okay, ma se a me non è arrivato vuol dire che forse possiamo capire insieme come dirlo meglio».

 

NOTIZIE SU ALICE BASSO

 

I romanzi di Alice Basso, L’imprevedibile piano della scrittrice senza nomeScrivere è un mestiere pericoloso, Non ditelo allo scrittore e La scrittrice del mistero, sono tutti pubblicati da Garzanti.
Oltre ai lettori, le sue storie hanno conquistato anche la critica. Di lei hanno detto: «Si fa leggere d’un fiato. Scrive con stile leggero» Giovanni Pacchiano, Sette-Corriere della Sera; «Per chi legge solo per passione, trovare un personaggio a cui appassionarsi tanto da sentirne la mancanza è un piccolo (dis)piacere gratificante» Elle; «Seduce e cattura grazie a originalità e freschezza.» Silvana Mazzocchi, la Repubblica.
Alice Basso è nata nel 1979 a Milano e ora vive in un ridente borgo medievale fuori Torino. Lavora in una casa editrice. Nel tempo libero finge di avere ancora vent’anni e canta in una band di rock acustico per cui scrive anche i testi delle canzoni. Suona il sassofono, ama disegnare, cucina male, guida ancora peggio e di sport nemmeno a parlarne.

 

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IoScrittore, ecco l’ebook del romanzo storico “Un prosciutto e dieci ducati”

Esce Un prosciutto e dieci ducati, romanzo storico che restituisce l’epopea di un uomo e della sua famiglia tra il 1792 e il 1815 e ci racconta un’Italia tanto lontana, ma sempre e comunque tanto simile a quella di oggi. L’ebook è il secondo premiato dalla sesta edizione di IoScrittore, il torneo letterario online ideato e proposto dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol e dalle sue case editrici.

Il romanzo è disponibile nei principali store online e, solo oggi, in offerta al prezzo lancio di € 0,99; nei prossimi giorni sarà disponibile in formato cartaceo, grazie al nuovo servizio di print on demand di IoScrittore che permette di raggiungere il pubblico di chi preferisce leggere su carta.

La trama ci porta a Circello, provincia di Capitanata, 1798. Il vento della rivoluzione che sta scuotendo l’Europa sembra soffiare anche su questo sperduto paesino del Regno di Napoli. Vittima della confusa voglia di nuovo don Giovanni, l’amministratore dei possedimenti di don Nicolò di Somma, principe del Colle, marchese di Circello e signore della Terra di Reino. Filo-borbonico o giacobino? Don Giovanni viene accusato dai suoi nemici di essere prima l’uno, poi l’altro, ma gli attentati e il processo che subisce sono lo specchio di un’epoca tumultuosa di stravolgimenti sociali e politici… Sullo sfondo si agitano prelati e briganti, notabili e donne accorte, garzoni, soldati e braccianti…

L’autore, Enrico De Agostini, è nato a Roma nel 1964 ed è diplomatico di carriera dal 1991. Ha prestato servizio nelle ambasciate di Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), Accra (Ghana) e Maputo (Mozambico) come vice capo missione. È stato console a Dortmund (Germania) e console generale a Johannesburg (Sud Africa). Dal 2014 è ambasciatore a Harare (Zimbabwe). Nel 2006 ha pubblicato Diplomatico, chi è costui? per Franco Angeli.