Alice Basso alle prese con la conclusione della serie di Anita. E con il prossimo libro…

Una festa in nero segna la chiusura della seconda serie di romanzi firmata da Alice Basso, un’autrice che, meritatamente, può contare su tante lettrici e lettori molto affezionati alle sue storie.

Basso, classe ’79, vive in Piemonte e lavora per diverse case editrici. Dopo aver proposto la serie di libri dedicati alle avventure della ghostwriter Vani Sarca (L’imprevedibile piano della scrittrice senza nomeScrivere è un mestiere pericoloso, Non ditelo allo scrittoreLa scrittrice del mistero e Un caso speciale per la ghostwriter, tutti editi da Garzanti), nel 2020 ha fatto debuttare una nuova protagonista, Anita, al centro di opere come Il morso della vipera, Il grido della rosa, Una stella senza luce e Le aquile della notte.

Questa seconda serie (sempre pubblicata da Garzanti), ambientata nell’Italia degli anni ’30, si chiude dunque ora con Una festa in nero.

alice basso una festa in nero

LA TRAMA DEL NUOVO ROMANZO

Il libro è ambientato nella Torino del 1935: i fari della Balilla Spider Sport fendono il buio della notte. Il fatto che alla guida ci sia una donna potrebbe sembrare strano per l’epoca, ma non per Anita. Sono mesi, infatti, che fa cose non proprio consone a una donna, per non dire disdicevoli, sicuramente proibite. Come rimandare il matrimonio con Corrado solo per la voglia di provare a lavorare. Come scrivere, sotto lo pseudonimo di JD Smith, racconti gialli ispirati a fatti di cronaca per portare un po’ di giustizia dove ormai non esiste più. Un segreto che condivide con Sebastiano Satta Ascona, editore della rivista Saturnalia. Per essere sinceri scrivere, non è l’unica cosa proibita che fanno insieme. Ma ora qualcosa è cambiato, per quello Anita si trova su quella macchina.

Ora qualcuno ha iniziato a seguirli. Ora c’è un impermeabile beige sempre un passo dietro di loro. E con le spie non si può scherzare. Non ci si può fermare troppo a parlare, a volte bisogna solo fare quello che chiedono. Anche se non è giusto. Anche se le richieste arrivano a stravolgere l’esistenza pacifica di un gruppo di persone che ormai Anita può chiamare amici. Tra loro c’è la saggia Clara, l’irriverente Candida, la dolce Diana, l’affascinante Julian, il ribelle Rodolfo e ovviamente Sebastiano. Il suo Sebastiano. Perché vivono anni così difficili? Perché non possono fidarsi di nessuno se non l’uno dell’altro? Perché non smettono di tenerli d’occhio? Anita non ha risposte, forse i protagonisti delle storie gialle che ha imparato ad amare potrebbero averle.

Oppure anche loro non potrebbero fare altro che dirle di non avere paura, che il pericolo è l’adrenalina della vita. Ma Anita non è abituata a fuggire. Non è abituata a mentire. All’improvviso è dentro uno dei racconti di JD Smith, solo che stavolta Anita non ha la minima idea di come può andare a finire…

LA PAROLA ALL’AUTRICE

Alice Basso, cosa prova con l’arrivo in libreria dell’ultimo capitolo di una serie a cui ha lavorato per anni?
“Innanzitutto diamoci del tu, per la miseria, ché questa faccenda che la serie di Anita sia già finita mi sta facendo già sentire fin troppo vecchia. Mi sembra ieri che annunciavo il primo libro e mi rotolavo come un husky nella neve (anche se era tarda primavera) nei dubbi e nei timori che non venisse accolta bene!”.

E invece…
“Sì, Anita ha fatto la sua strada e adesso eccomi qui a tirare su col naso tutta commossa di fronte ai commenti che dicono ‘Oddio, già la fine? Mi mancherà’. Sapeste a me, ciccini. Ma va bene così: nonostante sia sempre un po’ un trauma (e sia seguito dal terrore di dover ricominciare ogni volta da zero con un nuovo personaggio), continuo a essere una fierissima sostenitrice delle serie brevi e conclusive, con un capo e una coda, un inizio e una fine, possibilmente neanche troppo distanti fra loro e progettati sin dall’inizio”.

Cosa ti mancherà più di Anita?
“Intanto la rete di personaggi di cui lei fa parte, non solo lei. Mi piace moltissimo creare, come dire?, delle ‘famiglie’, dei cast da far muovere in sincrono libro dopo libro e a cui affezionarsi (io per prima) come a una piccola comunità. Quando è il momento di separarsene, è come salutare, che so, gli amici delle vacanze. E poi la mia croce e delizia: l’ambientazione storica. Dedicare del tempo a studiare, approfondire, prendere appunti, scoprire dettagli, scegliere come (o se) usare questo o quello; e poi anche correggere, ritoccare, chiedere aiuto alla preziosissima redazione di Garzanti per verificare qualcosa. Ma in verità non mi mancherà davvero, perché sto già studiando altrettanto per la prossima serie (anche se non sarà di ambientazione storica). Uh, sto spoilerando troppo? Mi cucio la bocca! Be’, insomma, era solo per dire che, evidentemente, del tempo libero dallo studio per leggere i romanzi che vanno a me, a quanto pare non lo voglio proprio avere”.

Visto che hai parlato della fase di studio, quali sono state le difficoltà principali nell’ambientare dei romanzi nella Torino degli anni ’30?
“Ricreare un ambiente credibile, vivo, colorato, immersivo, e allo stesso tempo evitare le pedanterie che – diciamocelo – spesso le ricostruzioni storiche si portano dietro. A volte è molto frustrante leggere una quintalata di pagine che descrivono il tal quartiere, o la tal professione, e poi doverci dare dentro di cesoie per ridurre la messe di informazioni a quello stretto indispensabile, ma ben selezionato, che restituisca l’immagine giusta ma senza appesantire. Dopotutto si tratta di una serie di gialli ironici, prima ancora che storici: il lettore ci si avvicina prima di tutto per essere intrattenuto, e non sarebbe preparato a ricevere in pieno sterno paragrafi su paragrafi di descrizioni dettagliatissime come invece è normale per chi sceglie consapevolmente un romanzo storico in libreria”.

A questo proposito, l’incrocio tra giallo e commedia – che da sempre caratterizza le trame dei tuoi libri – affascina molto lettrici e lettori di oggi: come mai, secondo te?
“Be’, posso dirti perché affascina me, che sono una utente, oltre che una autrice, di libri del genere: io mi riconosco un conflitto interiore fra, da una parte, la curiosità, il desiderio di imparare, di scoprire cose che non sapevo, di sbirciare oltre muri e muretti, e dall’altra il desiderio di leggerezza, di ‘staccare’, da giornate già abbastanza impegnative perché abbia voglia di faticare pure quando mi metto a leggere. Quindi, se mi arriva fra le mani qualcosa che mi intrattiene senza richiedermi particolare sforzo, e che però allo stesso tempo mi apre a nuove conoscenze, sono la persona più felice del mondo”.

Prima Vani Sarca, poi Anita: hai anticipato della nuova serie… hai già in mente la protagonista?
“Ah, ma allora vuoi proprio trascinarmi sulla strada proibita dello spoiler! Senti, diciamo che ci sono in canna non uno ma addirittura un paio di progetti dei quali sono mesi, ME-SI, che mi trattengo dal blaterare in giro, alle presentazioni, nelle interviste. E non è facile, perché quando qualcosa mi appassiona io divento ancora più logorroica del normale (e sì, sembra impossibile). Quindi, insomma: non vorrai mica distruggere il mio impegno di mesi per fare le cose con ordine e non sbracare sul futuro quando c’è ancora tutto un appassionante presente anitesco da finire di esplorare insieme, vero?”.

Fonte: www.illibraio.it

50 frasi sui libri, scelte tra le più celebri e le più poetiche

Le frasi sui libri sono amate da molte lettrici e lettori, perché fanno ricordare quanto sia condiviso il piacere che questa attività prevalentemente solitaria sa dare (specie se sono state pronunciate  dagli autori e dalle autrici che hanno fatto la storia della letteratura).

E non è tutto, perché le citazioni sui libri non solo sono capaci di far sentire gli appassionati meno soli, ma sanno anche contribuire anche all’atmosfera romantica, magica, che circonda il mondo della lettura – il quale peraltro viene celebrato ogni anno durante la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, che cade il 23 il aprile.

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Oltre a essere piacevoli da leggere, le frasi sui libri trovano anche diverse forme di utilità: si possono per esempio dedicare agli amici lettori, magari su un bigliettino che accompagna un libro regalato o prestato. Così come si possono raccogliere le proprie preferite nel quaderno in cui alcuni lettori sono soliti conservare le citazioni che più li colpiscono.

Le frasi sui libri, sulla lettura e sul piacere di leggere hanno d’altronde infiniti modi per essere portate sempre con sé: stampate su un bel segnalibro, serigrafate su una tazza, stampate sulle calze o ancora, per i più coraggiosi, tatuate sulla pelle. Il limite è solo la fantasia.

Tra Virginia Woolf ed Ernest Hemingway, Cicerone e Sant’Agostino, Cesare Pavese, Jane Austen e molti altri, ecco quindi una selezione di 50 frasi sui libri e citazioni d’autore, che sanno comunicare la vastità dei sentimenti che la lettura è in grado di suscitare:

50 frasi sui libri

  1. “Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”, Marcel Proust
  2. “Un libro dev’essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi”, Franz Kafka
  3. “Non ci sono amicizie più rapide di quelle tra persone che amano gli stessi libri”, Irving Stone
  4. “Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso”, Francesco Petrarca
  5. “I libri sono gli amici più tranquilli e costanti, e gli insegnanti più pazienti”, Charles W. Eliot
  6. “Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine”, Virginia Woolf
  7. “La gente non è migliore dei libri che legge”, Beatrix Potter
  8. “Questa è la parte più bella di tutta la letteratura: scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato da nessuno. Tu appartieni”, Francis Scott Fitzgerald
  9. “Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?”, Harper Lee
  10. “I libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante”, Fernando Pessoa
  11. “Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all’analfabeta (o di chi, alfabeta, non legge) è che lui sta vivendo e vivrà solo la sua vita e noi ne abbiamo vissuto moltissime. Ricordiamo, insieme ai nostri giochi d’infanzia, quelli di Proust, abbiamo spasimato per il nostro amore ma anche per quello di Piramo e Tisbe, abbiamo assimilato qualcosa della saggezza di Solone, abbiamo rabbrividito per certe notti di vento a Sant’Elena e ci ripetiamo, insieme alla fiaba che ci ha raccontato la nonna, quella che aveva raccontato Sheherazade”, Umberto Eco
  12. “Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso”, Daniel Pennac
  13. “Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia”, Luis Sepúlveda
  14. “La lettura dei buoni libri è una sorta di conversazione con gli spiriti migliori dei secoli passati”, René Descartes
  15. “Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi”, Pietro Citati
  16. “Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”. Marguerite Yourcenar
  17. “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”, J.D. Salinger
  18. “Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell’esperienza speciale che è la cultura”, Pier Paolo Pasolini
  19. “Quando penso a tutti i libri che mi restano ancora da leggere, ho la certezza di essere ancora felice”, Jules Renard
  20. “Sapere che si ha qualcosa di bello da leggere prima di coricarsi è una delle sensazioni più piacevoli della vita”, Vladimir Vladimirovič Nabokov
  21. “Sono cresciuto in mezzo ai libri, facendomi amici invisibili tra le pagine polverose di cui ho ancora l’odore sulle mani”, Carlos Ruiz Zafón
  22. “Non esiste un vascello veloce come un libro, per portarci in terre lontane, né corsieri come una pagina, di poesia che si impenna – questa traversata può farla anche il povero senza oppressione di pedaggio – tanto è frugale il carro dell’anima”, Emily Dickinson
  23. “Ho scoperto prestissimo che i migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo, senza chiedere nulla”, Tiziano Terzani
  24. “Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”, Cesare Pavese
  25. “I libri pesano tanto: eppure, chi se ne ciba e se li mette in corpo, vive tra le nuvole”, Luigi Pirandello
  26. “Una notte d’amore è un libro letto in meno”, Honoré de Balzac
  27. “Per sognare non bisogna chiudere gli occhi, bisogna leggere”, Michel Foucault
  28. “Leggevo e rileggevo lo stesso libro molte volte, e a volte chiudevo gli occhi e mi riempivo i polmoni del suo odore. Il semplice annusare quel libro, scorrere le dita tra le pagine, per me era la felicità”, Haruki Murakami
  29. “Non c’è nessun amico più leale di un libro”, Ernest Hemingway
  30. “Un buon libro è un compagno che ci fa passare dei momenti felici”, Giacomo Leopardi
  31. “Quanti uomini hanno datato l’inizio di una nuova era della loro vita dalla lettura di un libro”, Henry David Thoreau
  32. “È un viaggio per viandanti pazienti, un libro”, Alessandro Baricco
  33. “Non esiste programma di vacanza più bello che proporsi di non leggere neppure un rigo, e dopo, niente di più piacevole che, al momento opportuno e con un libro veramente attraente, tradire il bel programma”, Hermann Hesse
  34. “Leggere libri è il gioco più bello che l’umanità abbia inventato”, Wisława Szymborska
  35. “Il libro è una cosa: lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, ma se lo apri e leggi diventa un mondo”, Leonardo Sciascia
  36. “Non ho avuto mai un dolore che un’ora di lettura non abbia dissipato”, Charles Montesquieu
  37. “La prima frase di un libro è come il primo sguardo tra due persone che non si conoscono”, Nicolas Barreau
  38. “Leggere, leggere un libro – per me è questa l’esplorazione dell’universo”, Marguerite Duras
  39. “Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina”, Sant’Agostino
  40. “Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini”, Jorge Luis Borges
  41. “Ricordo che i suoi libri erano come cibo per me quando non avevo cibo”, Charles Bukowski
  42. “I libri sono l’alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia”, Marco Tullio Cicerone
  43. “I libri hanno gli stessi nemici dell’uomo: il fuoco, l’umidità, il tempo e il proprio contenuto”, Paul Valéry
  44. “Non ci sono libri morali o immorali. Ci sono libri scritti bene o scritti male”, Oscar Wilde
  45. “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”, Malala Yousafzai
  46. “I libri migliori sono proprio quelli che dicono quel che già sappiamo”, George Orwell
  47. “Per quanto mi riguarda, se un libro è scritto bene, lo trovo sempre troppo breve,” Jane Austen
  48. “La gente dice che ciò che conta è vivere, ma io preferisco leggere”, Logan Pearsall Smith
  49. “Scrivere romanzi significa prendersi cura degli altri. Se io ci tengo veramente a te, se voglio avere una relazione con te, ti racconto storie”, Jonathan Safran Foer
  50. “Tutti sappiamo che probabilmente le circostanze in cui si legge sono importanti quanto il libro stesso”, Nick Hornby

Fonte: www.illibraio.it

Oltre 35 libri sulla scrittura per chi è in cerca di consigli d’autore

Ieri come oggi, è normale per un autore o un’autrice alle prime armi andare alla ricerca di consigli ed esercizi per affinare il proprio stile: è anche per venire incontro a queste richieste che, nel tempo, sono stati realizzati numerosi libri sulla scrittura.

Manuali e guide con suggerimenti più o meno pratici (o esercitazioni) per chi aspira al debutto narrativo.

Gli autori di queste opere sono spesso a loro volta scrittrici e scrittori affermati, che in questi libri cercano di unire la loro esperienza autobiografica a suggerimenti, esercizi e brevi lezioni.

Il mestiere di scrivere è stato (ed è) quindi argomento di studi e riflessioni, che ne mostrano sia gli aspetti positivi sia i punti più insidiosi e complicati. Tra il successo e il riconoscimento si annidano infatti difficoltà e battute d’arresto, come il blocco dello scrittore, un problema comune a cui alcuni autori hanno tentato di trovare una soluzione. 

Ma non solo: nel tempo grandi scrittrici e scrittori hanno riflettuto sul loro metodo di lavoro e su questioni stilistiche e narratologiche, sugli step da affrontare per realizzare un romanzo e su cosa significa per loro scrivere – senza dimenticare di dedicare ampio spazio alle letture che li hanno a loro volta influenzati nel corso del tempo.

Nelle parole di questi scrittori e di queste scrittrici si celano consigli concreti e utili, sempre diversi gli uni dagli altri: negli anni ilLibraio.it ha riportato per esempio i suggerimenti di Haruki Murakami e di Cormac McCarthy, che forniscono punti di vista innovativi e differenti sul mestiere dello scrittore.

Anche sulla scena italiana possiamo trovare molte proposte di libri sulla scrittura: è il caso per esempio di Scrivere un libro che conquista fin dalla prima pagina e di Scrivere un libro e farselo pubblicare, i due ebook gratuiti realizzati dal torneo letterario IoScrittore, ricchi di consigli provenienti da grandi autori italiani bestseller, come Donato Carrisi, Stefania Auci, Gian Andrea Cerone e molti altri. Il torneo, promosso dal gruppo GeMS, da 15 anni offre come premio agli aspiranti scrittori e alle aspiranti scrittrici la possibilità di pubblicare il loro romanzo.

Sono ancora molti, però, i nomi da menzionare parlando di libri sulla scrittura: in questa lista (i cui titoli non sono disposti in ordine di importanza) abbiamo quindi raccolto 35 libri sul mestiere di scrivere, realizzati da autori e autrici di ieri e di oggi, provenienti dall’Italia e non solo.

Libri sulla scrittura di autori internazionali

  1. On writing. Autobiografia di un mestiere di Stephen King, Sperling & Kupfer, traduzione di Giovanni Arduino
  2. Il mestiere di scrivere di Raymond Carver, Einaudi, a cura di William L. Stull e Riccardo Duranti, traduzione di Riccardo Duranti
  3. Come scrivere un racconto di Gordon Lish, Racconti edizioni, traduzione di Roberto Serrai
  4. Perché scrivo di Joan Didion, Il Saggiatore, traduzione di Sara Sullam
  5. La storia della matita di Peter Handke, Guanda, traduzione di Emilio Picco
  6. L’arte del romanzo di Milan Kundera, Adelphi, traduzione di Ena Marchi
  7. L’arte di narrare di James Salter, Guanda, traduzione di Katia Bagnoli
  8. Perché scrivere? Saggi, conversazioni e altri scritti 1960-2013 di Philip Roth, Einaudi, traduzione di Norman Gobetti
  9. Il mestiere dello scrittore di Haruki Murakami, Einaudi, traduzione di Antonietta Pastore
  10. Sulla scrittura di Charles Bukowski, Guanda, a cura di Abel Debritto, traduzione di Simona Viciani
  11. L’arte di costruire un romanzo di Elizabeth George, TEA, traduzione di Matteo Camporesi
  12. Pronto soccorso per scrittori esordienti di Jack London, Minimum Fax, a cura di Monica Crassi, traduzione di Andreina Lombardi Bom
  13. Nuotare sott’acqua e trattenere il fiato, Francis Scott Fitzgerlad, Minimum fax, traduzione di Leopoldo Carra
  14. Come si scrive un giallo di Patrizia Highsmith, Minimum Fax, traduzione di Fiorella Cagnoni
  15. Spegnere le luci e guardare il mondo di tanto in tanto. Riflessioni sulla scrittura di Virginia Woolf, Minimum Fax, traduzione di Federico Sabatini
  16. Lezioni di letteratura di Vladimir Nabokov, Adelphi, traduzione di Franca Pece
  17. Letteratura palestra di libertà di George Orwell, Mondadori, a cura di G. Bulla
  18. Perché scrivere di Zadie Smith, Minimum Fax, traduzione di Martina Testa e Marina Astrologo
  19. Tieni presente che. Momenti nella mia vita di scrittore che hanno cambiato tutto di Chuck Palahniuk, Mondadori, traduzione di Silvia Albesano
  20. Come si scrive un giallo di Gilbert Keith Chesterton, Sellerio Editore, a cura di S. Vecchio
  21. Lo zen nell’arte di scrivere di Ray Bradbury, Piano B, traduzione di Antonio Tozzi
  22. Aspetti del romanzo di Edward Morgan Forster, Garzanti, traduzione di Corrado Pavolini
  23. Guarire con le parole di Rupi Kaur, Tre60, traduzione di Alessandro Storti
  24. Coventry. Sulla vita, l’arte e la letteratura di Rachel Cusk, Einaudi, traduzione di Anna Nadotti e Isabella Pasqualetto
  25. Il viaggio dell’eroe. La struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e di cinema di Chris Vogler, Audino, traduzione di J. Loreti
  26. Story. Contenuti, struttura, stile, principi per la sceneggiatura e per l’arte di scrivere storie di Robert McKee, Omero Editore

Libri sulla scrittura di autori italiani

  1. Lezioni americane di Italo Calvino, Mondadori
  2. Del narrare di Daniele Del Giudice, Einaudi
  3. Grammatica della fantasia di Gianni Rodari, Einaudi Ragazzi
  4. Per scrivere bene imparate a nuotare di Giuseppe Pontiggia, Mondadori
  5. I margini e il dettato di Elena Ferrante, edizioni e/o
  6. Consigli a un giovane poeta di Nicola Gardini, Garzanti
  7. Come scrivere un romanzo giallo o di altro colore di Hans Tuzzi, Bollati Boringhieri
  8. La via della narrazione di Alessandro Baricco, Feltrinelli
  9. Scrivere è un tic di Francesco Piccolo, Einaudi
  10. Il manuale del giovane scrittore creativo di Bianca Pitzorno, Mondadori
  11. La scrittura non si insegna di Vanni Santoni, Minimum Fax
  12. E’ più facile scrivere bene che scrivere male di Massimo Birattari, Ponte alle Grazie
  13. Raccontare. Strategie e tecniche di storytelling di Alessandro Perissinotto, Laterza

Libri sulla scrittura: tra autobiografia e insegnamenti

On writing. Autobiografia di un mestiere di Stephen King

On writing. Autobiografia di un mestiiere di Stephen King libri sulla scrittura

Tra le svariate proposte di libri sulla scrittura troviamo molti titoli autobiografici, che raccontano il mestiere dello scrittore dal punto di vista degli stessi autori. Sono libri che uniscono racconti e riflessioni personali a piccoli e grandi insegnamenti per i giovani romanzieri in erba: un esempio è On writing. Autobiografia di un mestiere (Sperling & Kupfer, traduzione di Giovanni Arduino) di Stephen King, prolifico e amato autore di romanzi bestseller. In questo libro King ripercorre i suoi anni di formazione fino al successo di Carrie (Bompiani, traduzione di Brunella Gasperini), ma passa anche in rassegna i “ferri del mestiere” dello scrittore e i diversi step che precedono la pubblicazione di un libro. Infine, l’autore e sceneggiatore statunitense si sofferma anche sulla scrittura come forma di rinascita, parlando di quanto sia stata fondamentale per riprendersi dal grave incidente che lo ha coinvolto nel 1999.

Perché scrivo di Joan Didion

Perchè scrivo di Joan Didion è uno dei libri sulla scrittura

Tra i libri che uniscono vicende autobiografiche e spunti per i giovani scrittori c’è anche Perché scrivo (Il Saggiatore, traduzione di Sara Sullam) di Joan Didion (1934-2021): una raccolta di dodici saggi scritti tra 1968 e il 2000 da questa grande giornalista e autrice statunitense. Tra riflessioni sulla politica, sulla stampa underground e sull’incipit di Addio alle armi di Ernest Hemingway (Mondadori, traduzione di Fernanda Pivano), in questo libro c’è spazio anche per il racconto della sua California e della sua attività da giornalista, fin dagli esordi su Vouge. Joan Didion è stata in grado di osservare con sguardo attento l’evolvere della scena letteraria e politica, senza perdere il suo spirito critico anche nei momenti più difficili. In questo libro si legge il suo punto di vista inedito su temi importanti: la stampa, l’arte e, ovviamente, la scrittura.

Il mestiere dello scrittore di Haruki Murakami

Il mestiere dello scrittore di Haruki Murakami libri sulla scrittura

Con Il mestiere dello scrittore (Einaudi, traduzione di Antonietta Pastore) Haruki Murakami offre confidenze, consigli e riflessioni sul tema della creatività e dell’immaginazione. Assieme a suggerimenti e brevi lezioni, Murakami svela aneddoti e curiosità sul suo percorso da scrittore: si sofferma sulla figura della moglie (che è stata spesso per lui la prima consigliera ed “editor”), oppure su alcuni “incidenti di percorso” nella fase di stesura di un romanzo. Il mestiere dello scrittore è, quindi, sia l’autobiografia sincera di uno scrittore amato, sia un libro sulla sua concezione di scrittura, di letteratura e di vita.

Sulla scrittura di Charles Bukowski

Sulla scrittura di Charles Bukowski

Proseguendo con i libri che parlano del mestiere di scrivere, Sulla scrittura (Guanda, a cura di Abel Debritto, traduzione di Simona Viciani) di Charles Bukowski (1920-1994) contiene testi e lettere scritte da Bukowski a editori, redattori, amici e colleghi. Tra disegni e schizzi emerge il pensiero dell’autore sull’arte dello scrivere, vista da un lato come una medicina per il male di vivere, dall’altro come un’esigenza insaziabile e inarrestabile – non di certo come un un’attività pensata a tavolino o un “semplice” mestiere.

Libri sulla scrittura e la letteratura

L’arte del romanzo di Milan Kundera

L'arte del romanzo di Milan Kundera libri sulla scrittura

I libri sulla scrittura, però, possono passare anche attraverso l’analisi della letteratura moderna e contemporanea: indagando la storia del romanzo e della poesia possiamo infatti trarre molti spunti per scrivere ancora oggi. Questo è il percorso intrapreso dallo scrittore ceco Milan Kundera (1929-2023) ne L’arte del romanzo (Adelphi, traduzione di Ena Marchi). Attraverso sette brevi saggi, l’autore de L’insostenibile leggerezza dell’essere (Adelphi, traduzione di Giuseppe Dierna) descrive l’evoluzione del romanzo europeo: da Miguel de Cervantes a Franz Kafka, passando per Gustave Flaubert e arrivando infine alla propria opera. In questa raccolta sono presenti infatti anche due saggi che chiariscono al lettore la chiave di interpretazione per leggere i suoi romanzi.

Lezioni americane di Italo Calvino

Lezioni americane di Italo Calvino libri sulla scrittura

Pubblicato postumo nel 1988, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio (Mondadori) raccoglie le lezioni che Italo Calvino (1923-1985) avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard nel 1985, anno della sua morte. Queste lezioni si soffermano su sei valori della letteratura che Calvino considera fondamentali, soprattutto in seguito ai grandi cambiamenti del Novecento e in vista del nuovo millennio: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza. Ognuna delle lezioni affronta uno di questi valori e può essere collegata ad alcuni dei testi più famosi dell’autore – da Il barone rampante (Mondadori) per la leggerezza a Le città invisibili (Mondadori) per la visibilità. Il risultato è un’opera che, a partire dal passato, offre uno spaccato sul futuro immaginato da Calvino, introducendo anche l’idea di scrittura dello stesso autore.

Letteratura palestra di libertà di George Orwell

Letteratura palestra di libertà di George Orwell libri sulla scrittura

Letteratura palestra di libertà (Mondadori, a cura di G. Bulla) di George Orwell (1903-1950) si interroga su alcune domande: cosa spinge l’uomo a scrivere? Qual è il confine tra arte e propaganda? In questi scritti, realizzati tra gli anni ’30 e ’40, George Orwell riflette sull’importanza della letteratura per costruire la libertà individuale, analizzando le proprie opere e quelle di altri autori. Tra esperienze personali e l’interpretazione di alcuni testi, l’autore de La fattoria degli animali espone la sua personale visione della parola “scrivere”.

Libri sulla scrittura: consigli d’autore a giovani scrittori e scrittrici

L’arte di costruire un romanzo di Elizabeth George

L'arte di costruire un romanzo di Elizabeth George libri sulla scrittura

Infine, i libri di scrittura possono presentarsi come veri e propri testi a supporto di autori e autrici alle prime esperienze. Questi titoli provano a mettersi nei panni dell’aspirante scrittore, tentando di sfruttare la preziosa esperienza di romanzieri e romanziere già noti e affermati. Tra questi titoli abbiamo L’arte di costruire un romanzo (Tea, traduzione di Matteo Camporesi) di Elizabeth George, scrittrice statunitense e autrice di numerosi romanzi investigativi. In questo libro George condivide con il lettore il suo processo creativo, soffermandosi sulle tecniche e i procedimenti utili per scrivere una storia gialla (ma non solo). Il titolo si rivolge infatti a tutti coloro che vorrebbero trasformare le loro idee in una vera trama.

Pronto soccorso per scrittori esordienti di Jack London

Pronto soccorso per scrittori esordienti di Jack London è uno dei libri sulla scrittura

Pronto soccorso per scrittori esordienti (minimum fax, a cura di Monica Crassi, traduzione di Andreina Lombardi Bom) di Jack London (1876-1916) contiene le accorate risposte dell’autore di Zanna bianca alle lettere che gli venivano inviate da giovani aspiranti scrittori. Assieme a queste risposte, schiette e motivanti, il libro raccoglie anche alcuni brani e articoli che sintetizzano il suo pensiero, la sua tecnica e la sua poetica.

Consigli a un giovane poeta di Nicola Gardini

Consigli a un giovane poeta di Nicola Gardini, uno dei libri sulla scrittura

Infine, concludiamo questa raccolta di libri sulla scrittura con un titolo che si rivolge a una particolare nicchia di autori: i poeti e le poetesse. Con Consigli a un giovane poeta (Garzanti) Nicola Gardini (traduttore, insegnate, autore di romanzi e di testi dedicati alla classicità) cerca di dimostrare che la poesia non è un’arte per pochi: al contrario, tutti possono scrivere in versi. Per farlo però occorre leggere molto, costruire la propria biblioteca e amare la propria lingua, entrando in contatto con i “migliori maestri”, poeti e poetesse di ogni epoca e provenienza. L’obiettivo è quello di costruire non solo la pratica, ma anche il pensiero del “giovane poeta”, che rimane tale a qualunque età.

Fonte: www.illibraio.it

Al via “The editors are in”, la raccolta fondi dedicata agli amanti della scrittura

Continuano le iniziative del Centro Formazione Supereroi, l’associazione non profit di professionisti della parola scritta (autori, editor, giornalisti, operatori culturali) nata nel 2016 con la missione di diffondere la scrittura tra gli under 18 come “superpotere per affrontare il mondo”. Per il 2024, infatti, il CFS si è dato un obiettivo ambizioso: coinvolgere mille studenti delle scuole di Milano in 40 nuovi percorsi laboratoriali gratuiti.

È nata da qui l’iniziativa di raccolta fondi intitolata THE EDITORS ARE IN: un’occasione per tutti coloro che conservano un testo nel cassetto e hanno voglia di parlarne con un professionista della parola scritta, per ricevere osservazioni, suggerimenti, consigli di lettura. Tutto aiutando i ragazzi, grazie alla propria donazione, a esplorare il mondo della scrittura, il focus di tutti i laboratori del Centro Formazione Supereroi.

Sei editor che lavorano per importanti case editrici italiane, Giordano Aterini, Edoardo Brugnatelli, Giulia Ichino, Stefano Izzo, Chiara Scaglioni e Giuseppe Strazzeri, hanno infatti deciso di donare il loro tempo al Centro Formazione Supereroi. Gli aspiranti scrittori, ma anche tutti gli appassionati che parteciperanno alla raccolta fondi (donazioni a partire da 80€), potranno iscriversi all’evento e inviare 15.000 battute e la sinossi del loro racconto o romanzo: l’editor leggerà i materiali e ne discuterà con il partecipante in una mezz’ora di discussione, scambio, scoperta. L’appuntamento con l’editor si svolgerà nella sede del CFS di via Argelati 37 a Milano o, per chi lo desiderasse, tramite ZOOM.

Di seguito le informazioni principali:

  • Come?
    Con una donazione a partire da 80€ a favore del Centro Formazione Supereroi, da effettuare entro il 6 maggio.
    Indicare nella causale: Donazione THE EDITORS ARE IN
  • Quando?
    Sabato 18 maggio 2024 in presenza.
    Nel corso di Maggio 2024 su Zoom, previo appuntamento.
  • Dove?
    Alla sede del Centro Formazione Supereroi, in via Argelati 37.
    O in videochiamata su ZOOM.
  • Le scadenze
    Iscrizione entro il 30 aprile tramite e-mail a info@centroformazionesupereroi.org
    Invio dei materiali che si vogliono sottoporre al proprio editor entro il 3 maggio (sinossi + 1 racconto o 1 capitolo del romanzo- 15.000 battute in totale).
    Donazione entro il 6 maggio.

L’obiettivo del CFS è riuscire a raccogliere, grazie al progetto THE EDITORS ARE IN, 2.500€ per finanziare 10 dei 40 percorsi laboratoriali in programma quest’anno. Con la propria donazione, ogni partecipante all’evento aiuterà così 5 ragazzi ad accedere gratuitamente ai laboratori.

Per sostenere ulteriormente il CFS è inoltre possibile donare il proprio 5×1000 all’associazione, sostenendone le attività e gli eventi e permettendo ai ragazzi di Milano e dell’hinterland di partecipare gratuitamente ai laboratori. Il CF dell’associazione per destinare il 5×1000 è 97755520158.

Fonte: www.illibraio.it

“I fiori inutili” di Luciano Menotta: quattro personaggi in cerca di una fragile felicità

Cristiano ha diciannove anni. Più che con la testa tra le nuvole, preferisce stare con i piedi nel fondo del mare, dove può rifugiarsi a scrivere poesie, e fantasticare indisturbato lontano dalle sue paure. Quando in biblioteca incontra lo sguardo di Alice, decide che per lei vale la pena emergere dai suoi fondali, per poterla avvicinare…

I fiori inutili

La loro storia è raccontata ne I fiori inutili, romanzo di Luciano Menotta, protagonista al torneo letterario gratuito IoScrittore (promosso dal gruppo GeMS e dalle sue case editrici) ora disponibile in ebook.

Assieme alla loro vita è narrata quella di Paolo, integerrimo professore e padre di famiglia che di notte è sconvolto da incubi inconfessabili. Di giorno è tormentato da imbarazzanti fantasie erotiche. Logorato dal senso di colpa, cerca conforto nella sua educazione cattolica, ma inutilmente. L’istinto irrefrenabile del suo cane lo obbligherà all’incontro con un eccentrico psicoterapeuta: l’unico capace di trattarlo come un uomo e di farlo piangere come un bambino.

Alice è bellissima e irresistibile. Ha un passato che non le dà pace, e un presente scandito da ricordi e sigarette. Vorrebbe essere diversa da come la vita l’ha modellata, ma si sente intrappolata nel ripetersi dello stesso copione. Leonardo ama la sua auto, ma odia se stesso. Vive aiutando dei minorenni immigrati a ricostruirsi una vita, perché non riesce a prendersi cura della sua…

Un promontorio a picco sul mare, la macchia mediterranea, una vecchia Volvo, l’invisibile routine di un’estate di provincia, all’interno della quale le trame di questi personaggi scorrono l’una accanto all’altra sfiorandosi, fino a entrare irrimediabilmente in collisione tra loro, nell’epicentro di un cataclisma chiamato amore. Un inno alle persone fragili, dove ogni storia è un tassello di un unico mosaico che parla delle paure e delle devianze che si cristallizzano con l’avvento dell’età adulta.

Un piccolo affresco della nostra civiltà che racconta l’inevitabile perdita dell’innocenza che caratterizza la giovinezza e dell’enorme fatica per riconquistarla, prima che sia troppo tardi.

Luciano Menotta ha una laurea in lettere moderne. Per anni ha viaggiato in tournée tra l’Italia e l’Europa come clown, finché non ha deciso che il palcoscenico che preferisce è un foglio di carta bianco. Nel 2022 ha pubblicato per la casa editrice peQuod Il volo degli storni, un breve romanzo di formazione.

Fonte: www.illibraio.it

Un’estate che comincia, quattro vite che si sfiorano, la fragile ricerca della felicità 

Il libro in una frase

…e lui a quel gesto cadde, come un esercito cade di fronte a un miracolo.

Amici di scaffale

Raymond Queneau, John Steinbeck, John Fante, Dino Buzzati, Ray Bradbury, Roald Dahl, David Almond, Boris Vian, Michail Bulgakov, Gabriel Garcia Marquez, George Orwell, Tommaso Landolfi, Leonardo Sciascia, Mo Yan, Samuel Beckett, C.S. Lewis, Michael Ende, Fred Vargas, Daniel Pennac.

Segni particolari

Per scrivere “I fiori inutili” ho impiegato due anni. Questo romanzo è collegato al mio primo libro “Il volo degli storni” (peQuod edizioni, maggio 2022), alcuni dei personaggi sono gli stessi, ma li ritroviamo cinque anni dopo. Entrambi i libri hanno a che fare con l’adolescenza e con il rapporto che hanno gli adulti con questa età di formazione e di rivoluzione. In questo secondo libro in particolare l’adolescenza finisce e inizia qualcos’altro, infatti vengono affrontate tematiche più adulte come l’innamoramento, la coppia e il sesso. Ho voluto tessere trame che avessero per protagonisti personaggi con età diverse tra loro, ma accomunati dalle stesse difficoltà trasversali nell’affrontare la vita: dare forma ai propri desideri, affrontare le proprie paure, riuscire ad amare gli altri e se stessi. Quando mi immergo nella creazione di un personaggio mi appoggio molto alla realtà, a ciò che osservo ogni giorno, mi interessa scrivere della discrepanza che si crea tra il suo mondo interiore e quello che gli accade quotidianamente. Mi piace mettere in luce ciò che c’è di straordinario nella semplicità che ci circonda: per dirla citando Erving Polster “Ogni vita merita un romanzo”.

Una curiosità: il capitolo intitolato “Giacomelli” è dedicato a Mario Giacomelli, fotografo di fama internazionale che ha immortalato le campagne marchigiane, con il quale condivido la città natale.

Dove e quando

Il libro si svolge in un tempo contemporaneo, nella costiera Adriatica marchigiana. In particolare un episodio ha come cornice una delle spiagge più famose del promontorio del Conero, anche se nel testo non vengono esplicitati riferimenti geografici precisi.

Tag

#crisi #estatemediterranea #conflittiinteriori #primoamore #belliedannati #paure #finedell’adolescenza #Volvo240 #amicizia #poesia #trameintrecciate #finedell’adolescenza

Come e perché ho deciso di partecipare a IoScrittore

Quando ho terminato il mio primo romanzo “Il volo degli storni”, cercavo case editrici alle quali spedire il manoscritto e in molti siti importanti trovavo il link al torneo Ioscrittore di cui non sapevo nulla. Mi è subito sembrata un’ottima occasione, ma era troppo tardi per partecipare con quel lavoro (era il mese di maggio 2021 e il torneo era già avviato). Nello stesso anno ho partecipato con l’incipit della prima stesura de “I fiori inutili” che aveva un titolo diverso, ma in quella forma non è riuscito a passare la prima selezione. Ho continuato a lavorare al libro e ho partecipato all’edizione 2022/2023 classificandomi tra i primi dieci vincitori.   

“L’ultima primavera di Kronenberg”: il rapporto allievo-maestro nel romanzo di Marco Lazzarin

Jacopo conosce a memoria i romanzi del famoso Lionel Kronenberg, e proprio da quella passione è nato il desiderio di diventare uno scrittore. Un sogno che, purtroppo, ha dovuto richiudere nel cassetto, infranto da un brutto scherzo che gli ha giocato la vita…

Così, quando si trova a fare da accompagnatore a Kronenberg durante un festival letterario non ha grandi aspettative: è solo felice di poterlo incontrare. Ma lui si rivela scorbutico e poco cordiale. Sembra che nulla possa abbattere le sue difese, neppure la profonda ammirazione che Jacopo gli dimostra.

L’ultima primavera di Kronenberg, esordio di Marco Lazzarin (Garzanti), mostra però che dietro allo scrittore c’è un uomo. Un uomo con un segreto che non vuole svelare. Perché anche chi vive di parole può decidere di utilizzarne solo alcune, consegnandone altre all’oblio. Eppure, raccontare le proprie storie, a volte, non è un atto consapevole, ma un bisogno primordiale. Un istinto che infrange ogni barriera. L’unico modo per dare un senso al caos della realtà.

Kronenberg non si aspettava che accadesse proprio in quel momento e Jacopo non era pronto a essere travolto da quel tornado di verità. Ora non gli resta che riprendere in mano la penna e affrontare la parte più nascosta di sé: solo così può imparare a vivere. Ma ci vuole coraggio. Il coraggio di un bravo autore. Solo così può nascere un capolavoro…

L’autore – insegnante di inglese nato nel 1987 – realizza un esordio che affonda le mani nel processo creativo che attinge dalla vita reale. Una finestra aperta sugli angoli più reconditi dell’anima. Un inno al potere della scrittura, che può essere un dono e al contempo un fardello. Ma che rende unici.

L'ultima primavera di Kronenberg di Marco Lazzarin

Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it pubblichiamo un estratto del libro:

VENEZIA

Alla mia prima lezione d’università – era un lunedì di fine settembre, in un’aula bassa e oblunga, un vecchio magazzino messo a nuovo per ospitare noi studenti – mi ritrovai di fronte a Irene Zorzi: giovane professoressa di letteratura inglese dalla curiosa capigliatura asimmetrica, un’insegnante piena di brio, mossa da una spiccata vivacità intellettuale e un ribollente entusiasmo per le nostre menti impressionabili. La sua intenzione per quel primo semestre – disse quel giorno, dopo un mare di informazioni e di consigli – era di renderci professionisti della lettura, o meglio, persone in grado di leggere sul serio, che significava non solo essere capaci di capire e dissezionare un testo in ogni suo dettaglio, ma sopra ogni cosa di saper cogliere quel nucleo di umanità che si cela tra le parole e le pagine di ogni buon romanzo – cos’altro potevo chiedere? Mancavano venti minuti alla fine della lezione quando scrisse l’incipit di Pride and Prejudice alla lavagna, e mostrò a noi novizi cosa intendeva: iniziò a smontare quel breve paragrafo frase per frase, fermandosi su ogni possibile connotazione di ciascuna parola, e dedusse così le questioni chiave del romanzo da una mera manciata di righe. Rimasi estasiato di fronte a quelle sue capacità e, sin da subito desideroso di essere preso sotto la sua ala, non ci misi che pochi giorni per trovare il coraggio di sottoporre i miei racconti al suo sguardo severo di professionista della lettura.

«Ci sono molti problemi qui», mi disse con franchezza, tenendo in mano i fogli che la settimana prima le avevo consegnato alla fine di una lezione. Non fui sorpreso: avevo perso la speranza che avesse una buona parola sulle mie pagine sin da quando ero entrato nel suo studiolo buio e avevo visto la sua espressione insoddisfatta – eppure il fallimento era dolce, perché per la prima volta sentivo che qualcuno prendeva sul serio quella mia immaginazione che da anni rispondeva alla necessità inspiegabile di mettere in parole una realtà alternativa che non solo avesse senso, ma che avesse pure un briciolo del potere che trovavo nei romanzi e racconti che adoravo. Dedicò solo poche frasi alle mie incapacità di caratterizzazione, all’improbabilità psicologica dei miei personaggi, al mio lirismo forzato, come se tutto ciò fosse scontato, e passò invece quasi mezz’ora a dissezionare alcuni errori che ingenuamente mi sembravano minuzie. «Non può, e ripeto, non può», mi disse, «sostituire una parola con un’altra a piacimento. Deve rendersi conto che ognuna di esse, anche la più piccola, ha il suo significato e lei non può permettersi di abusarne. È suo dovere prestare attenzione a queste cose. Altrimenti è solo fiction mediocre. Ha mai sentito parlare del mot juste? Bene, vada a guardare cos’è, e se lo fissi in mente. Dev’essere il suo primo comandamento. Non può permettersi di mancare di rispetto alle parole – sono la sua materia prima. Non ci pensi neanche a darmi robaccia del genere la prossima volta.» Le pagine che aveva letto erano tanto brutte, a parer suo, che era meglio mettere da parte tutto ciò che avevo scritto fino a quel momento e cominciare a lavorare su nuove idee, partendo da ciò che stavo imparando a lezione e dagli errori che mi aveva appena fatto notare. La cosa importante, intanto, era che ci sarebbe stata una prossima volta.

Passò poi a chiedermi cosa leggevo, una domanda che sembrava essere più importante di qualsiasi altra. «Insomma», disse, «come può immaginare di scrivere bene, se non legge bene libri scritti bene? Per poter scrivere deve prima di tutto saper leggere, penso che questo le sia chiaro ormai.» Evitai di menzionare la mia vasta conoscenza della Terra di Mezzo, e feci invece i nomi degli scrittori con i quali più volevo identificarmi: le parlai profusamente della mia dedizione a Shakespeare, del Conrad di Lord Jim e della prima pagina di The Shadow-Line, e finii nominando Lionel Kronenberg. Di quest’ultimo, in verità, avevo acquistato Nella nebbia a fuoco solo pochi giorni prima e non avevo ancora iniziato a leggerlo, ma avevo l’impressione che sarebbe stato uno di quegli scrittori da annoverare tra le mie influenze in futuro – stavo solo accorciando i tempi. A sentire quel nome, però, la professoressa Zorzi rimase colpita. Mi chiese cos’avevo letto di suo, e io risposi col titolo del libro che dovevo ancora aprire.

«Ha mai sentito parlare di The Seasons Quartet?»

«È il prossimo in lista», risposi. Non era vero, almeno non prima che entrassi da quella porta.

«Bene, allora. Non appena lo ha letto, torni qui che ne parliamo. Lo legga in inglese – non in italiano. Più faticoso, ma vale la pena.»

Non appena tornai a casa, ordinai l’edizione inglese del libro che la Zorzi mi aveva consigliato, e, trascurando le letture obbligatorie dei corsi, iniziai subito a leggere Nella nebbia a fuoco. Il romanzo si incentra su Stefan Eicher, giornalista quarantenne di Londra, e il suo rapporto con Dieter, suo padre, ricoverato da mesi nel reparto oncologico del St George’s Hospital. Quando il padre inizia a soffrire di ricorrenti flashback nei quali crede di essere tornato sotto i bombardieri tedeschi nei giorni del Blitz, Stefan tenta di ricostruire quel passato: solo allora scopre che durante la guerra Dieter, giovane medico tedesco fuggito dalla Germania nazista, aveva lavorato in un ospedale nell’East End di Londra, zona calda dei bombardamenti, e aveva provato a espiare il tormento, l’orrore e il senso di colpa curando le vittime dei suoi connazionali. Mentre assiste il padre e cerca di fare i conti con la sua morte imminente, Stefan scopre così la vita di cui Dieter non aveva mai parlato, e si immerge assieme a lui – nei momenti di lucidità come nei momenti di confusione –
nella memoria di quei mesi ormai irraggiungibili e fin troppo tangibili al tempo stesso. Lessi le quattrocento pagine in meno di quattro giorni. Ne uscii estasiato.

Con The Seasons Quartet ebbi qualche difficoltà in più. Era uno dei miei primi libri in inglese, e dovevo rileggere la stessa pagina due volte prima di capirla a fondo, per non parlare delle lunghe frasi, che non erano sempre semplici da districare – ci impiegai un mese e mezzo per arrivare alla fine. Il paperback, apparso solo poche settimane prima, raccoglieva quattro romanzi brevi che Kronenberg aveva pubblicato in successione tra il 2002 e il 2005, legati alla figura di Edward Hoffmann, uno scrittore di successo che dopo un periodo di difficoltà si ritira con il suo cane, Pip, nella campagna inglese, dove conduce un’esistenza essenziale, fatta di solitudine e di gesti semplici e ripetitivi. In ciascun racconto, Hoffmann prova a fare i conti col ricordo di una delle persone che più l’hanno modellato: parla della madre scomparsa in Winter, del figlio in Spring, del fratello in Summer, di sua moglie in Autumn. Le quattro parti sono quasi prive d’azione – in Summer, ad esempio, Hoffmann porta a passeggio il cane nel pomeriggio, prepara la cena, legge prima di andare a dormire, nulla di più – ma quel presente ordinario è solo il punto di partenza per ripetute incursioni nella memoria, involontarie e inevitabili, da cui Hoffmann emerge con immagini e storie dal suo passato – o, come lo definisce lui, il «caleidoscopio instabile di ricordi che chiamiamo vita». In quegli innumerevoli scorci impressionistici in cui il passato è inscindibile dal presente vidi così tanta vita da rimanerne stordito – una vita che riconoscevo come nuda e dura, perfino brutale a volte, eppure vera, spogliata di ogni illusione e di ogni falsità, intrisa di tragicità e caos, come pure di profonda umanità. Era qualcosa che non conoscevo a fondo – avevo solo diciannove anni di serenità sulle mie spalle – ma che identificavo, quasi mio malgrado, come appartenente a quel mondo di cui mi apprestavo a far parte. Fu allora che sentii per la prima volta quella sensazione relegata alla vera letteratura; quella sensazione per cui, alla fine di un libro, ti sembra di aver capito qualcosa in più dell’interminabile significato dell’essere umano. Ne uscii sfinito.

©2024, Garzanti S.r.l., Milano
Gruppo editoriale Mauri Spagnol

(Continua in libreria…)

Fonte: www.illibraio.it