“Gli incontri che ti cambiano la vita, o quantomeno ti fanno venir voglia di viverla davvero”

Il libro in una frase
Dalla generazione che ha riempito le piazze di ideali e proclami ne è nata un’altra, apparentemente più fragile, in cerca di un senso o almeno di una direzione: e forse, tra la poesia dei grandi ideali e la sotterranea disperazione di un’epoca che sembra negare validità a qualsiasi utopia, l’unica strada è intrecciare fiori.
Amici di scaffale
Da sempre cerco un percorso nella scrittura che sia soltanto mio, ma ho molti amati compagni di viaggio, ognuno dei quali ha cambiato un pezzetto della mia vita. Ne ho scovati alcuni che hanno qualche legame di parentela con Quando intrecciavamo fiori.
Momo di Michael Ende è stato per tutti questi anni il mio nick sul blog di IoScrittore e ben rappresenta la mia sensibilità e il mio rapporto con la fantasia.
Agata e pietra nera di Ursula K. Le Guin è l’unico romanzo di formazione che ho sempre avuto in mente negli anni in cui ho scritto Quando intrecciavamo fiori
Missa sine nomine di Ernst Wiechert è stato importante per la mia vita e lo è per quella di Irene, la protagonista (naturalmente se vuoi sapere perché devi leggerlo, altrimenti che ne è della mia auto-promozione?).
Walden – Vita nei boschi di Henry David Thoreau è il libro-guida di Irene adolescente, così come lo è stato per me.
Lo strano mondo di Alex Woods di Gavin Extence parla di un ragazzo molto diverso da quelli che ci raccontano i media e dell’integrità, molto simile all’autenticità di cui sono in cerca i miei protagonisti.
Segni particolari
Hai presente i giorni in cui l’autunno si fa strada tra i tronchi dei faggi con passi di foglie che cadono, il freddo morde gli zigomi e a casa ti attende una tisana calda? Quei giorni in cui d’improvviso ti sembra di udire il rumore di una porta che ti si chiude alle spalle e ti rendi conto che ti stai affacciando sul futuro, no way back, e che tutto ciò che è rimasto dietro quella porta dev’essere riascoltato per partire con un bagaglio più leggero?
In Quando intrecciavamo fiori ci sono la musica, rock, pop e tradizionale; il legno, con i suoi profumi e la lentezza del suo crescere; l’aria rarefatta delle vette e il vuoto dei boschi abitati solo dal freddo.
E poi le immagini. Un bambino minuscolo sotto un enorme canestro. Una ragazza in bilico sulla cresta di una montagna. Una bottiglia rotta su un pianoforte. Una scultura dagli occhi viventi. Un abbraccio che sa di fumo, a novembre.
E gli incontri che ti cambiano la vita, o quantomeno ti fanno venir voglia di viverla davvero.
Tag
Amicizia, autenticità, musica, montagna, intrecciare fiori, sogni, utopia.
Dove e quando
In Trentino, tra gli anni Novanta e i primi confusi anni Duemila: un Trentino parallelo che potrebbe essere, potrebbe essere stato o forse non potrebbe essere mai.
Tra i giovani che non incontri nelle discoteche e nemmeno alle feste, ma in un bosco, dietro gli scaffali di una biblioteca, in una sala prove fumosa e scalcagnata, tra le firme infreddolite lasciate in un libro di vetta.
Come e perché ho deciso di partecipare a IoScrittore
Molti scrittori sono bestie sole, il Trentino con la sua corona di montagne può trasformarsi in una prigione dorata e asfittica e così nel 2010 decido che IoScrittore può essere una buona occasione per incontrare altri della mia stessa specie. Accade veramente! Ricordo la prima edizione, e gli incontri che ne sono nati, come una magica alchimia.
Così ogni anno, da allora, partecipo a IoScrittore.
«Sei libera a marzo?»
«No, devo leggere gli incipit di IoScrittore.»
«IoScrittore, già… Hai provato a parlarne con qualcuno?»
Da allora ho ricevuto tantissimi commenti: scettici, lirici, paternalistici, ironici, lapidari, affettuosi, saccenti, incoraggianti… quasi tutti, comunque, pervasi dal sincero desiderio di essere utili. Amo ciò che scrivo ma non ne sono gelosa: mi piace reimpastare i miei testi e, quando trovo un commento che valga la pena di essere seguito, mi rimetto volentieri al lavoro.
Inoltre ho letto tanti testi, una parte dei quali forse non verrà mai pubblicata, alcuni disperatamente belli.
E poi ho bisogno di testare quello che scrivo.
Infine… Che sono grafomane l’ho già detto?

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Il backstage dello scrittore

3 situazioni che prima o poi uno scrittore si trova ad affrontare, raccontate da uno di loro

1- L’incontro con i lettori 
Cominciai a scrivere racconti all’età di dodici anni. Il mio era più un lamento, però, una teoria di storielle autobiografiche. L’unica che sembrava apprezzare – al punto da commissionarmi i sequel dei miei racconti! – era una ragazzina che inspiegabilmente aveva una cotta per me. Poi ho lavorato come giornalista per una decina d’anni. Un giornale è come una squadra di calcio, si dividono gli onori e gli oneri, le glorie e le frustrazioni. Ci si può nascondere, in certo qual modo. Scrivere un romanzo è diverso. È come un singolo a tennis: sei tu e basta. Se sbagli, sbagli da solo. Il mio primo contatto con un lettore è stato singolare: l’ho mandato al diavolo. Era da poco uscito il mio primo romanzo, giravo in scooter per la città, sbrigavo faccende. Azzardai un sorpasso su una strada con la striscia continua, era quasi fatta, ma poi l’auto girò un pochino a sinistra rischiando di investirmi. Con impeto eccezionale mi voltai verso il conducente e lo mandai calorosamente a quel paese. Vidi che sul cruscotto aveva il mio romanzo. Pensai che, a ogni buon conto, la mia era pur sempre una dedica.

2 – Trovarsi “in cattedra”
Una delle cose più strane che mi siano capitate (e che ancora mi capita) è essere invitato nelle scuole e nelle università a parlare con gli studenti. Io che a scuola ero pluriripetente. Bocciato tre volte. A un certo punto cambiai anche scuola, iscrivendomi all’istituto tecnico in cui insegnava mia madre, contando sul fatto che mi avrebbero promosso per una questione di solidarietà fra colleghi. Ottenni due risultati. Il primo: mi bocciarono anche lì. Il secondo: a una settimana dalla mia iscrizione, quando la incrociavano nei corridoi i colleghi non salutavano più mia madre. Ogni insegnante, ogni preside, ogni docente universitario che mi chiama a parlare coi suoi studenti, sa che lo racconterò. Non me ne vanterò, certo, perché non c’è nulla di cui vantarsi, ma lo racconterò. In queste occasioni mi sento come se mi trovassi dalla parte sbagliata della cattedra. Cos’è cambiato in me da quando ero un pluriripetente? Quasi nulla, direi. E’ una specie di paradosso.

3 – Riconoscere al volo il proprio talento
Per tanti anni ho fatto il musicista di jazz: suonavo nei locali, insegnavo musica, collaboravo con musicisti di grande fama e talento. Ero deciso a fare il musicista. Al mio maestro e mentore, un giorno dissi: “Non ho alternative. Devo diventare un professionista. Nella mia vita non ci sono altre opzioni, non ammetto nient’altro che questo. Devo essere un musicista”. Non sono mai riuscito a sfondare. Un giorno appesi la chitarra al chiodo (tradotto: vendetti due chitarre per svariati milioni di lire) pensando: se devo arrangiarmi a dare lezioni e a suonare per pochi spiccioli, se questa è la vita che faccio, allora vuol dire che non ho abbastanza talento. L’approccio alla scrittura è stato completamente opposto. Cominciai a scrivere un romanzo come se fosse una scommessa, una specie di esperimento. Pensavo: “Che me ne frega. Se mi va male, come quasi certamente accadrà, avrò da leggere tutti i libri del mondo”. Quell’esperimento si concluse così: la mia agente mi telefonò per chiedermi: “Con quale editore vuoi pubblicare?”. Le risposi: “Guarda, me ne basta uno, un solo povero disgraziato”. Mi disse che ce n’erano cinque, ed erano cinque fantastici editori. La cosa bella è che, in ogni caso, non ho dovuto mettere da parte il mio sogno di leggere tutti i libri del mondo.

Stefano Piedimonte è nato a Napoli nel 1980 e si è laureato all’università L’Orientale. Ha lavorato per giornali e trasmissioni televisive, occupandosi principalmente di cronaca nera. I suoi racconti e articoli sono pubblicati nelle pagine culturali di Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Satisfiction, Corriere del Ticino, L’Unità. Per Guanda ha pubblicato Nel nome dello Zio (2012) e Voglio solo ammazzarti (2013). Il 25 settembre esce sempre per Guanda il suo nuovo romanzo, L’assassino non sa scrivere.