“L’occhio del Leviatano” di Paolo Lodigiani: una storia di mare e destini incrociati

Il mare è vita, il mare è movimento incessante, perenne. Il mare è forza, primitiva e terribile, energia vitale e rigenerante; senso e fuga, scopo e abbandono, inizio e fine. In mare e per mare Giulio intende percorrere l’ultimo tratto della sua vita: un finto funerale, la fuga da famiglia e affetti dopo un’esistenza apparentemente felice e appagata e Zoe, la fedele barca a vela, pronta per una nuova, ultima rotta verso l’ignoto, per perdersi o, forse, ritrovarsi definitivamente…

L'occhio del Leviatano di Paolo Lodigiani

La sua storia è raccontata ne L’occhio del Leviatano, romanzo di Paolo Lodigiani protagonista al torneo letterario gratuito IoScrittore (promosso dal gruppo GeMS) ora disponibile in ebook, che porta tra storie di mare, mai lineari e fatte di venti incostanti e capricciosi.

Il lungo viaggio tanto vagheggiato si arena in un tranquillo paesino del sud della Francia, per quattro anni. Un lungo abbandono, presso un molo assolato e silenzioso, che sembra imprigionare Giulio in un incantesimo omerico; ma un messaggio della piccola nipote adorata lo raggiunge e lo strappa dal suo torpido limbo.

Deve riprendere il mare, deve tornare, nonostante all’orizzonte si profili una delle terribili burrasche per le quali è famoso il Golfo del Leone. Su quelle stesse acque, sulla cresta delle stesse onde, altri destini si stanno compiendo: uno yacht, il Beau Geste, naviga incerto come le vite delle otto persone che sono a bordo, sballottate dal vento come dalla vita tra inganni e passioni. Tra loro c’è Camila, che sul mare è nata e che del mare sembra conoscere ogni segreto; quando le due barche incrociano le loro rotte, si incrociano anche i destini di Giulio e Camila.

Come in tutte le tempeste, riaffioreranno antichi ricordi e lontani episodi, dolori mai sopiti saliranno in superficie, ma pure nuove prospettive si apriranno come le nubi all’arrivo del sole. E resterà una nuova leggenda d’acqua salata, un’altra storia di marinai in una taverna di porto

Paolo Lodigiani, nato a Milano nel 1948, ha lavorato per oltre vent’anni come manager di una grande impresa di costruzioni civili prima di dedicarsi professionalmente alla sua passione per il mare e per la vela, fondando una società di progettazione nautica. È autore di manuali sulla progettazione e la costruzione di barche, di guide nautiche e di numerosi articoli sugli aspetti storici della navigazione e sulla cultura del mare. Ha avviato e tuttora segue iniziative di cooperazione nel settore nautico in paesi dell’Africa e dell’America latina.

Fonte: www.illibraio.it

Una storia di mare, di destini incrociati, di morte e di rinascita

Il libro in una frase

Un vecchio ritrova sé stesso e il gusto della vita nel confronto con le forze della natura, nell’accettazione del proprio passato e, soprattutto, nell’acquisire la consapevolezza che è impossibile staccarsi definitivamente dagli affetti e dalle emozioni.

Amici di scaffale

Dai tempi lontani del liceo i classici greci sono rimasti i miei più fedeli e autorevoli amici di scaffale. Accanto a essi negli anni, spinto dalla passione per la vela, ho accumulato scaffali sterminati di libri sul mare e sulle barche, molti dei quali sono diventati buoni amici. Preferisco quelli di scrittori che sono anche veri uomini di mare: Conrad e Melville sopra a tutti, e, fra i più recenti, Björn Larsson, Bernard Moitessier, Carlo Sciarrelli. Più che amica chiamerei compagna di vita l’Odissea, un autentico miracolo letterario: nei quasi tremila anni trascorsi da quando la scrisse un autore di cui nulla si sa, nemmeno se sia veramente esistito, nessun’altra opera è mai riuscita a esprimere con altrettanta poesia il fascino del mare e dell’avventura.

Segni particolari

Il protagonista, coetaneo dell’autore, è un anziano, ha settantaquattro anni quando racconta la sua storia a uno sconosciuto. Ho concepito il romanzo come una meditazione sulla vecchiaia. Poi ha preso altre vie, colorandosi di thriller e di avventura. Tema di fondo rimane la vecchiaia, età per molti aspetti spiacevole ma interessante. A renderla tale è che, come in un’adolescenza al contrario, si passa dal mondo adulto, con il suo carico di impegni e responsabilità, con i suoi ruoli ben definiti, a una nuova fase di irresponsabilità e innocenza, quasi un ritorno all’infanzia. Con l’adolescenza condivide inquietudini, timori e speranze alla ricerca di una nuova identità, che per l’anziano sarà quella finale.   

Altro segno particolare che accomuna autore e protagonista: entrambi non amano parlare di sé stessi, essere al centro dell’attenzione. Eppure, per qualche centinaio di pagine, il protagonista si confessa a uno sconosciuto. Per l’autore vale quanto acutamente osserva Philip Roth: “Il romanzo fornisce a chi lo inventa una trama menzognera in virtù della quale esprime la sua indicibile verità.”

Dove e quando

La vicenda del romanzo si svolge pochi anni fa, ma il quando non ha molta importanza, essendo rari i riferimenti all’attualità. Il dove invece conta: gli eventi raccontati sono ambientati nel golfo del Leone, luogo in cui, come ben sanno i naviganti, l’amabile Mediterraneo può mostrare il suo volto più aggressivo e selvaggio. Mai illudersi che il mare sia amico dell’uomo. Al più, come scriveva Conrad, è complice della sua inquietudine. 

Tag

 mare, barca, tempesta, abbandono, rinascita, Mediterraneo, morte

Come e perché ho deciso di partecipare a IoScrittore

Mi piace la formula del torneo. L’autore è il peggior giudice del proprio romanzo, seguito a ruota da amici e parenti, talvolta condizionati dall’affetto e dalla gentilezza. Il parere di lettori anonimi, per di più accomunati dalla stessa passione per la scrittura, è il migliore che si possa ottenere, anche se non ha il potere taumaturgico di rassicurare totalmente l’autore sulla validità di ciò che scrive. L’idea della pubblicazione era molto lontana dalle mie aspettative, ritenendo statisticamente improbabile risultare fra dieci eletti su 3800 partecipanti. Le speranze si erano azzerate quando, leggendo i dieci romanzi da valutare, ne ho trovato due che mi sembravano dal punto di vista letterario migliori del mio. Scoprirmi fra i vincitori è stata una vera sorpresa. Magari sarà, in età non più tenera, una nuova avventura che inizia. 

Frasi sulla famiglia: alcune fra le più belle tratte dalla letteratura

Il concetto di famiglia, che esiste da millenni nelle società umane, è quello che permette a un gruppo di persone più o meno grande di creare un rapporto di sostegno reciproco sulla base di un legame di sangue, di un vincolo come quello del matrimonio o dell’unione civile, o anche solo di una profonda affettività reciproca.

Avendo delle sfaccettature numerose e complesse, come già si intuisce da questa prima definizione e come dimostrano i dibattiti collettivi ancora in corso sull’argomento, l’idea di famiglia ha affascinato gli scrittori e le scrittrici di ogni periodo storico.

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Da Lev N. Tolstoj a Louisa May Alcott, passando per Alphonse de Lamartine e per Gilbert Keith Chesterton, ecco quindi una selezione di frasi sulla famiglia tratte dalla letteratura di ieri e di oggi, che tanto nei romanzi quanto nella saggistica ne esplorano le più disparate caratteristiche e peculiarità

Cominciamo con una delle frasi sulla famiglia più celebri della letteratura di tutti i tempi, e con cui si apre Anna Karenina (Garzanti, traduzione di Pietro Zveteremich), capolavoro dello scrittore russo Lev N. Tolstoj (1828-1910). Una constatazione dedicata alle differenze che distinguono una famiglia dalle altre, specialmente quando – per qualche motivo – risulta difficile trovare un certo equilibrio:

Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.

All’altro opposto, nella convinzione che la famiglia sia sempre da apprezzare, nonostante quasi sempre le problematiche non manchino, si colloca l’autrice inglese Louisa May Alcott (1832-1888), che nel suo Piccole donne crescono (Salani, traduzione di Clara Rubens, Dida Paggi ed Elda Levi), prosieguo del celebre romanzo di formazione Piccole donne, indica quanto sia prezioso, comunque vada, avere degli affetti su cui contare:

Per me, non c’è che dire: la cosa più bella del creato è la famiglia!

Una delle frasi sulla famiglia di Louisa May Alcott

Naturalmente sono numerose le sfumature di grigio fra questi due visioni, fra le quali segnaliamo in particolare una profonda considerazione firmata Alphonse de Lamartine (1790-1869), scrittore francese che nelle sue Confidenze (Sonzogno, traduzione di Carlo Artuso) del 1849 ci spiega il motivo per cui la famiglia sia a suo avviso una proiezione amplificata delle nostre vite individuali:

La famiglia, evidentemente, è un secondo noi stessi, esistente prima di noi e sopraviventeci con quello che vi è di migliore in noi: è l’immagine della santa e amorosa unità degli esseri, rivelata dal piccolo gruppo di esseri collegati fra loro, e resa visibile dal sentimento!

Di opinione simile è anche Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), che nel suo Eretici (Lindau, traduzione di Cristina Cavalli) del 1905 si concentra in particolare sulla famiglia intesa come spazio e luogo simbolico dal quale veniamo accolti dopo la nostra nascita, creando un suggestivo parallelismo fra la dimensione domestica e una più letteraria e allegorica:

Quando entriamo nella famiglia, con l’atto di nascita, entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo che ha le sue strane leggi, un mondo che potrebbe fare a meno di noi, un mondo che non abbiamo creato. In altre parole, quando entriamo in una famiglia, entriamo in una favola.

Una delle frasi sulla famiglia di Gilbert K. Chesterton

Un punto di vista che lo scrittore e giornalista britannico affianca a un’altra sua frase sulla famiglia altrettanto significativa, che possiamo rintracciare invece nel suo Fantasie e fedi del 1923. Qui, il suo focus si sposta dalla famiglia di origine a quella che ha l’occasione di creare ciascuno di noi nel corso della propria vita, descrivendola con poche ma incisive parole da tenere a mente ancora oggi:

La famiglia è il test della libertà, perché è l’unica cosa che l’uomo libero fa da sé per sé.

Fonte: www.illibraio.it