Le 400 opere finaliste a IoScrittore 2021

Ecco i titoli dei 400 romanzi che hanno superato la seconda fase del Torneo letterario. Complimenti a tutti!

A che distanza è il cielo

A un passo da te

A un passo dall’oblio

Acciaio!

Addiction

Adelina superstar

Agenzia di viaggi per mondi possibili. Il laboratorio segreto

Agiografia di Anton Gujic

Ahi lasso

Ai confini di Dio

Al termine della strada

Alberi di famiglia

Alfa Star One: una minaccia dal passato

Altalene

Altre forme di vita

Anche le stelle tremano

Angeli senza voce

Anima nella notte

Antonio

Aria di famiglia

Avventure di A.V., veterinario per cavalli in Piemonte

Ballando con te a mezzanotte

Banane acerbe

Biglietto per il nord sola andata

Bilancio provvisorio, un’autobiografia sentimentale

Brina

Bumbare, storia di Ida e Valdina, di Emilia e Luze

C@melot

Caffè spensieri

Caìgo. Nebbia in Val Padana

Caino. La nascita di Sara

Calipso

Campi

Canaletto Canaletto!

Cani sciolti

Capoverso

Cappuccino e cornetto con delitto

Carne sprecata

Cattleya. Il destino delle terre azzurre

Chess Kelvin

Chi muore e chi uccide

Chiamami papà

Classe 1911, i sogni devono attendere

Coazione a ripetere

Collide, l’incontro tra luce e ombra

Combinato disposto

Come gamberi ubriachi

Come quando c’era il lago

Come un filo di fumo

Come un giallo che si rispetti. Delitto alla Tufaia

Copia per conoscenza

Cose dell’altro mondo

Costa Norte

Cromosoma odio

Cronache dalle terre invase

Da dove vengono quei soldi?

Dei e uomini. Racconti di Dunes

Del tempo e del caffè

Di gente in gente

Di nuovo laggiù

Di ogni erba un fascio

Ditemi la verità sulla bellezza

Dove i libri amano nascondersi

Dove il mondo finisce

Dove vanno a finire le tartarughe

2044. Protocollo zero

2081. Il principio del buio

Dulcis in fundo

È un mondo che va digerito

Ed io volevo soltanto essere invisibile

Etimmè

Fatto per correre

Fermata Cinghio Sud

Fiat lux

Fichi d’India

Figlia di cardinale

Figlio d’un sogno

Filari d’ombra

Filone d’Alessandria: Gesù il suo discepolo preferito

Fine pena mai. La tragicomica vita di un padre per caso

Fiori di ciliegio nella notte

Frammenti di una nuova era

Frate Andreotti

Fuorisede

Gemma e la maledizione del tempo sospeso

Ginkgo

Giovedì gnocchi

Gli (a)sociali: la vera vita online di Amy, Amedeo, Mitti e i ragazzi del gruppo

Gli amori di Monsieur Girard

Gli avventurieri dell’Apocalisse

Gli inguaribili

Gli spiriti di Shor

Gocce di marea

Gramigna

Graziella, alza lo sguardo

Gruppo Infotek buongiorno

Guardo il mare

Hervè

I cinque giorni in cui occupammo la scuola

I custodi delle alleanze

I desideri delle formiche

I detective portano sfiga

I dieci kimono di Johann Kappler

I fantasmi di Iris

I gatti del Dottor Panner

I giorni del vento e del fuoco

I misteri del golfo

I tarocchi del cuntastorie

I viandanti della cattiva strada

Ibernato vol. I

Il bambino senza occhi

Il braccio mancante

Il canto primitivo

Il cappio invisibile

Il castello di cristallo

Il confine della pelle

Il contratto

Il custode dei mondi

Il debutto

Il delitto della vecchia guardia

Il dente del lupo

Il dono

Il fiore dell’Apocalisse

Il fornaio di Londra

Il fuoco

Il fuoco sull’Equatore

Il giardino dei pensieri nascosti

Il gioco di Blue

Il giuoco delle permutazioni di vita

Il granchio

Il grande ronzio

Il grande scherzo

Il grembo

Il lessico della morte

Il Lunedì dell’Angelo

Il manuale del distacco, come se non fossi ancora polvere

Il mercante di ombre

Il momento di volare

Il mondo di là

Il nono cerchio

Il passo del granchio

Il peso specifico di una piuma

Il pollice sinistro

Il profilo migliore

Il ragazzo dello zucchero filato

Il regno di Flos. Lo scarabeo nero

Il secondo Big Bang

Il secondo figlio

Il segreto della tempesta

Il sole è solo

Il sole negli occhi

Il sole non tramonta mai

Il tempo è ora

Il teorema di Atticus Maimone

Il terrorista

Il trentacinquesimo parallelo

Il venditore di miele

Il vento della notte

Il viaggiatore di Monte Forte

Imago animi

Imbarco á la cabine

Indelebile

Insula

Intrighi a Berlino

Inumano

Invece di una lettera

Io la penso come me. Storia in dieci quadri

Io sono il Messia

Kairós

Kore 203. Primo libro, l’unione

L’eredità della primogenita

L’intensa vita di Vita

La banda della regina

La carta della nemesi

La casa dei papaveri

La città della porpora

La collina dei ricordi

La contea. Storia d’arme e d’amore in terra d’Otranto

La cura

La felicità a tratti

La feluca e la fiocina

La fine di Sofia

La folle corsa della felicità

La fuga

La genesi del male

La giostra

La goccia che cambiò la storia

La leggenda di Aderkene

La lezione del Duende

La lista di Dante

La luna del raccolto

La lussuria dell’erba miseria

La madre di mia figlia

La maschera dell’innocente

La masciara

La memoria del dolore

La metà della luna

La mia vita all’Ovest

La montagna dei bambini dimenticati

La musica dei tuoi silenzi

La natura di Caino

La partita perfetta di Hyeronimous Ground

La pensata del presepio

La perpetua di Okinawa

La prerogativa dell’età

La principessa degli Orchi

La rabbia

La rivoluzione delle cose semplici

La rosa e il drago

La rosa elettrica

La salita

La scostolatura

La scuola del pensiero

La settima faccia del dado

La settima luna di sangue

La sfera della memoria

La souris

La speranza che ho di ritornare. La guerra della famiglia Gualco

La tana del criceto

La terapia del padre

La torre

La versione di Aida Dervisi

La via dell’estasi

L’abbandono del codardo

L’abito nero

L’agitatore

L’ago e la lama

L’alba di un’assassina

L’allibratore

L’alsìr

L’amaritudine del monaco. Omicidio sulla montagna sacra

L’amore è divisibile per undici

L’amore non ha lividi

L’angelo nero

Le colombe di Santo Spirito

Le conseguenze dell’essere nati

Le cose che non ho chiesto

Le indagini di Ovidio. Il pappagallo indiano

Le indulgenti

Le maglie del setaccio

Le melagrane di piazza Navona

Le mosche di Qubit

Le mura fragili

Le Petit Bleu

Le Pont Royale

Le porte della mente

Le sette vite di Luisito Torres di Girona

Le ultime cose

L’erebo della cicala

L’eredità della tua assenza

L’erostrata

L’estate in cui Fellini moriva

L’estate sospesa

Liàn e il sole nero

L’imbrigliavento

L’India nel ritratto

L’inerzia del cuore

L’innocenza dei dannati

L’intrecciatrice di scintille

L’invenzione della luna. 1969-1979

L’ispirazione

Lista delle cose da fare

Lo scarabeo del faraone

Lo schiavo

Lo strano caso dell’albero piantato a mezzanotte

L’ombra sul colosso

L’oratorio

L’oro della verità

Loro hanno bisogno di aiuto

L’ultima occasione

L’ultimo libro

L’ultimo piano

L’ultimo raggio di sole

Lungomare nostalgia

L’uomo che cadde dall’aereo

L’uomo che odiava il mare

L’uomo delle apocalissi

Ma gli albini vengono dall’Albania?

Mabinty, memorie di un’elefantessa

Macchiato freddo

Madri della vita e dell’anima

Mal di nuvole

Maledette lumache

Maledetti dalla fede

Manfredi

Mater

Mem-nun

Memorie dal buio. Meretrix

Miele

Mirabilia

Mister Arancia che guarda la strada

Mondi senza colore

Montecalvario

Morire è un dettaglio trascurabile

Nel mezzo

Nella terra degli uomini

Nella voragine

Nell’azzurro di delirio e fuoco

Nenia di mare

Niente

Niente di vero tranne il silenzio

Nikki

Ninna nanna per cuori infranti

Non avere paura

Non avere paura delle farfalle

Non ora

Non portarci chiunque a vedere il mare

Non ti dimentico

Nora

Oblio

Occhio bianco

Odio comandato

Odio le altalene

Oltre il pregiudizio

Oltre le parole

Ombra di luna verso est

Onda di piena

Onde

Opera n. 0

Ossicodone

Ouroboros, la maledizione dell’angelo caduto

Out-fama

Per grazia ricevuta

Pesciolini rossi

Pole mze

Portugal 98

Posto 3, fila 4

Poteri

Potrebbe pure essere amore

Prima alla scala

Prohibitum, oltre l’oscurità, vol. 1

Punta corvo

Purple rain

Puzzle norvegese

Quadri di un’esposizione

Quando le parlerai di me

Quattro cani

Quattro tasselli di morte

Quei bambini

Quella casa in fondo alla pianura

Quello che resta

Questo è il mio nome

Resto con te

Ricordati di santificare i vivi

Rimane solo il silenzio

Sangue e sogni

Saudade

Scacco alla regina

Scatti ciechi

Scherzi di natura

Scusate il disturbo

Se devo essere una mela

Se una mattina di primavera a Venezia

Segni dal passato

Shot

Siamo tutti soli (i raggi sono per gli abbracci)

Sinfonia celtica

Solo dei bambini

Solo un piccolo aiuto

Sottile nel vento

Sotto gli occhi delle nuvole

Sotto le stelle, in lontananza il mare

Sotto lo stesso battito

Sparizione di ragazza con foto

Spettri dal passato

Spina di borgo

Sposerò Leonardo Di Caprio

Sproloqui, insensatezze e altre bestialità

Storia di Mila e Aligi

Storie di giovani teppisti e vecchie canaglie

Supermarket blues

Tempus fugit

Terrena è la notte

The Blood Sisters

The Cleaner

The Hinge

The Sleeping World

The Union Magicans

Ti aspetto qui

Tito degli alberi

Tra cartacce e cavallucci

Tre giorni

Triplo delitto

Turchese

Tutti i noduli vengono al pettine

Tutto quello che non ho fatto, non l’ho fatto per voi

Un debito con il passato

Un giorno la ucciderai

Una notte a palazzo Pfanner

Una straordinaria carriera giornalistica

Una valida ragione

Uno sparo nella notte

Viaggio all’Isola Verde

Vita a perdere

Voglio scendere dalla giostra

Volevo andare a Woodstock

Waterfilm, il mondo fantastico di Rye Reddywide

Zia Agata

Come si può riannodare il filo spezzato di un amore? Una storia per voci pari

Carmela Tomei è l’autrice di “Anche domattina“, romanzo edito da IoScrittore

Il libro in una frase

«Sto scavando un percorso per uscire dall’inferno, lo pavimento con i tasselli che disseminavi negli anni e non ho saputo guardare in tempo. Ora li vedo, li studio, li posiziono, li incastro. Per spianarci la strada. Per spianare la strada al perdono.»

Amici di scaffale

Più che amici di scaffale, ci sono libri a cui si avvicina per atmosfera, come Lacci di Domenico Starnone che rivive un matrimonio da più punti di vista, o Non avevo capito niente di Diego De Silva, per il sottofondo di voci di Napoli che accompagnano le solitudini del protagonista.

Segni particolari

I due protagonisti sono diversi: Daniele è introverso e poco empatico, Eleonora è comunicativa e socievole. Il paradosso è che conosceremo lui attraverso i dialoghi, in un equilibrio che dovrà imparare a padroneggiare, e lei attraverso i diari, ossia nella propria intimità, lontana dalle persone di cui ama circondarsi. Sembra una storia d’amore, ma in realtà parla della ricerca del proprio baricentro.

Dove e quando

Napoli, una Napoli nella gente più che nei luoghi, in un qualsiasi presente prima della pandemia, quando ci si poteva ancora stringere e non ne approfittavamo abbastanza. Ci sono incursioni fuori porta, viaggi e ricerche, e incursioni nel passato, fino ai primi anni del duemila.

Tag

#napoli #viaggi #musica #matrimonio #amore #relazionifamiliari #diario #kintsugi 

Come e perché ho deciso di partecipare a IoScrittore

Il primo torneo IoScrittore a cui ho partecipato è stato quello di due anni fa, con un altro romanzo, e non ho superato la fase degli incipit. Frequentavo comunque persone che lo seguono da anni e con alcune di loro ho stretto rapporti di profonda amicizia. L’anno scorso una di questi amici, Maria Elisa, mi convinse a non gettare la spugna dopo un solo tentativo: decisi così di cambiare genere rispetto alla volta precedente e inviare l’incipit di questo romanzo, che languiva in un cassetto. Ormai lo avevo finito, mi dissi, perché lasciarlo così? Non sarò mai abbastanza grata a Elisa per la sua capacità di persuasione.

L’esperienza del torneo è formativa e divertente. Bisogna leggere tanto, con attenzione, e non dimenticare mai che si stanno valutando le opere di persone che, come noi, hanno riposto aspettative, impegno e lavoro di ricerca in quelle pagine. La valutazione va scritta con sincerità e gentilezza, anche se chi la riceve non saprà mai da chi è stata fatta. Sapere quello che dei perfetti sconosciuti avevano provato con il mio romanzo mi ha emozionato e, nel caso di valutazioni negative, mi ha aiutato a correggere diversi passaggi che non funzionavano.

Consiglio a tutti gli aspiranti scrittori di partecipare almeno una volta al torneo IoScrittore, con umiltà e animo leggero, perché permette di avere dei beta-reader spietati ed esigenti. 

Come si può riannodare il filo spezzato di un amore? Lo racconta Carmela Tomei

Con il suo romanzo d’esordio, Anche domattina, ora disponibile in versione ebook nei negozi online, Carmela Tomei è tra i vincitori del torneo letterario gratuito IoScrittore, promosso dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol.

In quanti modi può finire un amore? Quante tracce lascia quando scompare? Quali indizi bisogna seguire per poterlo ritrovare? Daniele, Eleonora, tanto uniti da potersi scrivere in un unico nome, tanto diversi da potersi completare, non sono più insieme. La loro storia, così semplice e immediata, fin dal primo incontro ha avuto il sapore della libertà, il gusto vivo della costruzione, dell’attenzione e della creatività.

Ma Eleonora ora l’ha lasciato e a Daniele non resta che provare a rileggere le parole di lei, il suo diario, per riannodare quel filo spezzato. E non solo quelle scritte direttamente da lei, ma anche quelle che ha saputo lasciare alle persone che l’hanno incontrata, che con lei hanno cantato, che da lei si sono lasciate guidare e convincere.

copertina anche domattina

Attraverso le parole, Daniele ripercorre le strade, i passi che hanno costruito il loro orizzonte. Rivive gli slanci e le debolezze, i gesti generosi e le meschinità; affronta il sapore amaro dei rimorsi e dei rimpianti con l’unico scopo di ritrovare quel sentimento così unico e così grande.

Dal sole di Napoli al vento impetuoso delle scogliere irlandesi un inseguirsi di piccole vicende quotidiane e di voci profonde, per riavere su di sé, anche solo per un attimo, lo sguardo della persona amata. Perché un grande amore resta sempre una storia per voci pari.

L’autrice del romanzo, nata in provincia di Caserta, è laureata all’Orientale di Napoli in lingua e cultura inglese e giapponese, scelta dettata dalla sua passione per i luoghi e le storie. Ha viaggiato in Giappone, in Gran Bretagna, in Irlanda – dove sogna di trasferirsi – e negli Usa. Legge per sé, ma anche ad alta voce per chi ha voglia di ascoltare.

Fonte: www.illibraio.it

IoScrittore 2021: a Taobuk l’annuncio delle 400 opere semifinaliste

L’APPUNTAMENTO A TAORMINA

L’annuncio arriverà al termine dell’incontro in programma a Taormina, a Palazzo Ciampoli, sabato 19 giugno, alle ore 12, in occasione del festival Taobuk (da questa edizione nuovo partner del Torneo, e che si aggiunge a IBS.it, Ubik e ilLibraio.it). L’incontro, dal titolo “La metamorfosi della scrittura – Il processo di trasformazione dietro la nascita di un libro”, si terrà in presenza nella meravigliosa città siciliana (qui tutti i dettagli) e, in contemporanea, in diretta streaming sulla pagina Facebook di IoScrittore e della rivista Il Libraio, nell’ambito del format di incontri digitali “LibLive”.

Ospite d’onore dell’incontro, la scrittrice Stefania Auci, autrice del bestseller “I Leoni di Sicilia” (Nord) e appena tornata in libreria con “L’Inverno dei Leoni”, un nuovo romanzo in cui si racconta la parabola esaltante e terribile, gloriosa e tragica di una famiglia che per, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. Accanto a lei intervengono anche Antonella Ferrara (Direttrice di Taobuk), Stefano Mauri (Presidente e Ad di GeMS, e ideatore del torneo IoScrittore) e Tiberio Sarti (Amministratore Delegato di Ubik Librerie). Modera Antonio Prudenzano (giornalista, responsabile editoriale del sito ilLibraio.it).

Sempre a proposito di Taobuk, nella fase successiva del Torneo, Taormina International Book Festival attribuirà anche un premio speciale al romanzo in gara che avrà sviluppato in modo particolarmente evocativo il tema della trasformazione/metamorfosi.

IL TORNEO

Il Torneo letterario online gratuito IoScrittore nasce nel 2010 con l’obbiettivo di scoprire e pubblicare nuove voci della narrativa italiana. Forte di una formula del tutto innovativa nel panorama nazionale, e grazie a una struttura democratica e inclusiva, il torneo apre le porte a chi desidera mettersi alla prova dando una chance al proprio talento.

Giunto alla sua undicesima edizione, negli ultimi anni IoScrittore ha dimostrato una crescita importante di partecipanti fino a stabilire un record assoluto nel 2021 con l’iscrizione di oltre 5.000 aspiranti scrittori sul sito www.ioscrittore.it, confermandosi quindi, di anno in anno, un punto di riferimento per chi ha un libro nel cassetto.

IoScrittore è organizzato dalle case editrici di GeMS, il più grande gruppo editoriale indipendente italiano (astoria, Bollati Boringhieri, Chiarelettere, Corbaccio, Garzanti, Guanda, Longanesi, Newton Compton, Nord, Ponte alle Grazie, Salani, TEA, Tre60, Vallardi). Un progetto che unisce lo scouting editoriale, mettendo in contatto da più di dieci anni aspiranti autori con professionisti dell’editoria sempre alla ricerca di storie da pubblicare e di voci nuove e originali, a una vera e propria palestra di scrittura ma anche di lettura, requisito altrettanto importante. La sua formula inedita infatti, coinvolge attivamente i partecipanti che, iscritti sotto pseudonimo, sono impegnati sia nella veste di scrittori sia in quella di lettori, valutando le opere degli altri partecipanti e ricevendo a loro volta utili giudizi per migliorare la qualità della propria storia.

L’8 aprile è terminata la prima fase del torneo, in cui i partecipanti hanno caricato sulla piattaforma online l’incipit della propria opera. Il primo importante giro di boa, come detto, sarà proprio nell’ambito di Taobuk 2021 quando sabato 19 giugno saranno annunciati le 400 opere finaliste, che potranno accedere alla seconda fase del torneo caricando l’intero testo su www.ioscrittore.it.

L’evento di proclamazione dei dieci romanzi vincitori si svolgerà a novembre in occasione di Bookcity Milano.

Ogni anno IoScrittore premia 10 opere con la pubblicazione in ebook e cartaceo on demand, che saranno distribuite in tutti i principali negozi online italiani e internazionali. Inoltre, a insindacabile giudizio delle direzioni editoriali, uno o più romanzi che hanno partecipato al torneo verrà pubblicato in cartaceo da una delle case editrici del Gruppo editoriale Mauri Spagnol. Sono inoltre previsti premi per i migliori lettori, a sottolineare l’importanza della fase di valutazione nel processo di selezione e pubblicazione editoriale.

Andrea Tarabbia agli aspiranti autori: “Leggete (anche) opere del ‘900 italiano”

Ha vinto il premio Campiello con Madrigale senza suono (Bollati Boringhieri, 2019), che racconta la vicenda umana e tormentata di Gesualdo da Venosa, sublime madrigalista autore di un efferato omicidio, ma per lo scrittore Andrea Tarabbia l’analisi dei recessi più oscuri dell’animo umano non è certo una novità.

Già autore de Il giardino delle mosche (Ponte alle Grazie, 2015), incentrato sulla vita e le ossessioni di Andrej Čicatilo, uno dei più spietati serial killer del Novecento, e di Il demone a Beslan, romanzo che gli è valso il successo presso il grande pubblico, uscito nel 2011 con Mondadori e ripubblicato nel 2021 da Bollati Boringhieri, che racconta la terribile strage della Scuola Numero 1 di Beslan dal punto di vista dei carnefici, Tarabbia si è sempre interessato alle strade e ai modi con cui il male si manifesta tra gli uomini.

Autore rigorosissimo dal punto di vista della ricerca tanto storica quanto formale e narrativa, Andrea Tarabbia approfondisce con ioScrittore.it le tematiche dei suoi libri e il processo creativo dietro alle sue storie.

Da cosa nasce questa continua ricerca letteraria sulle diverse strade, sociali o psicologiche che siano, da cui prende avvio la genesi del male?

“Chi compie il male contro qualcuno, fisicamente o con le parole, al di là dei motivi per cui lo fa, che possono essere sociali, psicologici, o politici, mi sembra che non faccia altro che portare all’estremo un istinto alla prevaricazione e alla violenza che come uomini abbiamo innato. Studiare chi compie atti malvagi per me significa studiare l’espressione radicale di qualcosa che appartiene a tutti noi. Come in un esperimento scientifico si porta una reazione all’estremo per vedere come si comporta un determinato elemento chimico, allo stesso modo si analizzano le reazioni tra gli uomini nelle loro manifestazioni peggiori o migliori, per dire chi siamo. Studiare la malvagità, il male gratuito, è una forza uguale e contraria che scrivere di un grande amore che va contro tutti. Sono due facce della stessa medaglia: l’estremo bene, l’estrema bellezza, l’estremo male, l’estrema bruttezza”.

Ha dichiarato di aver scritto questi romanzi soprattutto “per le vittime”, cosa intende?

“Credo che ogni vittima abbia il diritto di sapere perché subisce determinati atti brutali. Quando ho scritto Il demone a Beslan, ciò che mi ha spinto a lavorare su quanto successo in quei tre giorni alla Scuola Numero 1 non è stato tanto il motivo per cui la cellula di terroristi aveva fatto ciò che ha effettivamente fatto, perché era evidente fin da subito, dalle loro dichiarazioni, dai loro proclami, dal contesto storico… Il vero interesse per me è scaturito dai video di quelle giornate: li guardavo e pensavo a quei bambini di cinque o sei anni, che non potevano davvero sapere o capire il motivo per cui dei terroristi avevano appena sparato alla loro mamma, per cui indossavano cinture di tritolo o mettevano le bombe nel canestro del campo da basket, per cui li avevano lasciati senza bere e senza mangiare per tre giorni. Tutto questo un bambino non lo può capire. Io ho un figlio di sette anni che, ovviamente, finora ha avuto una vita molto più semplice rispetto a quella di un bambino osseto o ceceno, per questioni economiche, sociali, di ambiente. Ma, in ogni caso, se stasera entrasse qualcuno in casa e ci sequestrasse e tenesse legati per tre giorni al divano, lui non potrebbe sapere le ragioni profonde per cui gli sta accadendo quella determinata cosa, per cui deve subire il male. Quindi ho scelto di far raccontare queste ragioni direttamente da chi ha compiuto il sequestro. Mi sembrava un atto dovuto nei confronti delle vittime. Ed è lo stesso motivo che mi ha mosso a lavorare al Giardino delle mosche e ad altre cose che ho scritto nel corso degli anni”.

La scelta di dedicarsi a fatti storici, quindi reali e già compiuti, dipende da questa esigenza di ricercare le possibili radici del male che alberga nell’umanità?

“Quando ho iniziato questo arco narrativo ero semplicemente stato colpito da queste tre storie e, in particolare per quanto riguarda Il demone a Beslan, ho iniziato a studiare l’argomento e a recuperare i materiali che mi servivano senza un’idea precisa di cosa ne sarebbe nato. Avevo chiaro in mente di scrivere un romanzo, ma non sapevo che avrebbe poi assunto quella determinata forma. Il demone a Beslan è un libro rigorosissimo dal punto di vista della scansione temporale e degli avvenimenti conosciuti: per esempio Ruslan Betrozov è il padre che si offrì di fare il traduttore dal russo all’osseto, e così avviene nel libro. Per contro, nella realtà di Beslan non c’è stato nessun Marat Bazarev [il protagonista e narratore del Demone a Beslan, che non corrisponde con l’unico terrorista sopravvissuto all’attentato, Nurpashi Kulaiev, che sta attualmente scontando una condanna a vita in Russia]: si tratta di un personaggio inventato, con una biografia inventata. Degli altri terroristi, circa la metà hanno i loro nomi reali, ma non essendo riuscito a risalire all’identità dell’altra metà ho dovuto immaginarla. C’è una componente di realtà, nel Demone a Beslan, ma anche una componente di invenzione molto alta. E lo stesso avviene in Madrigale senza suono: alcuni personaggi del libro sono esistiti realmente, ma magari gli faccio compiere degli atti arbitrari, e poi ce ne sono altri inventati. Insomma, mi appoggio alla realtà ma ne sfrutto i vuoti: non possiamo conoscere la totalità dei fatti che vanno a comporre un evento, su quelli conosciuti bisogna essere rigorosi e filologici, ma quello che non è documentato puoi immaginarlo”.

Un elemento che fa da fil rouge a questi romanzi è la cultura russa. Che cosa ha comportato, nella sua crescita e consapevolezza letteraria, l’incontro con la narrativa russa?

“Sono diventato la persona che sono perché al liceo ho letto le Memorie del sottosuolo di Dostoevskij e la lirica di Majakovskij Ma voi potreste e ho capito che volevo studiare la lingua e la letteratura che le avevano prodotte. Quindi mi sono iscritto a Lingue e letterature straniere a Milano e il primo corso di Letteratura russa di Fausto Malcovati era un monografico su Dostoevskij. Quando poi ho scoperto che avrei anche potuto scrivere dei romanzi e non sono leggerli, è stato normale occuparmi di quel paese e di quella cultura”.

Ci sono degli aspetti in comune tra la triade composta da Il demone a Beslan, Il giardino delle mosche e Madrigale senza suono e gli altri suoi due romanzi, La calligrafia come arte della guerra e Marialuce?

“In realtà i gradi di separazione non sono molti. Ho scritto La calligrafia come arte della guerra mentre mi documentavo per Il demone a Beslan, che mi ha tenuto occupato complessivamente per quattro anni. Siccome volevo che fosse un romanzo a più punti di vista e non con un’unica voce monologante, dopo alcune prove che ho accantonato mi è venuta l’idea della Calligrafia come arte della guerra, in cui c’è una parte ambientata in una scuola con le voci degli studenti che si alternano. Certo, è una distopia e, soprattutto dal punto di vista del rapporto realtà-finzione, c’entra poco con i romanzi che gli sono seguiti, ma in realtà non è così scollegato perché è stato scritto in una circostanza precisa. Invece Marialuce mi fu commissionato da Alessandro Raveggi ed Enrico Piscitelli, che dirigevano la collana 9volt della casa editrice Zona. In quel periodo avevo capito qual era la strada che volevo intraprendere con i libri successivi al Demone a Beslan e stavo ragionando su certi temi legati alla creazione musicale. Quindi ho voluto provare a scrivere un romanzo breve, o racconto lungo, borghese, fatto principalmente di interni, insomma l’esatto contrario di quello che avevo scritto in precedenza”.

Sul suo blog ha raccontato di aver effettuato qualche modifica al testo prima di questa nuova pubblicazione del Demone a Beslan. Ritiene ci siano dei limiti oltre cui non si dovrebbe modificare un testo già pubblicato in precedenza oppure ha una concezione del romanzo come qualcosa di fluido?

“Quando ho riletto Il demone a Beslan per il lavoro di revisione l’ho trovato un libro con delle ingenuità, ma anche pieno di una forza, di una vitalità e una freschezza che adesso non ho più, perché essendo ormai passati quindici anni da quando l’ho scritto sono anch’io un’altra persona. Mi è piaciuto rileggerlo, ma ho trovato un paio di errori, piccole imprecisioni che ho voluto correggere, come un vocabolo russo tradotto in modo sciatto. Poi ho modificato un pezzo più consistente, di una quindicina di righe, in cui ho trovato un errore di punto di vista, e ho tradotto in italiano delle canzoni che, all’epoca, avevo lasciato in russo traslitterato. Non mi ricordo perché lo avessi fatto, ma dopo la rilettura non mi è sembrato avesse senso, perché tutto il libro sarebbe teoricamente in russo visto che nella finzione è scritto da Marat Bazarev. Però non avrei mai fatto una riscrittura. Anche perché il mio italiano di oggi è diverso da quello di allora, più ampio. Il Demone a Beslan è scritto con frasi molto brevi, che non mi corrispondono più. Se lo scrivessi adesso userei un’altra lingua, che non sarebbe adatta all’idea che il testo sia il manoscritto di un detenuto a cui viene passato sotto la porta ogni giorno un foglio A4 e che, quindi, deve raccontare in poco spazio e molto di fretta. Ma scriverlo con un’altra lingua non sarebbe giusto, un romanzo per me ha senso come viene scritto: si può correggerlo per migliorarlo, ma poi deve avere una sua vita”.

Come si innesca il meccanismo per cui capisce che un’idea è quella giusta attorno a cui costruire un nuovo romanzo?

“Parte tutto da una suggestione: vedo un’immagine, leggo un articolo o un reportage che mi interessa e comincio ad appuntarmi l’argomento, pensando che magari, in un futuro remoto, potrebbe essere interessante come spunto per costruire una storia. Dopodiché compro dei libri, faccio qualche ricerca per approfondire quella suggestione, ma non ci lavoro ancora. Prendendo per esempio Madrigale senza suono: se mi interessa la storia di Gesualdo da Venosa perché ho visto un documentario di Werner Herzog su di lui, compro una biografia uscita per Sellerio per saperne di più e la leggo come qualsiasi altro libro. Però, se tutte le volte che passo davanti a un negozio di musica mi fermo a guardare i liuti e in ogni momento libero vado a cercare quella storia, a guardare com’era fatta Napoli nel Seicento, allora, mi viene il sospetto che forse potrei scriverne. Da quel momento comincia un lavoro di accumulo, perché spesso mi interesso ad argomenti di cui non so molto, per cui devo studiarli. È un’evoluzione che comincia con una suggestione e continua con un approfondimento. Se, infine, chiedo qualche consulenza o approfondimento, per esempio domandando dei documenti alla Società Gesualdina d’Irpinia, allora mi prendo la responsabilità di farmi dedicare da qualcuno parte del suo tempo e significa che sto lavorando seriamente a quella storia”.

Per quanto riguarda l’evoluzione del suo stile narrativo, è avvenuta in modo spontaneo o c’è stata una ricerca precisa di romanzo in romanzo?

“Credo che l’evoluzione nella scrittura dipenda da quello che leggi e dal fatto che trovi in quello che leggi qualcosa che ti somiglia, nonostante non sia stato tu a scriverlo. È questo che porta ad affinare la tecnica. In questi dieci anni ho letto di più e più approfonditamente una letteratura che conoscevo meno rispetto ad altre: quella italiana degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Per esempio Volponi, Malaparte, Parise, Piovene, Ortese. Mi piacerebbe arrivare a sviluppare un italiano come quello di Piovene. Ovviamente si tratta di un lavoro molto lento, non basta desiderare di esercitare un certo tipo di prosa perché questo avvenga. Insomma, negli anni sono cambiati i miei modelli: da giovane erano soprattutto stranieri (e letti per la maggior parte in traduzione)”.

Lei insegna anche scrittura: qual è il consiglio più importante che dà ai suoi studenti?

“Leggere: sembra un consiglio banale, ma è l’unica cosa che funziona. Spesso capita di trovarsi davanti a persone con un buon talento, ma che leggono solo venti romanzi all’anno e sono sempre gli autori ‘che bisogna leggere’, come Philip Roth per esempio, ma magari non hanno mai sentito nominare Gesualdo Bufalino. Ovviamente Pastorale americana va letto, ma va letto insieme alla Diceria dell’untore, se ti limiti a Pastorale americana perdi un’occasione, perché è necessario leggere autori che abbiano fatto qualcosa per la lingua italiana, che è la lingua in cui scrivi. La letteratura italiana ha una storia, un passato, un presente, un futuro, e chi scrive vuole inserirsi in questo flusso, essere un anello di questa catena. Allora è giusto che conosca gli altri anelli a cui si vuole legare, quali sono i parenti, vicini e lontani, che hanno scritto nella stessa lingua. Il mio consiglio, quindi, è leggere tanto, ma ogni tre libri leggerne uno che ha a che fare con il Novecento italiano”.

Francesco Dimitri: “Anche la letteratura è una preghiera, ci aiuta a tenere a bada la notte”

Siamo creature di carne; siamo animali. In Paesi tecnologicamente avanzati è facile dimenticarlo, perché ci siamo nascosti dietro mura e doppi vetri con il preciso scopo di dimenticarlo. Abbiamo creato città e le abbiamo riempite di luce per nascondere il fatto che la notte è là fuori, ed è buia; laddove un tempo solo gli dei potevano disperdere le ombre dicendo fiat lux, oggi lo possiamo fare anche noi, in salotto, tra un divano e uno Spritz. Alexa, fiat lux! E luce fu.

Ma il fatto rimane, la notte è buia. Le lampadine si fulminano, le tecnologie si inceppano, la notte aspetta. Basta un pipistrello che voli un po’ troppo vicino, e quelle mura che sembravano così solide vanno giù come sabbia asciutta. Vogliamo dire Alexa, fiat lux! ma abbiamo un pizzico in gola, tossiamo. E ci viene paura. Ci viene in mente una verità essenziale, che nessuna teoria postmoderna può scalfire, nessuna sciocchezza espressa in parole gonfie può decostruire: siamo fatti di carne. I nostri corpi sono reali in un senso molto semplice, sono solidi, materiali. Possiamo toccare il nostro costato in qualsiasi momento. Possiamo toccare le nostre tecnologie: il digitale è immateriale solo metaforicamente. Facebook dipende da cavi, satelliti, e ventole. La macchinetta che ci illude di controllare la luce si rompe, come noi, a martellate. Tutto è materia.

Ma la materia non è tutto.

Theodore Roosevelt disse che dovremmo tenere i piedi per terra e guardare alle stelle. È quanto abbiamo sempre fatto, noi esseri umani, come specie, se non come individui. Guardiamo alle stelle, e ci rendiamo conto che la terra su cui posiamo, e i piedi con cui ci posiamo su, è reale, sì, ma non è l’unica cosa reale. C’è altro. Chiamalo mente, chiamalo anima, chiamalo – qualcosa. Ma c’è un legame che dalla terra ci collega alle stelle, dalla realtà della materia a una realtà di altro tipo, non più profonda, non più elevata, ma diversa. Lo sentiamo, lo sappiamo nel nostro corpo, allo stesso modo in cui sappiamo che è tempo di uscire al primo sole di primavera, che è tempo di bere quando abbiamo sete, di essere abbracciati quando ci sentiamo soli.

Tendiamo a considerare, in virtù di una ingombrante eredità filosofica, questi due livelli di realtà come nettamente distinti. Ci sono un fuori e un dentro, bottiglia e vino, materia e spirito, un corpo che marcisce e un’anima che va avanti. E a contare davvero è ciò che va avanti. “Controlla il tuo corpo!” ci viene detto, così che l’anima possa purificarsi, proseguire leggera. Che orrore.

Io credo (e l’idea non è certo mia) che materia e spirito siano, in sostanza, due modi diversi di guardare alla stessa cosa. Si formano a vicenda, vanno insieme, senza alcuna gerarchia. Questo è tutto il credo che mi serve; è un credo pagano, alla buona, che come ogni credo potrà cambiare, ma finora mi ha servito bene. Siamo animali e proprio per questo siamo creature cosmiche, connesse a un selvaggio universo in cui castori fanno dighe, polpi esibiscono comportamenti artistici, e buchi neri curvano lo spazio e anche il tempo. E in un universo così, il pane caldo di forno, il profumo del mare, rotolarsi nudi nell’erba, urlare di notte dalla cima di una collina – queste sono le preghiere più potenti.

Anche la letteratura è una preghiera; se ha successo, è un piacere del corpo, come notava Nabokov. Una storia che non funziona sulla pelle, una storia che non funziona nelle viscere, è una storia che non funziona e basta. Ed è questa la grandezza delle storie che ci appassionano, quelle che leggiamo non perché sia la cosa giusta da fare, non perché questo o quel cugino che si è fatto strada nel mondo abbia detto che dobbiamo, ma perché vogliamo. Quelle storie che ci spaventano, ci eccitano, ci fanno dire, ‘ancora cinque minuti, poi smetto’. Quelle storie che non ci fanno pensare affatto, mentre leggiamo, ma ci restano in testa dopo, e magari ci fanno porre una o due domande nuove. Quelle storie che ci aiutano a tenere a bada la notte, non perché ci illudano di controllarla, ma perché ci fanno fare pace con il fatto che non la controlleremo mai, e va bene così.

Quelle storie lì sono preghiere, di corpo e anima. Sono le storie che cerco di scoprire, da lettore. Sono le storie che cerco di dare, da scrittore. Non dico di riuscirci, ma siamo umani, ed è tutto quello che facciamo: cercare.

Copertina del libro Il libro delle cose nascoste di Francesco Dimitri

L’AUTORE E IL LIBRO – Francesco Dimitri è nato a Taranto e vive a Londra. Scritto dall’autore stesso in inglese, già pubblicato in UK e Stati Uniti e ora arrivato anche in Italia, Il libro delle cose nascoste è un romanzo di formazione che ha conquistato autori del calibro di Joe R. Lansdale e Licia Troisi.

Il libro racconta la storia di Mauro, Fabio, Tony e Arturo. Un quartetto che si è formato ai tempi della scuola e che, per non sciogliersi, ha stretto un patto: incontrarsi ogni anno nella piccola cittadina pugliese in cui sono cresciuti insieme. Ormai trentenni, i ragazzi si ritrovano per la loro riunione annuale. Ma il tempo passa, e se tre di loro sono arrivati uno continua a mancare all’appello: Art, l’unico che vive ancora a Casalfranco, e che non manca mai l’appuntamento. Art è quello più brillante e intuitivo, geniale e generoso, ma anche enigmatico e misterioso.

Dopo averlo atteso invano, i tre non hanno che una scelta: andare a casa di Art a cercarlo. Art sembra svanito nel nulla ma ci sono tracce di una sua presenza recente e soprattutto ci sono libri sparsi ovunque. Tantissimi libri, di scienza ed esoterismo, libri che parlano di terre lontane o di realtà fin troppo vicine. Ma il mistero della scomparsa di Art è destinato a infittirsi ancora di più, perché nel caos della sua casa i tre amici trovano uno strano diario, Il libro delle cose nascoste, che promette di rivelare segreti oscuri e meraviglie che forse non appartengono a questo mondo. O forse nascono da una mente, quella di Art, sempre più alla deriva.

Tra segreti da svelare, rapimenti, rivelazioni e ricordi, i ragazzi cominciano un viaggio pericoloso nel seducente paesaggio del profondo Sud italiano, che li porterà a contrapporre la lealtà nei confronti dell’amico a ogni buonsenso.

Fonte: www.illibraio.it