I cerchi del Diavolo

Leonardo è affascinante, Leonardo è intrigante, Leonardo è cattivo, Leonardo è Satana e vuole le vostre anime. Lo scopriranno a caro prezzo i Guardinfanti, o meglio la piccola comitiva di amici e amiche che si lascerà affascinare dalle lusinghe del diavolo e pagherà a caro prezzo i privilegi e la concessione di poteri magici da parte del subdolo tentatore. Sarà Gabriele, detto Settentrione, il protagonista di questo racconto, a guidarci per le vie di una Torino spettrale, che ha venduto l’anima dei propri giovani a Satana in cambio di benessere e crescita economica. Così Satana sceglie a proprio piacimento le sue reclute, i nuovi dannati e li prepara a varcare la soglia dell’inferno e della dannazione in un viaggio senza ritorno e senza speranza. Gabriele è scelto già da bambino, quando ha appena otto anni e il Diavolo lo marchia facendogli penetrare una piccola farfalla rossa in un occhio. Ormai adolescente e dimentico di quell’episodio dell’infanzia, Gabriele incontrerà di nuovo Leonardo e scoprirà che non è l’unico a conoscerlo, ma che un filo rosso come il fuoco degli inferi lo lega a doppio giro con i suoi amici di sempre anche loro irretiti dal fascino del male. Quando l’amore busserà alla porta di Gabriele, restando vittima innocente della possessione, allora il giovane deciderà di ribellarsi al male e salvare la sua giovane innamorata. Lo aiuteranno i Guardinfanti? Alcuni di loro sono ormai spettri di se stessi, più mostri che esseri umani, prigionieri delle loro stesse ‘diablerie’ eppure non lasceranno solo Gabriele e ingaggeranno contro Satana una battaglia forse senza speranza, ma che concede loro l’unica speranza di una redenzione che appare ormai quasi impossibile.

I cerchi del diavolo” è un fantasy-horror di matrice italiana, ambientato in una Torino inquietante e fumosa in bilico tra realtà e spaventosa fantasia. L’autore sceglie uno stile semplice e diretto per raccontarci una storia che affascina e avvince in un crescendo di avvenimenti e visioni bizzarre e spesso terrificanti. “I cerchi del diavolo” ci lascia con la consapevolezza di aver letto una storia di pura fantasia ma anche con una perniciosa domanda che continuerà assillarci a lungo: “Il diavolo si nasconde davvero tra noi, dietro apparenze d’innocua quotidianità?”

D.F. Lycas, classe 1973, non è nuovo ai racconti di questo genere. Il suo primo romanzo “Lunaris, diario di un licantropo” e il secondo “Licantropi alla porta”, editi entrambi da Todaro Editore, hanno ottenuto un discreto successo di pubblico. Con “I cerchi del diavolo” Lycas ha affascinato i lettori del torneo e riconferma la sua propensione per il genere fantasy-horror e la sua abilità di narratore.

Su i-Libri puoi leggere l’intervista di Donatella Perullo all’autore D. F. Lycas. 

Racconto di Natale, a distanza di tempo

Pochi giorni a Natale. Scendo
dall’aereo che da Palermo mi porta a Linate, accendo il telefonino e ricevo un
sms: ha chiamato Luigi Brioschi. Lo richiamo. Non ci vediamo in Guanda ma
direttamente al ristorante.
Quando arrivo non c’è ancora nessuno. Poi un distinto signore mi vede aspettare
e mi chiede: “pranzo Guanda?”. Dico sì, lui si presenta, è Ranieri
Polese. Chiacchieriamo mentre arrivano gli altri. Luigi Brioschi è già molto
alto, col cappello appare un gigante. Ha un’eleganza molto britannica. Con lui,
Paola Avigdor e Bruno Arpaia. Ci sono anche Gianni Biondillo, Marco Missiroli,
Maurizio Cucchi, Helena Janeczek.
Marco Belpoliti ha un libro in uscita, si chiama La canottiera di Bossi. Bisogna scegliere la copertina fra quelle
che Guido Scarabottolo ha portato con sé. Le mostra ai commensali. Col dito
medio o senza? Ci accorgiamo più tardi che a un tavolo vicino sta pranzando
Maroni.
Alla mia sinistra siede Bruno Arpaia. Ha una contagiosa simpatia napoletana e
parliamo del suo splendido L’energia del
vuoto
: io sono un fisico. A destra Laura Bosio, che mi farà da editor, e Massimo
Gardella, anche lui all’esordio con Guanda ma meno spaesato di me. Lui racconta
del commissario Jacobi.
Se avete contato bene, a tavola siamo in tredici.
Il pomeriggio lo passo in GeMS, via Gherardini, seduto alla scrivania con Laura
Bosio. Lavoriamo sul testo. “È un testo di alto livello” – mi dice
lei – “dobbiamo farlo diventare di altissimo livello”.
È molto brava, ogni suo suggerimento è prezioso.
Ogni tanto mi distraggo e penso: come sono arrivato qui?
Perché io mi sono iscritto al torneo IoScrittore  ma poi
avevo deciso di non andare fino in fondo. Prima del concorso, avevo già
pubblicato due romanzi con editori medi (Sironi e Laurana) e uscire in ebook,
sia pur con GeMS, mi sembrava un passo indietro.
Io ho questa idea antica: un libro deve essere di carta.
E poi una volta, quando uscii con Sironi, mio padre, che viaggiava ogni
settimana, mi disse: “ma a Fiumicino il tuo libro non si trova”. Da
allora è mio obiettivo farglielo trovare (anche se a lui lo regalo io, quindi
non vedo l’utilità di trovarlo a Fiumicino). E non ci sono negozi di ebook in
aeroporto. Almeno non ancora.
Mi sembrava però utile ricevere giudizi sul romanzo, anche se solo sull’incipit.
Che poi incipit si fa per dire: per me era quasi un terzo dell’opera.
Ho ricevuti i giudizi, e alcuni erano utili.
Beh, ho pensato, il libro è piaciuto, sono soddisfatto, finisce qui. Non
intendo firmare.
Qualche giorno dopo lo staff di IoScrittore mi chiede con urgenza i documenti
per proseguire il concorso.
No grazie, rispondo: “Non me la sento di impegnarmi per una eventuale
pubblicazione in ebook”.
Insistono.
Io non lo sapevo, ma Livia di IoScrittore  aveva già letto il romanzo
e “ritenendolo di grande valore letterario” lo aveva passato a Guanda. Il
presidente Brioschi lo aveva letto in poche ore e aveva deciso di pubblicarlo.
( Livia sono andato ad abbracciarla la seconda volta che sono stato in
GeMS, all’inizio di maggio. La prossima volta le porto anche i cannoli).
Rispondo: “Mi sarebbe quasi impossibile leggere dieci opere complete, è
già stato molto difficile leggere dieci incipit. E non è serio leggerle in modo
frettoloso o incompleto”.
Insistono: “Potrebbe fornirci un recapito telefonico?”.
Beh, perché no. Dovrebbero già averlo, ma magari l’ho scritto male, chi si
ricorda. Glielo do. Però sbaglio e gli do un numero che è sì un mio numero di
telefono ma che non uso da oltre un anno. La SIM è scaduta e io non lo so.
Accendo e non chiama nessuno.
Non so se Livia mi ha maledetto. Però mi ha riscritto.
“Un editore del Gruppo è interessato alla sua opera. Può contattarci?”.
E il numero di telefono.

Così sono finito al pranzo di
Natale Guanda. Così persino un amico che vive in Brasile ha comprato l’ebook
per il suo reader. E questo è nulla: l’altroieri sono anche passato da
Fiumicino e il libro c’era.