Nessuna come una madre sa combattere i mostri

Il libro in una frase

Una commedia familiare e romantica che parla di madri, d’amore, rinascita, riscoperta di sé, e nella quale c’è un marito alto trenta metri, tre figli con canini appuntiti, artigli e bulloni infilati nelle tempie, e una suocera con più bende che buonsenso. Ma attenzione: è una storia vera.

Amici di scaffale

Ho sempre amato le storie nelle quali i mostri vengono inseriti in contesti quotidiani, e usati come simbolo della nostra realtà, quindi se dovesse trovare dei libri “gemelli”, nei contenuti o nelle intenzioni, metterei “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee, nel quale incombe sull’esistenza di tre comuni bambini la possibile minaccia di un vicino di casa che forse è un mostro, che forse è uno spettro, e che vive segregato in casa; “Il Talismano” di Stephen King, nel quale il compagno di avventure del protagonista è un giovane Lupo Mannaro che ha qualche problema quando si avvicina la luna piena; “Sessanta racconti” di Dino Buzzati, per ovvi motivi;  “L’elenco telefonico di Atlantide” di Tullio Avoledo, in cui l’arca dell’alleanza si nasconde nelle cantine di un condominio: “Il 18esimo vampiro” di Claudio Vergnani, nel quale si scopre che per un gruppo di poverissimi e scalcinati cacciatori di mostri andare a vampiri è un po’ come andare a funghi; “L’immagine della bestia” di Philip J. Farmer, che mischia con nonchalance orrore, mostri, fantascienza e sesso sfrenato; “Povere creature” di Alasdair Gray, libro che ho adorato quando ancora non lo conosceva nessuno, e che usa appunto una Frankenstein al femminile per fare satira sociale; le vignette di Chas Addams, conosciuto universalmente la sua omonima Famiglia; e un paio di libri che forse non conosce nessuno, “Fragili stagioni” di Michael Bishop, che parla del mostro di Frankenstein che dopo essere sparito al Polo Nord si rifà una vita come giocatore di baseball in una piccola squadra della provincia americana, e “Vampiro” di Fred Saberhagen, che racconta la storia di Dracula dal punto di vista, un po’ indignato e un po’ ironico, del vampiro. A questi aggiungerei tutti i fumetti nei quali la vita di tutti i giorni, e l’assurda normalità della nostra esistenza, è interpretata da esseri mostruosi di ogni tipo (tanto per citarne uno, il Dylan Dog di Tiziano Sclavi). Per non parlare dei film.

Segni particolari

Tutti. Un ex marito alto trenta metri, con la coda, che spara raggi energetici e risiede all’Isola dei Mostri; tre figli che sono tre famosi mostri dell’immaginario contemporaneo (Dracula, il mostro di Frankenstein e l’Uomo Lupo); una suocera mummia padana che si atteggia a egiziana perché fa chic; Babau come vicini di casa; Uomini Invisibili che amano girare nudi davanti alle donne; colleghi di lavoro con particolare predilezione per la carne umana; sirene infedeli che pattugliano le spiagge italiane alla ricerca di bei fusti; ragni giganti che sanno cucinare bene e organizzano corsi di autostima; draghi repressi, mostri assortiti, e la scoperta che la carne di unicorno se cotta bene è deliziosa. Ma il segno forse più particolare di tutti è che se si mettono da parte i mostri, la storia che viene raccontata è vera.

Dove e quando

Il libro si svolge in un indeterminato “ora”, e in un indeterminato “qui”.  Racconta una storia del tempo presente, di quelle che non smettono mai di essere vere e possibili, ed è ambientata in una città italiana come tante, di quelle con i condomini, il traffico, i bar, il lavoro precario, i problemi con la vita di tutti i giorni, la pioggia, la fretta e il mare vicino, che potrebbe essere benissimo quella di chi legge.

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Come e perché ho deciso di partecipare a IoScrittore

Ho notato la pubblicità in internet e ho deciso che ne valeva veramente la pena. Un concorso indetto da grosse case editrici, gratuito, aperto a tutti, con premi interessanti, con la possibilità di mettersi in gioco ricevendo giudizi da tanti lettori e che offre il modo di farsi notare. Credo che sia una delle possibilità più interessanti e utili per chi ama scrivere, anche a prescindere dalla vittoria.

Fonte: www.illibraio.it

“I mostri”: incubo e metafora si inseguono nella famiglia di Cristiano Fighera

Una donna di quarant’anni, un ex marito inaffidabile e tre figli da mantenere. Sono questi i protagonisti de I mostri, romanzo di Cristiano Fighera tra i vincitori del torneo letterario gratuito IoScrittore (e ora disponibile in ebook).

Fighera (che ha già scritto cortometraggi, romanzi e racconti, passando dall’horror al fantasy), però, non si limita a definire i suoi personaggi mostri, utilizzando una metafora. Già, perché Alessia, la protagonista, deve fare i conti con un “lucertolone alto una trentina di metri” come ex compagno, mentre i figli sono Dracula, Frankenstein e Lupo

E così, quella che poteva essere la storia di una famiglia come le altre, si trasforma in una narrazione che sfida i generi, nella quale la quotidianità si confronta con l’onirico e lo spaventoso. Soprattutto se Lupo, durante una crisi dovuta alla luna, ferisce Alessia che inizia a trasformarsi…

Fortunatamente per la donna, arrivano in suo soccorso i nuovi vicini di casa, Dino e Almerina Buzzati, “gentilissimi e sempre sospesi tra sogno e realtà”, e il collega Luca.

Riuscirà la famiglia a non esplodere completamente? E a conquistare la serenità tanto agognata?

Fighera, che quando non scrive lavora come infermiere in una Rsa, costruisce una storia dove incubo e metafora si inseguono continuamente, in cui l’ironia accompagna chi legge mentre la vita si dimostra surreale.

Fonte: www.illibraio.it

Le 400 opere finaliste a IoScrittore 2025

Ecco i titoli dei 400 romanzi che hanno superato la seconda fase del Torneo letterario. Complimenti!

10,25

22

1923

140368

98 passi e 31 scalini

A Gloria

A quale prezzo

A spasso con il Wendigo

A volte è sera

Abraxas 2050

Accursia Vadalà

Acqua di fieno

Adele

Aedo (o la certezza che la vita esiste)

Affetti collaterali

Agonia del punto fermo

Ai morti piace la settimana corta

Al confine

Albaspina

Alice nel Paese senza meraviglie

Alto tradimento

Amo e faccio quello che voglio

Amore e rabbia

Amore senza maschere

Amori, bugie e attacchi di panico

Arcandia

Asinara

Attenti a chi giudicate

Attraverso lo sguardo altrui

Avvento

Bambina dall’abito blu

Baroque, le vite degli altri

Boys Don’t Cry. Tales of an Era

Buon compleanno, Bart!

Buon vento

C’è ancora religione

C’erano tre sorelle

Calogero, una favola di paese

Calpaina

Caos/Caso

Carpa koi

Cemento vivo

Cento20

Cercare nel buio

Chiamami Vento

Chiodini inutili

Ci sarAI

Cielo intero

Cimazzurra

Cinquanta più di te

Cinque stanze più commiato

Cioccolatino

Col piffero

Colpevoli e innocenti

Colta di sorpresa

Con gli occhi aperti

Con tutta la rabbia che ho

Contavo il buio della notte

Coriandoli

Corpo a corpi

Crepe (di OvviaSuSu)

Crepe (di CateV)

Cuore di belva

Cuore di Munnizza

Cupro

Da non lasciarmi più

Da piccola sapevo volare

De Stella Nova

Deep Inside: A Game of Chess

Delitti in cattedra

Della luna e delle stelle

Dense nubi, nessuna pioggia

Dentro le stanze e fuori nelle strade

Diario di una cellula cancerogena

Disequilibrio per la pace

(Di)stanze

Dominans

Dominato dal Dominio

Dove sta la virtù?

Drakoj kronikoj: uccidere i draghi non è tutto

Due quasi genitori

Due sguardi sospesi

E fu sera e fu mattina

È facile fare l’amore se sai come non farlo

Eclissi fatale

Elementals

Elisa

Entanglement

Entropia onirica

Eracleia

Ernesto o il coraggio di amare

Esperia

Eva

Fa’ che non sia lei

Faccio acqua da tutte le parti

Faccio brutti sogni

Fatae

Figli del Male: le origini

Figli unici

Finché non brucerà il mondo

Finché tutto quadra

Fino al giorno prima

Fino all’ultima pagina

Freatto

Fuori campo

Furtunata

Gangsters’ Tale

Gargoyle

Gli animali non vanno in paradiso

Gol del portiere

H. Idrogeno

Hagos

Heaven. La profezia

Herìs-Mul

I delitti del Pergamon Museum

I dignitari della notte

I figli di Licaone

I Malignanti incombono

I miei anni di undici mesi

I mostri hanno paura delle mamme

I muscoli del Duce

I petali di san Pantaleo

I ragazzi della soffitta

I servi dei Giganti

I Signori della Terra

I sintomi della vita

Identiche

Ignorate questo cartello

Il bacio

Il cacciatore di talenti

Il cammino oscillante dei ricordi vertiginosi

Il campione della dea

Il canapo del Mossiere

Il chiodo, la corona e l’eretico

Il clan dei giusti

Il concerto di Schubert

Il confessore dei morti

Il contrabbandiere

Il distruttore di normalità

Il drago oppressore

Il fanciullo volante

Il fantasma di Buoncammino

Il gatto, il bambino, la strana biblioteca

Il giardiniere di Calvino

Il giovane Erickson

Il guardiano degli ulivi

Il labirinto dei ricordi

Il ladro di miti

Il lungo attendere

Il male ha i giorni contati perché il futuro è di Dio

Il mio tavolo finisce qui

Il mobbing del gabbiano

Il mostro della pioggia

Il numero diciotto

Il profumo della terra

Il quartiere delle balie

Il regno senza più musica

Il sangue di Sparta

Il sapore dolce della caramella alla carruba

Il Signore della Luce

Il soffio segreto del mare

Imperial Heist

Incolore

Incontro in fondo al mare

Ingannatori ingannati

Inguaribili

Inizia da qui

Intessuto di dolore

Io e Anis

Io non sono ricca

Iris

L’affare delle galline

L’affetto collaterale

L’alba dei Malatesta

L’altra Seymour

L’apprendista tirocinante

L’artefatto

L’autoritratto

L’eredità del caso

L’eredità di Prospero Flovilla

L’impero perfetto

L’insettore

L’intrecciatrice di costellazioni

L’isola del caprone

L’isola del padre

L’omicidio è una pratica contagiosa

L’onda bionda del grano

L’orizzonte degli eventi

L’oro dei Verace

L’orologio spezzato

L’ubbia

L’ultima tentazione

L’ultimo treno per il Paradiso

L’uomo che uccise Jack the Ripper

L(’)ottava

La ballata della guerra. Ares: il dio imperfetto

La bambina azzurra

La bestia rara

La Bovary di Villa d’Este

La burocrazia della morte

La caduta delle stelle

La casa color albicocca

La casa maledetta

La colpa non svanisce

La compagnia

La demolizione di Auschwitz

La dimora degli dei

La disegnatrice di mappe

La donna dei sogni

La duolescenza

La famiglia perfetta

La fine di un incubo (l’ultimo tragico caso dell’ispettore Luca Tondi)

La finestra mancante

La folla nella stanza buia

La formula della portanza

La fornace oscura

La foto di classe

La frusta dell’anima

La giungla ha scelto

La latitudine dei sogni scoppiati

La libreria dei sogni perduti

La locusta di giada

La magara

La memoria è per i vecchi

La metà sbagliata

La mia vita tra le tue dita

La mossa di Weber

La nostra voce nel buio

La notte degli obelischi

La nuova era di Futura

La pazienza delle viole

La perla di Kiribati

La Pimpa

La porta del Dio Silvano

La porta del male

La regola è mentire

La riscossa di Zehra

La rivalsa delle farfalle

La sabbia dirà che è l’ora

La saga dell’Angelus. Cronache bardiche anti-diluviane

La scala

La seconda volta che ho visto un fantasma

La signorina Maria

La strada del tempo incantato. L’artista e l’indovino

La surfarara

La torre capovolta

La Venere di pietra

La villa in curva

La volpe bianca

Lanthar dei Biancosangue

Le comete di piombo

Le cronache di Città Ombra

Le cronache di Ul. Il libro segreto dei druidi

Le cure parentali

Le donne del faro

Le gelsominaie

Le linee immaginarie

Le monadi

Le note dell’anima

Le ombre del principato

Le porte del freddo

Le streghe di Nogaredo

Le valli della luna

Le verità parziali

Legami di sangue

Lione

Lo psicomante

Lo sguardo di Dike

Lo spazio bianco

Lo spazio elastico tra pallottola e bersaglio

Lo specchio nero

Luci oltre l’orizzonte

Ma saranno c… miei?

Mai più

Mai più assenzio

Maledetto Garbino

Maraciccappa

Mare di dolore

Me l’ha portata il mare

Megin

Mela

Meno trenta all’alba

Mesto, opaco

Metatron

Mezzaluna

Mi chiamo Gaetano

Mia dopo tutto

Miracle

Muri spessi

N.Y.C. Metropolitan. L’apprendista orologiaio

Nabulio

Né di giorno né di notte

Nei secoli fedele

Nel folto della giungla

Nero

Nessuno fa caso al bassista

Nessuno ti aspetta

Nickname Lea Futura

Nigredo

Ninfa letale

Noblesse oblige

Non chiamatela macchina del tempo

Non ho i capelli rossi

Non ho paura

Non siamo solo cenere

Non so se lo rifarei

Nothingness. Prigionieri del silenzio

Nudo

O me, o lei

Oltralba. L’antico carillon

Oltre il buio

Ombre di vittoria

Omicidi a Berlino

Ovidio indaga. La caduta dei Giganti

Pace e guerra

Padri del reale

Paperotto

Passi lenti

Peccato originale

Per destino o per amore?

Piacere, Candela, lieta di conoscermi

Più di quanto non meriti

Plutone ribelle

Porno Pulp

Prima che torni l’estate

Pummarò

Qasba

Quando appaiono loro

Quando c’è la luce giusta

Quando il sangue canta

Quanto è difficile dire “saranghae”!

Quasi un romanzo

Quelli come te

Raccontami i tuoi occhi

Ribelle, la ragazza che imparò a sognare

Ricordami di noi

Riflessi di una rapina imperfetta

Ritorno a Zaporižžja

Rivoluzione interiore

Roccasmeralda

Romance Hater

Rose rosse

Rotto

Sangue del mio sangue

Sangue di stelle

Scala da salire per andare verso il basso

Scontri ravvicinati con l’amore

Se fosse stato uno di noi

Secondary P.O.V

Secret Roots. Ombre e ricordi

Segreti di un’isola perduta

Sei dannato

Selenophilia

Seltz

Sguardo lacustre

Shamsgedida

Sherwood’s Voice. Il canto del corvo

Sogni d’acciaio

Solutio perfecta

Sopoj’aki, storia di donna che ascolta il vento per tornare a casa

Sopravvivere ai giorni

Spicchio di luna

Spietatezza

Stalemate

Stelle cadenti

Strategie silvane

Stripkiller. La sindrome dell’assassino

Studio Bergasse

Su Dio, la Natura, la Storia, gli aeroplani nonché su numerosi altri fenomeni altrettanto improbabili

Suono mortale

Svuotandomi

Tango di illusioni

Tendìne, disturbi e altri guai

Terribilis Locus

Tokyo nera

Tra uomo e diavolo

Tracce del delitto

Tutti a bordo!

Tutti i lacrimi du mundu

Tutti i libri che non ho mai scritto

Twin Flames

Ultima fermata Zurigo

Ultima soglia

Un biglietto per Altrove

Un blues da piangere

Un fiore che uccide

Un giorno come un altro

Un lama, un condor e un uccellino azzurro

Un’opera che uccide

Un’ora

Un’ottima idea

Una storia di cavalieri, pirati e ninja (ma anche di draghi, mostri, magia, intrighi e tutto ciò che si può immaginare)

Uomini e demoni

V come Valetti

Va’ oltre le parole che non posso pronunciare. I primi quindici anni di te

Vengo già pettinata

Vita sbagliata. L’età dell’adolescenza

Voci

Voglio vivere

Voglio vivere ancora

Frasi sul mare, alcune fra le più belle tratte dalla letteratura

Sempre uguale a sé stesso, eppure sempre diverso e inafferrabile, il mare è da secoli una preziosa fonte di ispirazione per miti, leggende, canzoni, pellicole cinematografiche.

In poche parole: per le storie che ci raccontiamo e tramandiamo di generazione in generazione, dedicate tanto alla libertà quanto al desiderio di scoperta, tanto al rapporto con la natura quanto al superamento dei nostri limiti personali e collettivi.

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Anche in letteratura, da Omero a Herman Melville, da Virginia Woolf a Emilio Salgari, il mare fin dall’antichità è stato parte integrante di ogni tipo di narrazione, venendo dipinto nei suoi aspetti più belli e temibili, e diventando spesso una complessa e affascinante allegoria.

Ecco quindi una selezione di frasi sul mare tratte dai libri che, grazie alle parole di autori come Charles Baudelaire e Walt Whitman, passando per Nazim Hikmet, per Madame de Staël e per Alessandro Baricco, viene rappresentato in tutta la sua forza contraddittoria e imperscrutabile, esuberante e nostalgica, accogliente e crudele…

Cominciamo da una delle frasi sul mare più note nel panorama della poesia americana, e che è contenuta nella raccolta Foglie d’erba (Garzanti, traduzione di Roberto Mussapi) dello scrittore e giornalista Walt Whitman (1819-1892). Una riflessione dedicata alla vita di cui pullula il mare, e che lo rende uno scrigno di meraviglie quasi mistiche:

Per me il mare è un perenne miracolo,
i pesci vi guazzano – gli scogli, – il moto delle onde – i vascelli con uomini a bordo,
si danno mai miracoli più strani?

Sempre a proposito di liriche, altrettanto celebre è nella letteratura francese il poema L’uomo e il mare del grande simbolista Charles Baudelaire (1821-1867), che troviamo nella raccolta I fiori del male (Garzanti, traduzione di Attilio Bertolucci). Un componimento che ci spinge a riflettere su quanto – nel bene e nel male – il mare assomigli a ciascuno di noi:

Uomo libero, tu amerai sempre il mare!
È il tuo specchio il mare! Contempli la tua anima
nell’infinito svolgersi della sua onda
e non è meno amaro l’abisso del tuo spirito.

Una delle frasi sul mare più belle della letteratura, scritta da Charles Baudelaire

A evidenziare l’imponderabilità del mare è anche lo scrittore e critico italiano Alessandro Baricco, che nel romanzo Oceano mare (Feltrinelli) ce lo descrive come un’entità animata, generosa ma al tempo stesso irrequieta, a cui è impossibile restare indifferenti e che esercita su di noi un’influenza a tratti magnetica:

Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto: il mare chiama.

Del resto, sono molte le frasi sul mare che si concentrano sul suo richiamo, a cui sembra destinato ogni fiume e torrente del mondo. E il musicista e poeta uruguayano Juan Baladán Gadea, nel suo Di solitudine e amore (La Piccola Editrice, traduzione di T. Formenti), sottolinea fino a che punto desideriamo che una foce, da qualche parte, esista per tutti:

Anche noi, come l’acqua che scorre, siamo viandanti in cerca di un mare.

Una delle frasi sul mare più belle della letteratura, scritta da Juan Baladán Gadea

Con parole diverse, ma con la stessa forza evocativa, si è espressa anche la scrittrice e intellettuale Madame de Staël (1766-1817), che traduce il bisogno così umano di stare a contatto con l’acqua con un anelito altrettanto imprescindibile della nostra natura, che ci caratterizza sia a livello individuale che sul piano collettivo:

Il mare è amico della libertà. Tutti i popoli veramente liberi hanno abitato sempre sul mare.

E concludiamo con una delle frasi sul mare più toccanti di Nazim Hikmet (1902-1963), l’autore turco naturalizzato polacco che nel suo Arrivederci fratello mare, contenuto nella raccolta Poesie d’amore (Mondadori, traduzione di Joyce Lussu), dà luce a un canto di addio e di speranza in cui il mare viene associato all’essenza di un intero popolo:

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po’ della tua ghiaia
un po’ del tuo sale azzurro
un po’ della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.

Fonte: www.illibraio.it

L’annuncio delle 400 opere finaliste di IoScrittore 2025

Di Redazione IoScrittore

Siamo arrivati al primo giro di boa del torneo IoScrittore: in occasione di Taobuk – Taormina Book Festival, saranno infatti resi noti i titoli delle 400 opere finaliste del torneo letterario gratuito promosso dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol. L’appuntamento è previsto per sabato 21 giugno ore 12, in presenza presso il Palazzo dei Congressi e contemporaneamente in streaming sulla pagina Facebook di IoScrittore e ilLibraio.it

In occasione di Taobuk – Taormina Book Festival, saranno resi noti i titoli delle 400 opere finaliste del torneo letterario gratuito promosso dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol. L’appuntamento è previsto per sabato 21 giugno ore 12, in presenza presso il Palazzo dei Congressi e contemporaneamente in streaming sulla pagina Facebook di IoScrittore e ilLibraio.it

Uno dei momenti più attesi di IoScrittore si avvicina. Entriamo nel vivo dell’edizione 2025 con l’annuncio delle 400 opere finaliste del torneo letterario gratuito promosso dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol. 

In occasione di Taobuk – Taormina Book Festival saranno infatti resi noti i titoli dei romanzi che accederanno alla seconda fase del torneo, che si concluderà a novembre con la finale durante Bookcity Milano.

L’appuntamento è previsto per sabato 21 giugno ore 12, in presenza presso il Palazzo dei Congressi e contemporaneamente in streaming sulla pagina Facebook di IoScrittore e ilLibraio.it

La proclamazione dei titoli dei romanzi che accedono alla seconda fase sarà anche l’occasione per un panel in cui si parlerà di scrittura, lettura e di tutto quello che ruota attorno al mondo del libro. Il titolo dell’evento è “I confini della scrittura” e vedrà la partecipazione di Antonella Ferrara, presidente e direttore artistico di Taobuk Festival; Monica Maggioni, giornalista, scrittrice e documentarista; Stefano Mauri, presidente e Ad di GeMS e Barbara Sardella, responsabile comunicazione Librerie Ubik. A moderare il panel ci sarà Carlotta Sanzogni (responsabile PR e social media manager di Libraccio).

Dopo la conclusione dell’evento l’elenco delle 400 opere che passano alla seconda fase dell’edizione 2025 sarà disponibile anche sul sito e sui social di IoScrittore, dove si potrà anche recuperare in qualsiasi momento la registrazione dell’incontro.

Un momento imperdibile per chiunque ami la scrittura e la lettura dunque, che segna un punto di passaggio importante per le aspiranti autrici e per gli aspiranti autori che si sono iscritti al torneo, caricando sulla piattaforma online l’incipit del proprio manoscritto.

Adesso, per i 400 che passano alla seconda fase, ci sarà la valutazione dell’intera opera. Ricordiamo inoltre che il torneo è, come sempre, monitorato dagli editor delle case editrici di GeMS, il più grande gruppo editoriale indipendente italiano (di cui fanno parte le case editrici astoria, Bollati Boringhieri, Chiarelettere, Corbaccio, Garzanti, Guanda, Longanesi, Magazzini Salani, Newton Compton, Nord, Ponte alle Grazie, Salani, TEA, Tre60), costantemente alla ricerca di nuove voci narrative da pubblicare.

Diventato nel corso del tempo un punto di riferimento per chi desidera mettere alla prova il proprio talento, il torneo letterario IoScrittore è un progetto di scouting editoriale in continua evoluzione, che coinvolge ogni anno migliaia di iscritti e che punta a scovare nuove voci della narrativa italiana, come è accaduto, tra gli altri, a Sara Gambazza, che proprio in questi giorni è in libreria con il suo secondo romanzo, Quando i fiori avranno tempo per me (Longanesi), a Mario Zangrando, autore di L’uomo che parlava ai funerali (astoria) e a Sonia Milan, che ha pubblicato con Garzanti La primogenita.

Una realtà unica nel nostro panorama, estremamente consapevole delle dinamiche e dei cambiamenti del mercato editoriale, tanto che dal 2023 ha introdotto una bella novità: il Premio Speciale Under 30 che, insieme ai premi per i migliori lettori e alla pubblicazione in e-book e cartaceo on demand delle 10 opere finaliste, è una delle tante iniziative volte a premiare e valorizzare chi sogna di far conoscere a tutti la propria storia. 

50 frasi sulla resilienza

Ultimamente sentiamo parlare sempre più spesso del concetto di resilienza, rischiando forse di dimenticare proprio per questo il suo valore intrinseco e le sfaccettature di significato a cui è collegato.

Lo psicologo e docente Pietro Trabucchi, esperto di prestazione sportiva in particolare di discipline di resistenza, la descrive per esempio come la capacità di adattarsi e di apprendere a superare indenni le avversità più severe con cui ci interfacciamo: dire resilienza, in senso più lato, equivarrebbe quindi a dire resistenza psicologica.

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Un insieme di risorse, un dono ereditato dal più lontano passato della nostra specie, che ci riguarda ancora molto da vicino e che possiamo reimparare ad allenare seguendo le indicazioni giuste.

Per rendere la resilienza nostra alleata, ecco quindi 50 tra le frasi più pregnanti dedicate a questo argomento, in grado di ispirarci e di farci sentire meglio, o quantomeno di farci affrontare il fallimento da un’altra prospettiva…

La resilienza si può imparare

1.

Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano strenuamente per risalirvi sopra. Gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate con il verbo resalio. Forse il nome della qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità, la resilienza, deriva da qui.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore (scopri il libro Resisto dunque sono da cui è tratta questa citazione)

2.

Le performance degli atleti straordinari non possono essere spiegate interamente con dati fisiologici. La superiorità della società spartana tra i greci antichi non può essere spiegata su base genetica (i greci di allora erano geneticamente identici fra loro e sono identici a quelli di oggi) o di selezione dei talenti: era l’Agoghé, il sistema educativo spartano, che faceva la differenza.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore (scopri il libro Perseverare è umano da cui è tratta questa citazione)

3.

Il compito di un bambino, supportato dalla cooperazione di genitori attenti e responsabili, è sviluppare l’abitudine a non darsi per vinto di fronte a sfide e ostacoli.

Martin Seligman, psicologo ed educatore statunitense

4.

La perseveranza è il duro lavoro che fai dopo che ti sei stancato del duro lavoro che hai fatto.

Newt Gingrich, politico e scrittore statunitense

5.

Se è vero che i supermotivatori sono una leggenda, è altrettanto vero che di grandi demotivatori ne esistono tantissimi. Eccome. La vera motivazione – quella più duratura e tenace – è individuale e nessuno può indurla magicamente dall’esterno. Ma le condizioni organizzative giocano un ruolo importante nel sostenere – o nel distruggere – la motivazione individuale.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Perseverare è umano

6.

Un maestro di judo raccontò di premiare i bambini nelle gare con medaglie di ghiaccio: riconoscimenti che ci abituano a quella che i buddisti chiamano la legge dell’impermanenza. Ovvero al fatto che l’universo non è mai completamente sotto il nostro controllo, che i fatti non possono sempre andare come vorremmo, che le cose prima o poi si rompono, finiscono, si ammalano o muoiono, non funzionano più. L’importante è che i bambini sentano che dietro alla disciplina si nascondono sollecitudine, amore e sostegno emotivo nei loro confronti.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Resisto dunque sono

7.

Ciò a cui prestiamo attenzione, e il modo in cui lo facciamo, determina il contenuto e la qualità delle nostre vite.

Mihály Csíkszentmihályi, psicologo ungherese, direttore della Facoltà di Psicologia della Chicago University

8.

Cambiare positivamente significa evolvere nel tempo, sviluppando la propria identità e acquisendo nuove capacità. Cambiare è sinonimo di continuare a imparare.

Estanislao Bachrach, scienziato esperto in neuroscienze e scrittore (scopri il libro Cambia il cervello, cambia la vita da cui è tratta questa citazione)

9.

Solo onorando il dono di poter cambiare la realtà si rende davvero unica e significativa la nostra vita, anche nel breve periodo di tempo che ci è concesso in questo universo.

Alberto Simone, psicologo, life coach, terapeuta e scrittore (vai al libro La felicità sul comodino da cui è tratta questa citazione)

La resilienza: un dono che tutti possiamo potenziare

10.

Al contrario di quello che sostiene il noto detto, perseverare non è diabolico: è umano. Diabolico è rinunciare a impegnarsi, rimanere immobili, mettersi ad aspettare che la motivazione arrivi dall’esterno, non sfruttare a fondo tutte le risorse di cui gli esseri umani sono dotati.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Perseverare è umano

11.

Sbagliate il cento per cento dei colpi che non tirate mai.

Wayne Gretzky, campione canadese di hockey e allenatore

12.

Le difficoltà rafforzano la mente, così come il lavoro irrobustisce il corpo.

Seneca, drammaturgo, politico e filosofo stoico della Roma imperiale

13.

La resilienza non è una condizione ma un processo: la si costruisce lottando.

George Eman Vaillant, psichiatra statunitense e professore nella Facoltà di Medicina ad Harvard

14.

Il piacere è stato di compiere qualche cosa che, la prima volta che vi ho pensato, mi era apparsa al di sopra dei miei mezzi.

Gérard d’Aboville, nel 1991, dopo la traversata del Pacifico a remi in 134 giorni

15.

Trovare un senso, un significato rende molte cose sopportabili, forse tutte quante diventano sopportabili.

Carl Gustav Jung, psichiatra, psicoanalista e antropologo svizzero

16.

Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene.

Tommaso da Kempis, monaco e mistico tedesco del XIV secolo

17.

Se ce la metto tutta, non posso perdere. Forse non vincerò una medaglia d’oro, ma sicuramente vinco la mia battaglia personale. È tutto qui.

Ian Thorpe, pluricampione olimpico

18.

La resilienza è la scienza di adattarsi ai cambiamenti.

Andrew Zolli e Ann Marie Healy, divulgatori scientifici e scrittori

Combattere lo stress mentale e fisico

19.

Le persone non sono vittime passive degli eventi stressanti. Reagiamo alle difficoltà (e ci stressiamo) in base a come le “leggiamo” e a come “leggiamo” le nostre capacità di farvi fronte. Questa “lettura” si chiama valutazione cognitiva. Quella che ci fa vedere lo stesso bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore (vai alla scheda del libro Resisto dunque sono da cui è tratta la citazione)

20.

La gente non è disturbata dalle cose in sé, ma dall’opinione che ha di esse.

Epitteto, filosofo stoico del I secolo

21.

C’è una buona notizia: ora sappiamo con certezza che gli esseri umani sono stati progettati per affrontare con successo difficoltà e stress. Discendiamo da gente che è sopravvissuta a un’infinità di predatori, guerre, carestie, migrazioni, malattie e catastrofi naturali. Noi siamo costruiti per convivere quotidianamente con lo stress. È la resilienza la norma negli esseri umani, non la fragilità.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Perseverare è umano

22.

Corpo e psiche non vanno separati. Eppure molti medici lo ignorano, ed è proprio per questo che sfuggono loro così tante malattie: perché non vedono il tutto.

Platone, filosofo della Grecia classica

23.

Stile resiliente: il soggetto attribuisce il suo successo all’impegno e il suo insuccesso alla mancanza di impegno. Stile depresso: il soggetto attribuisce il suo successo a cause esterne e il suo insuccesso alla mancanza di talento.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Resisto dunque sono

24.

Se si è convinti di essere in grado di gestire lo stress, si producono reazioni stressanti di minore entità.

Richard S. Lazarus e Elizabeth Alfert, The Journal of Abnormal and Social Psychology 

Saper affrontare il fallimento e rialzarsi

25.

Un uomo può fallire molte volte, ma non diventa un fallito finché non comincia a dare la colpa a qualcun altro.

Edgar Rice Burroughs, scrittore statunitense

26.

Non ho poteri magici: la forza interiore è il mio potere magico. Non ho poteri divini: la lealtà è il mio potere divino.

Detto samurai

27.

Nei tentativi più nobili è glorioso anche fallire.

Vince Lombardi, celebre allenatore degli anni ’60 di football americano

28.

Il mondo ci spezza tutti quanti, ma solo alcuni diventano più forti là dove sono stati spezzati.

Ernest Hemingway, scrittore statuinitense

29.

 Leggiamo il mondo in modo sbagliato e diciamo che esso ci delude.

Rabindranath Tagore, poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo bengalese

30.

Non bisogna dimenticare che il nostro cervello è stato creato capace di sperimentare frustrazioni in quanto esse hanno un’utilità pratica: ci spingono a cambiare le situazioni, a muoverci, a modificare la nostra vita. Le frustrazioni sono dannose solo se eccessive e troppo prolungate in quanto creano impotenza appresa.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Resisto dunque sono

31.

Per quanto vivrai, continua a imparare a vivere.

Seneca, drammaturgo, politico e filosofo stoico della Roma imperiale

32.

Ciò che non ti uccide ti rende più forte.

Friedrich Nietsche, filosofo tedesco

33.

Per gli eventi negativi, le spiegazioni permanenti ti lasciano impotente per anni, impedendoti di cambiare, mentre le spiegazioni temporanee ti danno resilienza, ossia la capacità di riprenderti da dolori emotivi e situazioni avverse.

Estanislao Bachrach, scienziato esperto in neuroscienze e autore di Cambia il cervello, cambia la vita

34.

Il senso dell’umorismo è un grande fattore di resilienza. Henry Ward Beecher ha scritto: «Una persona priva di senso dell’umorismo è come una carrozza senza molle che sobbalza su ogni pietra lungo la strada.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Resisto dunque sono

35.

Noi siamo condizionati da una cultura che pone eccessiva enfasi sull’essere vincenti a tutti i costi e non sappiamo gestire la sconfitta, ne abbiamo troppa paura. Chi possiede una forte capacità di ristrutturazione cognitiva, nonostante la delusione, considera la sconfitta come un’opportunità per migliorare.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Resisto dunque sono

36.

È sperare la cosa più difficile. La cosa più facile è disperare, ed è la grande tentazione.

Charles Péguy, poeta, saggista ed editor francese

37.

Non vi sono situazioni disperate: vi sono solo coloro che disperano di potercela fare.

Clare Boothe Luce, scrittrice, politica e ambasciatrice statunitense

38.

Sii tu stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.

Gandhi, politico e filosofo indiano

39.

È come una locanda l’essere umano,
ogni mattina qualcuno che arriva,
gioia, tristezza, squallore,
rapidi e fuggevoli si presentano alla coscienza,
visitatori inattesi.

Pensieri cupi, vergogna, risentimenti:
apri loro la tua porta ridendo, invitali a entrare.
Ringrazia chiunque si presenti,
perché è una guida
che ti è stata mandata da lontano.

Jalāl ad-Dīn Muhammad Rūmī, poeta persiano del XIII secolo

40.

Circondati di critici!
Ricorda i tuoi fallimenti!
Tieniti su con la caffeina!
Perdi ogni speranza!
Sovraccaricati di impegni!
Vendi la tua anima!
Fai tutto personalmente!
Resta sempre impreparato!
Soffri in silenzio!

Tratto da The Little Book of Stress (it. Il piccolo libro dello stress), di Stuart e Linda Macfarlane

41.

All’inizio, il cambiamento può essere l’opposto della felicità. Richiede coraggio, resilienza e almeno un po’ di disagio o malessere rispetto allo stato attuale. Ma può far scoccare la scintilla della curiosità rispetto a ciò che di nuovo puoi essere, sentire e fare.

Estanislao Bachrach, scienziato esperto in neuroscienze e autore di Cambia il cervello, cambia la vita

42.

I problemi non possono essere risolti dallo stesso livello di conoscenza che li ha creati.

Albert Einstein, scienziato e Premio Nobel per la Fisica

43.

Il tuo obiettivo, per acquisire resilienza, è liberarti da credenze abituali e nocive, e diventare un abile creatore di alternative. In questo modo troverai l’energia per insistere, e capirai che gli ostacoli sulla strada del cambiamento sono semplicemente ostacoli, non vicoli ciechi.

Estanislao Bachrach, scienziato e autore di Cambia il cervello, cambia la vita

44.

Non tutto ciò che affrontiamo può essere cambiato, ma nulla può essere cambiato finché non viene affrontato.

James Arthur Baldwin, scrittore statunitense

45.

Tu non sei una malattia, un problema, un disordine, sei una persona che si sforza di superare i momenti difficili, in cerca di sollievo e di nuovi pensieri, emozioni o comportamenti più conformi ai tuoi obiettivi a lungo termine.

Estanislao Bachrach, scienziato e autore di Cambia il cervello, cambia la vita

46.

Dinanzi a un’onda che ci investe, soprattutto se è molto potente, non possiamo opporre resistenza. In quel momento è più forte di noi. Può anche rovesciare la barca e tenerci sott’acqua per un po’. Ma se abbiamo maturato la consapevolezza che il suo destino è quello di passare, andando oltre, mentre il nostro è quello di restare, allora anche sott’acqua sappiamo che presto torneremo a galla, e quello che è capitato sarà solo un brutto ricordo.

Alberto Simone, psicologo, life coach e terapeuta, autore di La felicità sul comodino

La resilienza nei gruppi e nelle organizzazioni

47.

Le persone dimenticheranno quello che hai detto, non ricorderanno quello che hai fatto, ma non scorderanno mai come le hai fatte sentire.

Maya Angelou, poetessa, cantante e attivista femminista

48.

Far finta di niente, non affrontare i temi “scottanti”, evitare di parlare di cose potenzialmente fastidiose, sono comportamenti diffusi in molti gruppi per cercare di evitare le frizioni. In realtà questi comportamenti ottengono l’effetto contrario: aumentano i conflitti e demotivano le persone.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Perseverare è umano

49.

Le persone hanno bisogno di sentirsi autonome, autodeterminate. Uno stile di leadership troppo prescrittivo demotiva.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Perseverare è umano

50.

Un semplice gruppo non è un team. Un team è caratterizzato dall’essere composto da persone con una forte motivazione individuale, ma che sono capaci di mettere questa motivazione al servizio di un obiettivo condiviso.

Pietro Trabucchi, psicologo, coach esperto di resilienza e scrittore, autore di Perseverare è umano

Fonte: www.illibraio.it

Vivere con un voice over nella testa

Robert McKee – guru della scrittura per il cinema e autore del celebre Story – ha offerto ai giovani sceneggiatori un catalogo di precetti quasi sacri su come scrivere una buona sceneggiatura. Uno dei più noti è: “Mai usare il voice over“.

Per nostra fortuna, questa regola è stata trasgredita innumerevoli volte.

Sarebbe impensabile, altrimenti: niente voce di Amélie, niente Meredith Grey, niente Radio Caos. E che capolavori sarebbero senza quelle voci narranti che ci guidano, ci accarezzano, ci svelano l’invisibile? Eppure il monito di McKee si basa su un principio fondamentale: in una sceneggiatura che funziona, le immagini devono bastare a sé stesse. Il visual storytelling dovrebbe essere talmente forte da rendere superfluo ogni spiegone.

Story Robert McKee

Ma che cos’è, tecnicamente, il voice over? In termini semplici, si tratta di una tecnica narrativa audiovisiva in cui una voce – non visibile sullo schermo – accompagna le immagini fornendo commento, pensieri o contesto. Può essere la voce interiore di un personaggio, una guida esterna alla storia o persino un dispositivo metanarrativo.

Viene spesso usato per creare empatia, per spiegare l’antefatto, per accelerare la narrazione. È una voce “fuori campo”, ma dentro al racconto. E proprio per questo, può diventare una scorciatoia o un’arma potentissima, a seconda di come viene usata.

Charlie Kaufman, uno degli sceneggiatori più amati e anticonvenzionali, autore di Eternal Sunshine of the Spotless Mind e Essere John Malkovich, ha giocato in modo unico con questa idea ne Il ladro di orchidee. In quel film, mette in scena due gemelli sceneggiatori: uno, rigoroso esecutore delle regole di McKee, sforna blockbuster di successo. L’altro, più istintivo, scrive col cuore, seguendo l’ispirazione. E indovina chi ha successo? Esatto. Quello che segue le regole. Tra cui, ovviamente, il divieto di usare il voice over.

Per anni, chiunque abbia sognato di scrivere per l’audiovisivo ha dovuto fare i conti con quella voce interiore – ma non nel senso romantico. Era piuttosto un giudice severo, lo sguardo accigliato di McKee pronto a bocciare ogni tentativo di inserire un monologo poetico su immagini di paesaggi malinconici. Abbiamo imparato a “scrivere con le immagini“, a fidarci del silenzio, a resistere alla tentazione di una voce calda che guidasse lo spettatore nel nostro mondo creativo.

E proprio questa fiducia nell’immagine ha contaminato anche la scrittura letteraria: la famosa regola dello “show, don’t tell“, nata e perfezionata nell’audiovisivo, è diventata un mantra per molti autori di narrativa. Anche nei romanzi oggi si tende a mostrare, non spiegare; a suggerire emozioni e contesti attraverso gesti, ambienti, azioni – più che parole.

Ma poi… tutto è cambiato.

Sono arrivati i vlog, i TikTok, i CapCut template con voce da trailer hollywoodiano – quella voce profonda, a metà tra Morgan Freeman e la coscienza di Amanda in L’amore non va in vacanza. Un trend è esploso (#narrator).

Screenshot di un video TikTok in cui viene utilizzato il voice over del #narratortrend

Con l’aiuto di app che offrono modelli già pronti, accessibili a chiunque, è diventato facilissimo inserire voice over su clip video. Basta scegliere un template, caricare le proprie immagini o brevi video, scrivere due righe di testo, e il gioco è fatto. La voce narrante – sintetica ma emotiva – legge per te. Racconta chi sei. Spesso con la tonalità grave, cinematografica, da trailer epico o da confessione intima.

Screenshot di un video TikTok in cui viene utilizzato il voice over del #narratortrend

Questi video funzionano per tre motivi. Il voice over crea una connessione, ti dà l’illusione di entrare in contatto con la parte più autentica di chi parla (o meglio: di chi scrive, perché la voce è spesso una voce generata). Hanno una struttura narrativa chiara (inizio – svolgimento – piccola rivelazione): sono, in altre parole, storytelling puro, ma confezionato in 30 secondi. Sono facilissimi. Per farli non serve saper montare, non serve saper recitare. Il template fa tutto per te. E tu diventi protagonista. Così, il voice over non è più solo uno strumento narrativo, ma un format identitario.

Screenshot di un video TikTok in cui viene utilizzato il voice over del #narratortrend

C’è chi lo usa per autopromuoversi, per farsi conoscere come professionista. Chi per gioco. Chi per raccontarsi davvero. La maggior parte, in fondo, ci si butta dentro con spirito da MySpace vintage: un’intro, una riflessione, un piccolo scavo interiore. Un video-curriculum emozionale. Un racconto di sé tra adolescenza e futuro, tra ciò che siamo stati e ciò che vorremmo diventare.

Cosa sarebbe la vita senza voce?

È un po’ kitsch, certo. Ma funziona. Emoziona. E allora, checché ne dica McKee, coinvolge. E racconta. Con quella voce onnisciente che tutto sa e tutto può – come il destino che silenziosamente immaginiamo stia dirigendo le nostre vite.

E probabilmente è proprio questo il senso del voice over: dare un piano agli eventi, un significato. Perché cosa sarebbe la vita senza qualcuno che ce la racconta? Qualcuno che ce la spiega, che ce la rende un po’ più accettabile.

E, soprattutto, cosa sarebbe la vita senza voce?

Screenshot di un video TikTok in cui viene utilizzato il voice over del #narratortrend

Il grande obiettivo della scrittura – e di chi la studia, la pratica, la insegna – è proprio questo: trovare la propria voce. E farla sentire.

Oggi, le voci si accavallano. Si assomigliano. Sono tutte narranti, tutte intime, tutte “molto vere”, tutte “molto personali”. Ma anche molto simili. I video si sovrappongono, come se fossero prodotti da una sola grande voce collettiva che ci tiene per mano. Ed è vero: ci stiamo uniformando. Ma è anche vero che ne abbiamo bisogno.

Abbiamo bisogno di raccontarci come non mai

Abbiamo bisogno di raccontarci come non mai. Tutto è narrabile. Tutto deve essere raccontato. È l’epoca dello storytelling, del personal branding, del racconto perpetuo di sé. Devi essere un personaggio. Devi “venderti”. Devi dire chi sei e cosa fai nella vita – e possibilmente, farlo con musica di sottofondo e una voce profonda che legge il tuo testo.

Sei una persona, ma sei anche una storyboard. Una sequenza di immagini da montare in modo coerente, accattivante, emozionante. Sei un contenuto.

Chissà cosa direbbe McKee dei vlog di TikTok. Di queste sequenze di immagini che da sole, narrativamente parlando, non significano granché. Ma che diventano qualcosa solo quando si accende quella voce. Quel voice over che ci dice: “Ecco chi sono“. Forse, in fondo, è questo l’unico modo che ci è rimasto per capirlo anche noi.

Fonte: www.illibraio.it

Una ragazza dall’energia travolgente, due casi da risolvere e un’esistenza invisibile da riportare alla luce

Il libro in una frase

Sullo sfondo della città di Bergamo, un’assistente sociale un po’ maldestra e alternativa si trova alle prese con un caso difficile. Chi la incontra è travolto dalla sua energia e non può resistere all’opportunità di cambiare. E Giuseppe, che vive per strada da molti anni, ha proprio bisogno di lei…

Amici di scaffale

Alessia Gazzola, Questione di Costanza. 

Alessia Gazzola, L’allieva. 

Alice Basso, Le ventisette sveglie di Atena Ferraris

Alice basso, L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome.

Giorgio Ponte, Io sto con Marta.

Lorenzo Marone, La tentazione di essere felici e La vita a volte capita.

Stefania Bertola, A neve ferma.

Agatha Raisin, Il modello di virtù.

Siri Ostli, Un grammo di felicità al giorno.

Nick Hornby, Non buttiamoci giù.

Nick Hornby, Funny girl.

Segni particolari

Una protagonista memorabile. Temi sociali complessi raccontati con tono leggero e ironico.

Un ottimismo cosmico che fa da sfondo.  Un romanzo che costringe a riflettere sul ruolo delle minoranze in società. Connubio tra leggerezza e riflessione.  Una storia ordinaria, una come tante, che diventa avvincente sulla pagina arricchendosi di spunti positivi e umanità.

Dove e quando

Corridoio Sottozero, triste seminterrato destinato ai Servizi Sociali comunali. Città di Bergamo, anno 2022.

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Come e perché ho deciso di partecipare a IoScrittore

Avevo questo romanzo in cantiere da qualche tempo, ma mi mancava il coraggio di far uscire Vittoria Levante dal cassetto. Poi, navigando in internet, ho conosciuto IoScrittore e ho pensato che fosse l’occasione adatta a me! 

Anonimato, un pubblico “freddo” da cercare di conquistare, giudizi franchi da lettori veri: l’occasione di scoprire se la mia storia poteva funzionare. A qualcuno potevano interessare le tematiche contenute nella mia storia? Vittoria Levante avrebbe suscitato la giusta empatia nei lettori? Qualcuno avrebbe trovato piacevole e fluido il mio stile di scrittura?

Mi sono buttata… ed è andata bene! 

“Tutto nasce per fiorire”: le seconde chance nel romanzo d’esordio di Demetra Costa

Un’assistente sociale maldestra e disordinata, ma che non si ferma mai per dare una seconda chance alle persone che incontra. Due storie difficili e drammatiche di fronte a lei.

Demetra Costa (uno pseudonimo) è nata e cresciuta a Bergamo, e proprio nella sua città ambienta il suo primo romanzo, Tutto nasce per fiorire, in uscita nei principali negozi online in edizione ebook dopo essere stato protagonista al torneo letterario gratuito IoScrittore (promosso dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol).

Tutto nasce per fiorire

L’autrice, anch’essa assistente sociale, narra le vicende di Vittoria Levante, “una calamita per disgrazie e disavventure”, che vive un’esistenza sgangherata ma che nel suo lavoro riesce a dare il meglio di sé. Sì, perché nonostante sia considerata la pecora nera della famiglia e le sue ultime relazioni non siano andate come desiderava, Vittoria trova molto più semplice “aggiustare i cocci rotti” degli altri.

E così, nel triste e e umido seminterrato – il famigerato Sottozero – degli uffici dei Servizi Sociali, la protagonista affronta due casi intricati, quelli di Amanda e Giuseppe, con il suo solito approccio: mettendoci affetto e inventiva. Un po’ come la sua autrice che, con la sua visione ottimistica del mondo, è “da sempre una sostenitrice del genere umano”.

Ma nella vita di Vittoria non ci sono solo cadute e difficoltà, ci sono anche persone che la sostengono e le danno la forza per proseguire nel suo lavoro, spesso reso complesso dai tagli al budget e dalla poca considerazione: Desy, la sua migliore amica, razionale e concreta, e nonno Carlo, con le sue immancabili tazze di cioccolata calda…

Fonte: www.illibraio.it

Guida al punto interrogativo: usi, abusi, origini e curiosità

Eterno protagonista delle nostre domande, da quelle più quotidiane a quelle più esistenziali, il punto interrogativo non si limita a guidare le nostre conversazioni, a stimolare riflessioni o a sollecitare risposte.

Si tratta, infatti, di un segno di punteggiatura onnipresente nei nostri dialoghi, non solo in presenza ma anche online, che (se usato con consapevolezza) può diventare un vero e proprio strumento retorico: dà un tocco ironico alle nostre considerazioni, invita al confronto reciproco e in altri contesti si trasforma in un mezzo di grande efficacia persuasiva, capace di orientare pensieri e reazioni.

Ecco quindi una guida sintetica ma ricca di spunti per ripercorrerne le origini storiche, comprendere meglio le indicazioni grammaticali legate al suo uso e scoprire alcune interessanti curiosità dal mondo (come pure dal web) che ne evidenziano la versatilità…

Storia del punto interrogativo

A differenza di altri segni di interpunzione, che affondano le loro radici nella letteratura classica e ci sono stati tramandati quasi invariati nel corso dei secoli, il punto interrogativo per come lo conosciamo oggi ha fatto il suo ingresso nell’uso comune in un’epoca relativamente più recente.

Secondo alcuni studiosi, sarebbe stato concepito dal pensatore e teologo Alcuino di York (735-804), vissuto alla corte di Carlo Magno nell’VIII secolo d.C., per poi diffondersi in tutto il Sacro Romano Impero per volere del sovrano, affermandosi in via definitiva intorno al X secolo.

Che sia stato o meno lui l’inventore del punto interrogativo, la ricostruzione accademica di come si è sviluppato sembra essere concorde: si tratterebbe, in sostanza, di una rappresentazione grafica sempre più stilizzata della parola latina quaestio (ovvero domanda).

Il termine, usato dagli amanuensi medievali per segnalare la fine di una frase interrogativa, si cominciò ad abbreviare in q.o., ma per non confonderlo con altri acronimi si preferì scrivere una q più in alto, con una o subito al di sotto.

Il risultato? Un simbolo che, nel corso del tempo, si è trasformato in un ricciolo con la gobba a destra e una coda che tuttora ricorda una q, a sormontare un piccolo punto laddove in passato c’era la o.

Usi del punto interrogativo

Da quel momento in poi, il punto interrogativo ha assolto appunto la funzione di concludere una frase contenente una domanda (legata a un dubbio o a una richiesta), servendo anche da marcatore orale dell’intonazione di un enunciato.

Attenzione, però: in italiano è corretto inserirlo solo nelle interrogative dirette, che sono sempre e comunque proposizioni indipendenti, mentre è scorretto indicarlo nelle interrogative indirette, che sono delle subordinate spesso precedute da vocaboli contenenti dubbi, curiosità, esitazioni o richieste.

Per esempio, la frase Quando hai finito di leggere “Anna Karenina”? deve essere seguita da un punto interrogativo per veicolare il suo valore di domanda, mentre in una frase come Luisa si chiede quando hai finito di leggere “Anna Karenina” sarebbe sbagliato aggiungere il punto interrogativo, perché il valore di domanda è già veicolato dal verbo si chiede.

Oltre a ciò, il punto interrogativo può segnalare l’incertezza di un’informazione contenuta in un testo, magari nel caso di una data di nascita/morte incerta, o dell’attribuzione di un’opera d’ingegno a un soggetto su cui non esistono fonti certe.

Ma non è tutto, perché il significato di una frase interrogativa può avere anche una sfumatura più sottile, in particolare nelle cosiddette domande retoriche. In questo caso, tanto chi pone il quesito quanto il suo destinatario conoscono già la risposta, e non devono scambiarsi indicazioni o conferme.

Lo scopo del punto interrogativo diventa, allora, quello di far riflettere con un pizzico di sarcasmo (più o meno bonario) su una situazione già nota, per convincere l’interlocutore di una determinata idea, dandogli l’impressione che non ci sia altra risposta accettabile se non quella su cui la domanda lo ha spinto a concentrarsi.

Per esempio, nel dire C’è davvero bisogno che vi dica chi ha scritto la “Divina Commedia”?, presupponiamo che la risposta sia No, e che chi ci circonda debba conoscere bene Dante Alighieri. Proprio come, nel dire Chi non ha mai sentito parlare di Alessandro Manzoni?, ci aspettiamo che chi abbiamo di fronte abbia familiarità con lo scrittore ottocentesco.

Curiosità dal mondo (e dal web)

Se anticamente il punto interrogativo non figurava nei testi scritti, è perché nell’Antica Grecia si preferiva optare per il punto e virgola, che pertanto non evidenziava una pausa di media lunghezza nel discorso, come accade adesso nella nostra lingua, bensì proprio una domanda.

Questo spiega come mai, perfino ai nostri giorni, in Grecia il punto interrogativo non esiste – mentre è risaputo che in spagnolo vige la regola di aggiungere un punto interrogativo rovesciato in testa a una domanda, per avvisare chi legge dell’imminente presenza di una frase interrogativa.

Come poi riscontriamo sempre più spesso, specie nella comunicazione digitale, il punto interrogativo si può associare al punto esclamativo nelle cosiddette interrogative apparenti, che veicolano uno stato d’animo a metà fra lo stupore e l’incredulità (“!?“, oppure “?!“).

In alternativa, si può ripetere due o più volte per rendere più enfatica o insistente la domanda (“???“) – oppure, in maniera più curiosa, si può scollegare da una frase e isolare totalmente, per chiedere maggiori delucidazioni a chi magari ha condiviso con noi un messaggio poco chiaro.

Un segno di punteggiatura che dimostra, dunque, di aver mantenuto una grande adattabilità, rispecchiando al tempo stesso la varietà e la versatilità del nostro modo di esprimerci, di ragionare e di rapportarci con il resto mondo.

Fonte: www.illibraio.it