Baba

Definire la forma esatta dell’amore, il percorso corretto della passione, spesso non è altro che nascondersi dietro frasi fatte, gabbie di luoghi comuni, convenzioni rigide e senz’anima. Nascere donna in un corpo di uomo vuole dire strappare ogni giorno una pagina sbagliata, scardinare ogni forma per assaporare la sostanza, liberarsi di ogni costrizione per inseguire il vento. Mario, nato da un padre rigido e silenzioso e una madre succube e piegata alla vita, si accorge ben presto quanto poco il suo cuore e il suo corpo coincidano, quanto dolore può provocare seguire il proprio sentimento profondo, la propria insopprimibile verità. Così il rifiuto del padre ad accettare la realtà è compensato dallo sguardo benevolo della zia Mimì, capace di accoglierla nella sua sartoria, una piccola soffitta affacciata sui tetti di Trieste, di darle un nuovo nome, Baba, la sua nuova essenza, ma soprattutto di aprirle un mondo di creatività e libertà che la renderà straordinaria e irripetibile. Grazie a lei, Baba non più Mario, finalmente donna, avrà dunque modo di saziare tutta la sua fame di vita, giocando tra commedia e tragedia, all’inseguimento del solo scopo capace di dar senso alle cose, l’amore, vero, completo, di carne e di brezza marina, senza paura della fine, per quanto spaventosa possa essere. In una città unica, Trieste, tra bora e salsedine, una storia potente come la sua protagonista, da sentire narrare al tramonto, di fronte al mare.

La rabbia

Il destino è un fiume carsico, capace di inabissarsi per lunghi tratti, lungo la linea del tempo, per poi riapparire all’improvviso e travolgere vite e situazioni. La Storia può essere un sortilegio sotterraneo, sorgente d’amore e radice di maledizione, capace di ridefinire i luoghi e rimescolare le carte dell’esistenza. Quattro famiglie italiane a cavallo del Novecento intrecciano le loro vicende, dal Friuli alla Toscana, dal Brennero alla valle dell’Agri, riversando passioni e viltà, ipocrisie e grandi gesti, nefandezze oscure e piccoli eroismi nel grande fiume della storia di un Paese scintillante e martoriato. Il filo conduttore è un processo, ai giorni nostri, in cui Clara, Alexandra e Pietrangelo rischiano molto delle loro giovani vite a causa di un gesto eclatante, una sfida violenta e simbolica portata alla potente Multinazionale, responsabile dello scempio di un territorio e della morte di persone. Di fronte a loro, in una capriola del fato, c’è Antonio, il giudice che ha stabilito un nesso tanto sottile quanto resistente tra lui e gli imputati, che risale nel tempo. I volti che ha davanti, le colpe che deve giudicare non gli sono totalmente estranei.

Un affresco potente, composto da una spirale di percorsi intimi, da un tratto particolare e attento sullo sfondo di un Paese, l’Italia, la cui storia resta segnata da slanci, mediocrità e colpe inconfessate e dove ogni possibilità di futuro è comunque legata alla capacità individuale di guardarsi dentro e di assumersi le proprie responsabilità.

Le stanze segrete del cuore

Amore, colore, dolore, tre parole simili, tre desinenze uguali per definire e descrivere un’anima tormentata e geniale, un’esistenza luminosa seppure pervasa da lunghi periodi di tenebra. Artemisia Gentileschi, donna e pittora, come amava definirsi, in un secolo, il Seicento, dove questo semplice binomio costituisce già scandalo, narra con tutta l’arte di cui è capace la virtù accecante e l’oscuro dipanarsi della propria esistenza: la fortuna di un talento innato, il dolore dello stupro e della dignità venduta; un matrimonio d’interesse e un amore proibito, la gioia dei figli e il buio angoscioso della loro perdita. La folgorante espressività dei suoi capolavori, capaci di stregare i potenti di mezza Europa e la rovina economica per l’avidità con la quale assapora i piaceri della vita. E gli incontri con i grandi dell’epoca: l’amicizia profonda con Caravaggio e l’intesa intellettuale con Galileo, lo splendore della corte papale e dei Medici a Firenze. Il fulgore di Napoli infine, dove viene considerata al pari di Velázquez e dove può riconciliarsi con Dio, accanto all’uomo che ha amato da sempre. Pagine tratteggiate come una tela, dove è possibile percepire l’intensità e il sapore di un periodo storico contraddittorio, attraverso i suoi colori e i suoi odori, soprattutto grazie all’unico grande elemento in cui Artemisia intinge i suoi pennelli: la Verità.

Come il buio per le stelle

Quanto pesano gli errori in una vita? Come si misurano successo e fallimento? Quanto vale un gesto d’amore?
Quattro vite, quattro destini s’incontrano e s’intrecciano, impastando sofferenza e riscatto, dolore e slanci, viltà e generosità. Said, dilaniato da una storia di guerra e violenza che sembra segnarne il cammino in modo irrevocabile, proveniente da un mondo complesso e nemico, fugge portandosi dentro un segreto d’infamia e di morte; Augusto anziano sacerdote, impegnato a svolgere la propria missione sociale e di fede, il cuore appesantito dai dubbi e dalla vita, lo accoglie nel tentativo di riscattare una colpa antica che sente indelebile. Assieme a loro Gegè, ex ergastolano, l’esistenza schiantata dalla violenza di una notte e dall’amore negato di un fratello, che prova a riannodare i fili spezzati inseguendo un difficile riscatto e Lea, giovane donna per la quale la gioia dell’amore e il dolore della perdita sono indissolubilmente legati. Palcoscenico di una trama così viva e vibrante non può che essere Napoli, la città dove tutto è carne e sangue, dove tutto può finire e ricominciare; una città che vive in perenne attesa, dove ogni caduta può essere lo slancio per una nuova possibilità, perché è cresciuta tra il mare e una montagna infuocata. Un affresco delicato e potente, attento e gentile che definisce in maniera coinvolgente la fondamentale equivalenza: “tanto buio, tante stelle”.

Per tutto il tuo amore

Toscana, agosto 1944. È bella Luce, anche se non lo sa e non se ne cura, troppo presa a sopravvivere alla guerra e alle privazioni economiche. I suoi ventuno anni si consumano tra la cura del padre malato, la fatica della vita contadina e il terrore dei tedeschi, mostri senza volto che possono nascondersi dovunque, come le dice Manfredi, il suo amico d’infanzia che ora la guarda con occhi diversi, occhi pieni di amore. Ma Luce non sa cosa sia l’amore. O forse ne ha paura. Poi, un giorno, il destino si diverte a mescolare le carte e la ragazza s’imbatte davvero in un tedesco, uno di quei lupi nascosti nell’ombra dei boschi dove lei è cresciuta. Il soldato è ferito, bisognoso di aiuto; curandolo, a poco a poco, Luce scopre che anche lui è fatto di carne, lacrime e paure come lei. E ha dentro la sua stessa sete di vita. Mentre Manfredi entra nella Resistenza, pronto a morire per la libertà, Luce ospita di nascosto «il nemico» e se ne sente sempre più attratta… Una profonda storia d’amore e di guerra, di passione e dolore, segnata da un finale imprevedibile e potente e da una protagonista intensa e unica, che rimane a lungo nel cuore del lettore.

Nel nome di Giuda

Un nome che è una condanna e un’assoluzione insieme, cinque lettere di fuoco: Giuda.
Una vita sbagliata, o forse la più giusta possibile, per lui abbandonato molto piccolo dalla madre, cresciuto con un nonno amorevole, eppure con un vuoto dentro profondo come una voragine, e incolmabile.
Un vuoto in cui rimbomba quel nome assurdo, che suona quasi come uno scherzo crudele.
Giuda, killer di professione, Giuda che piace alle donne ma che non sa affezionarsi a nessuna, fedele solo alla scia di sangue che si lascia dietro, un giorno dopo l’altro, un delitto dopo l’altro, con sinistra, metodica precisione.
Giuda che si nutre di male e sembra non essere mai sazio, Giuda che sa tradire, perché omen nomen.
Ma ci sono delitti che sono troppo anche per un uomo così.
In un serrato gioco di flashback e richiami, con linguaggio denso e asciutto, un romanzo dal cuore nero e attraente, capace di catturare il lettore dalla prima all’ultima riga e accompagnarlo con sicurezza verso lo sconvolgente finale.

La dissolvenza della memoria

Vittorio Verbini, maestro elementare di Crema, ha una vita serena. Una moglie che lo ama, due figli che stanno trovando il loro posto nel mondo, un lavoro che fa con passione da anni. Certo, ha dovuto affrontare la delusione del padre, stimato avvocato che avrebbe volto lasciargli lo studio, ma alla soglia dei cinquant’anni, la sua vita è ormai incanalata su binari tranquilli.
Poi, un giorno, una diagnosi medica rovescia tutto. Nulla di grave né incurabile, una malattia genetica che si può tenere sotto controllo con i giusti farmaci. Ma il problema sta proprio in quel genetica.
I suoi genitori sono sani, dunque qualcosa non torna, qualcuno ha nascosto la verità.
Confuso, arrabbiato, smarrito Vittorio inizia un viaggio nel suo passato che ora gli appare come una terribile menzogna, alla ricerca di quelle radici strappate che ora pulsano e sanguinano come una ferita.
E la sua piccola storia finisce per intrecciarsi con una grande tragedia italiana, con quella notte di ottobre del 1963 in cui un muro d’acqua travolse Longarone e i suoi abitanti. Una notte di paura e morte, iniziata con il bacio di una madre e l’augurio di sogni sereni…
Un romanzo intenso, che scava nell’anima di un uomo che vede andare in frantumi tutto quello in cui ha creduto e che cerca faticosamente di ricostruirsi, di ridare un senso a tutto ciò che sembra non averne  più.

Mare calmo, isolati misteri

Professione: guardiana del faro.
Indirizzo di residenza: un’isola sperduta.
Passione: indagare.
Come la descrivono gli altri: ironica, cinica e irriverente.
Passatempo preferito: dire sempre quello che pensa.

Martina ce l’ha messa tutta per avere una vita come gli altri. È andata a feste, aperitivi, pranzi di famiglia; ha persino avuto qualche fidanzato. Salvo realizzare, anni dopo, che non ama la compagnia delle persone. A dire il vero, proprio non la sopporta; in altre parole, si è scoperta un’incorreggibile misantropa.
La soluzione è andare via, lontano, trasferirsi in un luogo impossibile da raggiungere per chiunque: un faro sperduto nel Mediterraneo. Su quell’isola potrà starsene per i fatti suoi, con la sola compagnia del vento, del mare e del cielo infinito. Ma si sa, nulla va mai come ci si immagina. Il mare non è mai davvero calmo e gli imprevisti sono sempre all’orizzonte. Per Martina, l’inconveniente è rappresentato da un invito a cena da parte dell’uomo che abita l’isola prospiciente la sua. Non può certo rifiutare ed è anzi sorpresa di come il suo ospite parli di rado e faccia poche domande. L’alone di mistero che lo avvolge svanisce appena Martina è di nuovo al sicuro sul suo scoglio remoto, finché, qualche giorno dopo, le arriva la notizia che l’uomo è morto. Si è impiccato. Per tutti si tratta di suicidio. Ma c’è una vocina che non smette di farsi sentire nella testa di Martina: e se si fosse trattato di un omicidio? Che le poche frasi pronunciate durante la cena fossero un indizio per lei? Una richiesta di aiuto? Martina non può resistere alla tentazione di indagare. Così, si trasforma in una detective per caso, o forse per sbaglio. Perché solo lei può capire che cosa è successo davvero. Proprio lei a cui non interessa degli altri. E chissà se poi è proprio così…

Lettere da Omsk

Come si misura la forza di un libro? Quali emozioni scatena, quante vite intercetta? Può un libro mutare la storia di un continente?
L’esistenza di Annarita, grigia, senza troppi sobbalzi, ma nemmeno troppi slanci si srotola in un futuro cupo e non molto lontano; il mondo è di nuovo diviso in blocchi definiti da nuove cortine di ferro. Come uno squarcio in questa coltre monotona e soffocante, un manoscritto anonimo viene recapitato nella casa editrice dove Annarita lavora senza troppa soddisfazione. Bastano poche pagine per scatenare nel suo cuore l’emozione di una voce perduta molto tempo prima, guidata dalla convinzione che l’autore segreto sia l’unico, vero, grande amore della sua vita. Inizia così un viaggio difficile e tormentato dall’Italia alla Siberia, contro ogni regola e contro ogni logica, attraverso confini fisici e  temporali, che la porterà a vivere situazioni assurde e pericolose, a contatto con personaggi improbabili e misteriosi movimenti rivoluzionari. Lontano e vago nella realtà, lo scopo di questa piccola odissea si consolida via via però nel suo animo, portandola, grazie alla sua determinazione, al cuore della verità. Che sarà semplice, ma allo stesso tempo sorprendente e dirompente, capace di stravolgere non solo la sua piccola esistenza, ma anche di mutare il corso della Storia. Perché a volte, quando sgorgano dal sottosuolo, amore e verità hanno la forza dirompente di un fiume in piena.   

Io non ti lascio solo

Il maresciallo De Benedittis, prossimo alla pensione, sa bene che certi casi sono come vecchie ferite mai guarite: prima o poi si riaprono. E quando gli vengono portati due vecchi diari ritrovati nella casa dove viveva Guelfo Tabacci – un montanaro scorbutico e solitario che, trent’anni prima, era stato al centro della terribile vicenda della scomparsa del figlio Tommaso, di soli due anni, mai più ritrovato – tutto il dolore di quella vecchia ferita si rifà vivo più che mai. I due diari appartengono a Filo e Rullo, due ragazzini, amici per la pelle, e raccontano le vicende di quell’estate di vent’anni prima alla ricerca dell’amato cane Birillo, e della loro incursione nella proprietà di Guelfo Tabacci, dove scopriranno una realtà sconcertante, che li costringerà ad affrontare prove assai più grandi di loro. Forse, quei diari contengono la soluzione, pensa il maresciallo. Forse racchiudono il senso di tutti quegli anni trascorsi nel silenzio e nell’attesa della verità sulla sorte di Tommaso. O forse quei diari raccontano un enigma ancora più profondo e inquietante. E il maresciallo De Benedittis sa di non aver altra scelta che aprirli.