Il cimitero delle bambole

Boccapianola è un nucleo di sole e cemento, un piccolo paese non lontano da Napoli, abituato a nascondere i propri sentimenti, il proprio coraggio, la propria insussistenza dietro alla grande città. Boccapianola è un piccolo serbatoio: di emozioni e umanità, per affrontare una Storia sempre troppo grande e troppo distante; di manodopera per la camorra, sempre pronta a riempire pance e svuotare sguardi, a distruggere e ricreare una piccola morale quotidiana, utile a chi comanda. A Boccapianola non è difficile incontrare corpi riversi ai bordi delle strade disastrate. Nel maggio del 2010 una donna viene ritrovata, uccisa, in un campo. Pare un delitto come tanti, ma, in realtà è rivelatore di tutto un mondo, di sangue che non ha mai smesso di scorrere, di amore che non ha mai smesso di seccarsi a un sole troppo forte e per nulla benefico. Soprattutto è cosa da donne, uniche e fragili, aggredite fin da piccole, inchiodate a necessità sempre imposte da uomini, anch’essi allo stesso tempo vittime e carnefici. Queste donne, Melina e le altre, sapranno raccontare e soprattutto vivere questa storia; sapranno dare senso ai loro gesti e direzione ai loro passi. E noi abbiamo la possibilità, attraverso i loro occhi e la loro voce, di rievocare quarant’anni di un entroterra accorto e nascosto, di un popolo ingenuo e perverso, condannato a essere solo un cimitero di bambole.

Il sicario di Omaha

Nel folto più remoto della giungla thailandese, in mezzo a una tribù nomade di coltivatori di oppio, cresce un ragazzo dalla pelle chiara e gli occhi color del cielo, Sean. Nel villaggio più vicino, lungo il fiume che lambisce quelle verdi montagne, Suree, una ragazza pura e coraggiosa, si specchia per un attimo in quegli occhi e ne resta folgorata. Sembra l’inizio di una storia semplice, confinata in uno degli angoli più misteriosi e affascinanti della terra, limitata negli orizzonti e nelle opportunità, legato a ritmi e tradizioni ai confini del mondo. Ma Sean ha un destino particolare e terribile che lo insegue dalla nascita, impresso in una cicatrice sul palmo, che proprio il sentimento per Suree, intrepida e innamorata, contribuirà a scatenare. L’intricata foresta, con le sue leggi e le sue forze assolute e primordiali altro non è che il quadro iniziale di un’avventura travolgente: il rapimento di Suree, l’affannosa ricerca da parte di Sean nei più torbidi locali di Bangkok, la lotta mortale contro un feroce trafficante, legato da mire oscure ai vertici della malavita internazionale, i Sette Picchi, la più malvagia delle cupole. Ma soprattutto l’incontro con Tiego, una sorta di picaro dei mari, che aiuterà il ragazzo a scoprire quanto sconvolgente sia il segreto che si porta dentro dalla nascita, quanto profonda sia la sua cicatrice e quanto eccezionale sia l’esistenza alla quale è destinato. Per un finale che saprà stupire ed emozionare chi si è lasciato trascinare dalla forza dei sentimenti e dalla violenza delle passioni.

Di morte e d’amore. La prima indagine di Fortunata, tanatoesteta

 Le mani di Fortunata sono magiche. Sanno prendersi cura di uomini e donne, con dolcezza e premura. Lavano, vestono, abbelliscono e rasserenano, passano delicate sulla pelle e sul viso. C’è solo un problema: i corpi cui Fortunata provvede sono quelli dei defunti. Lei è infatti l’ultima discendente di una stirpe di becchini, la più antica di Chioggia. Per questo suo padre, un uomo congelato nel dolore per la morte della moglie, vorrebbe che lei ereditasse l’impresa di famiglia. Per questo Fortunata è fin dall’adolescenza vittima dell’ignoranza e della superstizione dei suoi paesani. Il suo sogno sarebbe quello di diventare pasticciera, e mettere le sue mani così abili al servizio della gioia e della festa e non del lutto. L’occasione le si presenta quando viene assunta per uno stage nel catering dei fratelli Mengolin, famosi ristoratori veneziani. Per Fortunata potrebbe iniziare una nuova vita, ma il primo giorno di lavoro, durante lo sfarzoso matrimonio della figlia della famiglia Boscolo, il padre della sposa muore in circostanze poco chiare, e i sospetti sembrano convergere proprio sulla giovane tanatoesteta. Così Fortunata, per salvarsi, dovrà improvvisarsi investigatrice. E nel suo cammino così difficile il destino le offrirà uno strano alleato, un uomo misterioso quanto affascinante…

Un romanzo giallo che intreccia sorrisi e dolori, con una protagonista piena di voglia di vivere e di amare che fa i conti con la malvagità e l’avidità del mondo, sullo sfondo magico di Chioggia, città magnifica che a volte sembra vivere di vita propria.

Dove si nascondono le rondini

Lamberto odia giocare a nascondino. Odia le case abbandonate. Eppure è sicuro che i suoi compagni di classe siano in agguato, lì da qualche parte. Ma quando si volta di scatto nel tentativo di sorprenderli non si trova davanti uno di loro, ma una donna. Una donna che stringe in mano una pistola.

Lamberto e Irene si conoscono così. Lui è un ragazzino timido e impacciato che trova la risposta giusta solo quando è nella sua stanza a disegnare. Lei ha dedicato tutta la vita a una causa che ritiene più importante di ogni altra cosa: le Brigate Rosse. Lamberto conosce i brigatisti attraverso i racconti del padre carabiniere. Irene può essere pericolosa. Molto pericolosa. Dovrebbe denunciarla, ne è certo. Ma ogni giorno che passa con lei, a mano a mano che si conoscono, Lamberto scopre di sentirsi più forte e più sicuro. Irene gli insegna che deve dire sempre quello che pensa, senza paura; che deve credere in sé stesso e ribellarsi a chi vuole decidere al posto suo. Lamberto, invece, insinua nella giovane donna un dubbio che in lei non era mai affiorato: la scelta di sacrificare la propria vita per cambiare il mondo è stata quella giusta? Davvero non c’era altro modo di scardinare il sistema? E quel segreto mai confessato poteva sul serio cambiare tutto? Sono diversi Lamberto e Irene, come l’ingenuità e la disillusione. Ma sono più simili che mai. Fino al giorno in cui accade qualcosa che nessuno dei due potrà mai dimenticare. Qualcosa che li farà scontrare con la dura realtà. Perché non si vive di sole parole, anche se sono le parole che ci fanno crescere e diventare chi vogliamo essere.

Con delicatezza ed eleganza, Enrico Losso ci guida alla scoperta di uno dei periodi più cupi della storia italiana: gli anni di piombo. Un ragazzo in cerca della sua identità e una donna che porta il peso delle proprie scelte si incontrano. E nulla sarà più come prima.

Di fango e di rose

Il poeta cammina. Attraversa i boschi, ascolta il rumore del suo passo, dorme dove capita e non importa come. Non si sente a casa da nessuna parte. I suoi vestiti sono logori e patisce i morsi del freddo, ma in tasca ha un manoscritto. È la sua ragione di vita, atto d’amore verso la poesia. Per questo ha lasciato la sua casa natale e un padre e una madre che non lo capiscono, forse lo odiano, di certo lo osteggiano. Per questo deve andare a Firenze, e mostrare il frutto della sua passione al mondo dei letterati. Il poeta inquieto è Dino Campana, il suo manoscritto è Il più lungo giorno, che andrà perduto e che il poeta riscriverà a memoria… Questo romanzo racconta invece la storia di Dino, un uomo innamorato, pervaso da una forza che nemmeno lui conosce fino in fondo, ma che lo spinge ad andare sempre oltre. Fino a scontrarsi con il mondo falso degli intellettuali, uscendone con le ossa e l’anima rotte ma trovando l’amore di Sibilla Aleramo, l’unica che l’ha riconosciuto per quello che era. Perché Dino Campana non era pazzo ma poeta, e solo il tempo gli renderà giustizia. Questa storia racconta la sua lunga corsa dietro a qualcosa che lui stesso chiamerà con l’unico nome possibile: la Chimera.

Ancora un’alba per sperare

Non c’è coltre di neve che possa seppellire per sempre una promessa; non c’è gelo che possa estinguere il calore di una vera amicizia. Non c’è guerra, per terribile e ingiusta che sia, che possa strappare due cuori che si sono uniti nel sacrificio. In una piccola cittadina russa un grande chirurgo, Jakov Sernov, stimato da tutti per la sua capacità e la sua abnegazione, tiene celato nell’animo un segreto che risale alla terribile stagione della seconda guerra mondiale, quando l’immensa steppa è stata teatro di una delle più grandi tragedie della Storia. Più che un segreto, una ferita che non si è mai rimarginata, un’ombra che non è riuscita a trovare la pace che meritava. Ed è un’ombra pesante, capace di proiettare oscurità ancora a distanza di anni, condizionando le vite di tutte le persone che da essa sono sfiorate. Un’ombra che intesse e intreccia le vicende di persone a migliaia di chilometri di distanza, la cui memoria e le cui radici restano marchiate dal fuoco di quella terribile esperienza. E solo l’amicizia, l’affetto, il sacrificio potranno dissiparla per sempre. Un romanzo potente e minuzioso, capace di riflettere, come il sole sul ghiaccio, le mille sfaccettature della grande Storia e i mille eroismi di ogni piccola scelta privata, sullo sfondo di una terra unica, la Russia, che non a caso viene definita “madre” da chi l’abita, perché capace di custodire e di restituire intatti i segreti di una vita e i segni di una speranza.

Le colpe degli altri

La forma a ventaglio e il colore tipico di quel periodo autunnale, un giallo così acceso da sembrare innaturale. Impossibile sbagliarsi, per un giardiniere come lui: è una foglia di Ginkgo Biloba. Ed è la seconda cosa fuori posto che Guido nota in quel giardino trascurato, parte di una grande villa abitata solo per due settimane l’anno, in agosto. La prima, invece, è stata una ragazza bionda stesa a terra, con indosso un elegante vestito lungo, dello stesso punto di blu dei suoi occhi spalancati sul nulla. Forse per colpa di quel colore che lo riporta a un passato mai dimenticato, o per quella foglia inconfondibile in un giardino senza alberi di Ginkgo Biloba – un dettaglio che Guido, per qualche strana ragione, non segnala alla polizia –, o magari per quel sentore di un profumo antico e familiare che solo lui, grazie al suo olfatto finissimo, ha percepito sulla scena del delitto, comunque sia quella ragazza sconosciuta e il suo triste destino diventano quasi un’ossessione per Guido. Sebbene abbia svariati motivi per mantenere un profilo basso, non resiste alla tentazione d’intraprendere una sorta d’indagine clandestina parallela a quella ufficiale. E il punto di partenza è proprio la foglia di Ginkgo Biloba. Perché lì, in Valle Cervo, in alcuni giardini privati in effetti ci sono degli alberi di Ginkgo. Guido inizia così un pellegrinaggio nei luoghi che lo hanno visto nascere e da cui se n’era andato per cercare fortuna in Francia, ma dov’è tornato da qualche anno per ritrovare una certa tranquillità. Una valle dimenticata dal resto del mondo e in cui pare che il tempo sia sospeso, una valle dove tutti parlano poco e non succede mai nulla. Ma dove sono nascosti segreti che non è più possibile tenere sepolti…

Preghiera di sangue

Una mano assassina colpisce lungo le strade bianche della Toscana. Una scia di sangue atterrisce e disorienta per la ferocia dei segni che lascia: corpi martoriati, grottesche rappresentazioni e la presenza, macabra e costante, di anguille accanto ai cadaveri. Il Pescatore, così viene chiamato l’omicida seriale che massacra senza nesso apparente, seppure con un evidente disegno che collega i diversi delitti. Come fermare la mente che uccide? Da dove partire per individuare la sua logica malata e spezzare questa catena mortale? Pochi sono gli elementi in mano agli uomini incaricati di investigare; ma un aiuto insperato arriva da lontano, capace di fornire una chiave di lettura, un’interpretazione: il libro dei segni per eccellenza, l’Apocalisse, la rivelazione, che può indicare la strada da percorrere per contrastare il disegno malato del killer, la sua distorta sequenza di messaggi. Ma non sarà una via semplice, le donne e gli uomini su cui grava questo incarico resteranno segnati in modo indelebile, persino negli affetti più profondi, dalle conseguenze di questa caccia. Sarà un percorso doloroso, in grado di scardinare certezze e intaccare convinzioni; e che porterà lontano, nel tempo e nello spazio, per poi scoprire che il Male ci ha sempre accompagnato, è sempre rimasto accanto a noi…

Anche domattina

In quanti modi può finire un amore? Quante tracce lascia quando scompare? Quali indizi bisogna seguire per poterlo ritrovare? Daniele, Eleonora, tanto uniti da potersi scrivere in un unico nome, tanto diversi da potersi completare, non sono più insieme. La loro storia così semplice e immediata, fin dal primo incontro ha avuto il sapore della libertà, il gusto vivo della costruzione, dell’attenzione e della creatività. Ma Eleonora ora l’ha lasciato e a Daniele non resta che provare a rileggere le parole di lei, il suo diario, per riannodare quel filo spezzato. E non solo quelle scritte direttamente da lei, ma anche quelle che ha saputo lasciare alle persone che l’hanno incontrata, che con lei hanno cantato, che da lei si sono lasciate guidare e convincere. Attraverso le parole, Daniele ripercorre le strade, i passi che hanno costruito il loro orizzonte. Rivive gli slanci e le debolezze, i gesti generosi e le meschinità; affronta il sapore amaro dei rimorsi e dei rimpianti con l’unico scopo di ritrovare quel sentimento così unico e così grande. Dal sole di Napoli al vento impetuoso delle scogliere irlandesi un inseguirsi di piccole vicende quotidiane e di voci profonde, per riavere su di sé, anche solo per un attimo, lo sguardo della persona amata. Perché un grande amore resta sempre una storia per voci pari.

Baba

Definire la forma esatta dell’amore, il percorso corretto della passione, spesso non è altro che nascondersi dietro frasi fatte, gabbie di luoghi comuni, convenzioni rigide e senz’anima. Nascere donna in un corpo di uomo vuole dire strappare ogni giorno una pagina sbagliata, scardinare ogni forma per assaporare la sostanza, liberarsi di ogni costrizione per inseguire il vento. Mario, nato da un padre rigido e silenzioso e una madre succube e piegata alla vita, si accorge ben presto quanto poco il suo cuore e il suo corpo coincidano, quanto dolore può provocare seguire il proprio sentimento profondo, la propria insopprimibile verità. Così il rifiuto del padre ad accettare la realtà è compensato dallo sguardo benevolo della zia Mimì, capace di accoglierla nella sua sartoria, una piccola soffitta affacciata sui tetti di Trieste, di darle un nuovo nome, Baba, la sua nuova essenza, ma soprattutto di aprirle un mondo di creatività e libertà che la renderà straordinaria e irripetibile. Grazie a lei, Baba non più Mario, finalmente donna, avrà dunque modo di saziare tutta la sua fame di vita, giocando tra commedia e tragedia, all’inseguimento del solo scopo capace di dar senso alle cose, l’amore, vero, completo, di carne e di brezza marina, senza paura della fine, per quanto spaventosa possa essere. In una città unica, Trieste, tra bora e salsedine, una storia potente come la sua protagonista, da sentire narrare al tramonto, di fronte al mare.