Frasi sulla pioggia, alcune fra le più belle tratte dalla letteratura

Musa ispiratrice di poesie, racconti e grandi romanzi, da sempre la pioggia sembra lo specchio dei sentimenti umani.

Cadenzata e intermittente, ora intensa e ora appena percettibile, sa farsi infatti portavoce tanto della nostra pace interiore quanto dei nostri momenti di nostalgia, tanto delle nostre inquietudini quanto del nostro desiderio di rinnovamento.

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Sempre più spesso, peraltro, la pioggia sta diventando anche una presenza drammatica, che ci ricorda quanto possa essere prorompente la forza della natura, con la precarietà dei suoi equilibri. Eppure, riscoprirla attraverso le parole di grandi scrittrici e scrittori è l’occasione per tornare a considerarla come qualcosa di più di un mero evento atmosferico.

Da Friedrich Nietzsche a Gabriele D’Annunzio, passando per Yamamoto Tsunetomo e per Anton Pavlovič Čechov, ecco quindi alcune tra le più belle frasi sulla pioggia tratte dalla letteratura, per reimparare a percepirla come il più autentico respiro della terra, eco di quel ciclo della vita intimamente legato al mondo che abitiamo…

Cominciamo da una frase di Elias Canetti (1905-1994), scrittore e saggista Premio Nobel che nel suo La provincia dell’uomo (Adelphi, traduzione di F. Iesi) evidenzia il potere immaginifico della pioggia, che talvolta ci costringe a restare fra le mura domestiche ma che, al tempo stesso, ridà linfa ai nostri pensieri, permettendoci di coltivare sempre nuove idee:

Col sole, gli uomini hanno l’aria di meritare di vivere. Con la pioggia, gli uomini hanno l’aria di avere molti progetti.

Nella grande e imperscrutabile bilancia del mondo, del resto, non esisterebbe nessuna alternanza delle stagioni senza la pioggia e il suo potere rinvigorente. Una verità che, secondo Friedrich Nietzsche (1844-1900), come leggiamo nei suoi Frammenti postumi (Adelphi, traduzione di Giorgio Colli, Chiara Colli Staude e B. Zavatta), vale anche per l’essere umano:

Sole e pioggia sono ugualmente necessari a maturare l’uva e il talento.

Una delle frasi sulla pioggia pronunciate da Friedrich Nietzsche

Ma che cosa significa maturare il talento? Per il filosofo giapponese Yamamoto Tsunetomo (1659-1719) non si tratta solo di affinare le proprie capacità, ma anche di riconoscere l’approccio giusto per ogni occasione, comportandosi di conseguenza. Un insegnamento che sviluppa come segue nel suo Hagakure (Mondadori, traduzione di Maki Kasano):

Un acquazzone impartisce i suoi insegnamenti. Se la pioggia vi sorprende a metà strada, e camminate più in fretta per trovare un riparo, nel passare sotto alle grondaie o nei punti scoperti vi bagnerete ugualmente. Se invece ammettete sin dall’inizio la possibilità di bagnarvi, non vi darete pena, pur bagnandovi lo stesso. La stessa disposizione d’animo, per analogia, vale in altre occasioni.

Dello stesso parere era anche l’autore russo Anton Pavlovič Čechov (1860-1904), che con una frase sulla pioggia più breve, ma altrettanto incisiva, ci rammenta nel suo Il duello (Passigli, a cura di Marilena Rea) quanto sia insensato cercare di evitare l’inevitabile, quando sarebbe più saggio accogliere (e affrontare con coraggio) ciò che la vita ha in serbo per noi:

Quando il diluvio ci minaccia, non bisogna temere di bagnarsi i piedi.

Una delle frasi sulla pioggia pronunciate da Anton Cechov

E veniamo ora a una delle poesie sulla pioggia più famose della letteratura italiana, intitolata non a caso La pioggia nel pineto e tratta dalla raccolta Alcyone (Garzanti) dello scrittore decadentista Gabriele D’Annunzio (1863-1938). Anche in questo caso il filo rosso sembra essere l’importanza di ritrovare una connessione con la natura e con il mondo intorno a noi:

Ascolta. Piove / dalle nuvole sparse. / Piove su le tamerici / salmastre ed arse, / piove su i pini scagliosi ed irti, / piove su i mirti / divini, / su le ginestre fulgenti / di fiori accolti, / su i ginepri folti / di coccole aulenti, / piove su i nostri vólti / silvani, / piove su le nostre mani / ignude, / su i nostri vestimenti / leggieri, / su i freschi pensieri / che l’anima schiude / novella, / su la favola bella / che ieri / t’illuse, che oggi m’illude, / o Ermione.

Solo così, sembra dirci il Vate tra le righe, possiamo fare nostra l’energia generativa e creativa della pioggia, risvegliando sia i nostri sensi che la nostra immaginazione. Dopotutto, lo sosteneva anche il grande intellettuale Italo Calvino (1923-1985) nel suo discorso sulla Visibilità contenuto nelle Lezioni americane (Mondadori), richiamando a suo modo un verso dantesco:

La fantasia è un posto dove ci piove dentro.

Una delle frasi sulla pioggia pronunciate da Italo Calvino

E concludiamo con una frase sulla pioggia che, dopo questo percorso di lettura, non dovrebbe trovarci impreparati. Una frase che idealmente si riallaccia infatti alle precedenti, spronandoci a trovare nella pioggia una compagna con cui trascorrere il tempo in maniera piena. L’ha scritta nel 1943 l’autrice angloamericana Susan Ertz (1887-1985), in Anger in the Sky (Hodder & Stoughton Limited), e recita:

Sono milioni quelli che desiderano l’immortalità, e poi non sanno che fare la domenica pomeriggio se piove.

Fonte: www.illibraio.it

Frasi belle (e corte) per ogni occasione, tratte dalla letteratura

Chi ha detto che solo in un testo lungo ed esaustivo si possono celare significati degni di nota? Come hanno dimostrato molti autori e autrici di tutti i tempi, in realtà, la capacità di veicolare un messaggio di valore e dal forte impatto non dipende tanto dalla sua lunghezza, quanto dall’efficacia delle parole che si scelgono.

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Per questo abbiamo deciso di selezionare alcune frasi corte, ma soprattutto belle, tratte dalla letteratura: da Matteo Maria Boiardo a Fëdor M. Dostoevskij, passando per Georges Sorel e per Tito Livio, ecco quindi una rassegna di brevi aforismi che aiutano a riflettere, a tirarsi su di morale e ad apprezzare le piccole e grandi meraviglie della vita…

Cominciamo da una delle frasi più corte (e belle) dedicate al valore della lettura stessa, che dobbiamo all’aforista francese Augusta Amiel-Lapeyre. Una figura vissuta fra il XIX e il XX secolo e di cui ci sono ignote molte notizie biografiche, a cominciare dalla data di nascita e di morte, ma della quale conosciamo l’acclamata raccolta Pensées sauvages datata 1923, in cui si legge:

Molti leggono per dire: “Ho letto”. E altri per dire “Ho pensato”.

Una delle frasi corte più belle di Augusta Amiel-Lapeyre

Una riflessione che ci suggerisce l’importanza di sviluppare un ragionamento critico, e che ben si affianca a una delle frasi più note dello scrittore francese Henry de Montherlant (1895-1972), secondo il quale dentro di noi abbiamo modo di attingere a una quantità potenzialmente illimitata di spunti, pensieri e sensazioni. Nei suoi Carnets, pubblicati in Francia da Gallimard, scriveva infatti in una frase corta, eppure di grande bellezza:

L’infinito è nel cuore dell’uomo, e non altrove.

E non è tutto, perché secondo tanti scrittori e tante scrittrici che hanno fatto la storia della letteratura l’animo umano è anche e specialmente la sede della speranza. Credere in noi stessi e in ciò che ci riserva la vita è l’unico modo di non smarrirci, almeno stando a quanto affermò nel XV secolo Matteo Maria Boiardo (1441 ca. – 1494), all’interno di una delle sue Pastorali (Guanda, a cura di S. Carrai e M. Riccucci):

Perduto è sol chi se stesso abbandona.

Una delle frasi corte più belle di Matteo Maria Boiardo

Sulla stessa scia si inserisce una delle frasi corte più belle che ci sono rimaste del filosofo, sociologo e ingegnere Georges Sorel (1847-1922), che riprende un concetto simile in un’opera intitolata Riflessioni sulla violenza (Rizzoli, traduzione di M. G. Meriggi). La sua idea, infatti, è che non solo la nostra esistenza, ma pure il nostro futuro, dipendano in gran parte dall’ottimismo che riusciamo a conservare nel domani:

L’avvenire è di coloro che non sono disillusi.

Apparentemente distante da queste idee sembra invece il celebre Fëdor M. Dostoevskij (1821-1881), se prendiamo come riferimento una frase corta, bella e incisiva del romanzo L’idiota (Garzanti, traduzione di Licia Brustolin), anche se la verità è che a modo suo anche l’autore russo cerca di veicolare un messaggio di fiducia e di riscatto, concentrandosi però stavolta su ciò che c’è intorno a noi e su come noi riusciamo a recepirlo:

La bellezza salverà il mondo.

Una delle frasi corte più belle di Fëdor M. Dostoevskij

Parole che sembrano volerci incoraggiare a non perdere di vista ciò che conta davvero, ricordandoci che – con un pizzico di ispirazione – il nostro cammino quotidiano può proseguire nella direzione giusta. D’altronde, lo sosteneva già lo storico latino Tito Livio ((59 a.C. – 17 d.C.) nel suo famoso Ab urbe condita (Garzanti, a cura di Guido Reverdito e con un saggio di Emilio Pianezzola), in cui non per niente si legge:

Le grandi ambizioni rendono grandi gli animi.

Poi, certo, ci sono comunque ambizioni e ambizioni: ottenere ciò che desideriamo non significa solo progredire in quanto esseri umani, ma anche riuscire a essere più presenti per chi ci circonda, cercando di dare un senso alla nostra vita sulla base di ciò che riusciamo a offrire di noi. Ne era convinto il filosofo tedesco Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), che infatti, nel suo I dolori del giovane Werther (Garzanti, traduzione di Aldo Busi), affermava:

È lieto soltanto chi può dare.

E concludiamo con una frase breve ma di grande pregnanza pronunciata da Gilbert K. Chesterton (1874-1936) nel suo Ortodossia (Lindau, traduzione di Raffaella Asni), che ci ricorda come – al di là delle ambizioni – a rendere la nostra vita appagante e degna di essere vissuta è soprattutto la gratitudine che riusciamo a coltivare nei confronti di chi e di cosa ci fa stare bene:

La misura di ogni felicità è la gratitudine.

Fonte: www.illibraio.it