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Nella Napoli di fine Settecento, un giovane Lord inglese indaga su un misterioso delitto in un ambiente ostile e pericoloso

di
Redazione IoScrittore
Intervista a Raffaele Raja, autore di "Triplo delitto"

Raffaele Raja è l’autore di “Triplo delitto“, romanzo edito da IoScrittore.

Il libro in una frase

L’avventura di un giovane lord inglese alle prese con un inquietante omicidio nella Napoli capitale del Settecento

Amici di scaffale

Tutti i libri di Alexandre Dumas, dai Tre Moschettieri alla Sanfelice. Ma anche la saga del capitano Diego Alatriste di Arturo Pérez-Reverte, fino al Ponte degli assassini (2012). E La Ragione dell’ombra di Paolo Lanzotti.

Segni particolari

Richard Trumbull, laureato in legge a Oxford, tenente di vascello della Marina britannica, è un uomo aperto e progressista, un vero intellettuale illuminista. Verrà proprio a Napoli in contatto con una donna straordinaria che incarna la modernità e il desiderio di emancipazione, la marchesa Cecilia di Sangro di Sansevero, nipote del più famoso principe Raimondo (quello della Cappella Sansevero e del Cristo velato). Ma è ancora il tempo dei veleni, delle esecuzioni capitali in piazza, del momento di passaggio dall’ancien régime all’era moderna dominata dalla borghesia, con le sue suggestioni di cambiamento, di nuove tecnologie, di nuovi cibi.

Dove e quando

A Napoli, capitale del regno di Ferdinando IV di Borbone, figlio del grande Carlo III.

Nel Luglio 1789, fino al fatidico 14 luglio, giorno dell’inizio della Rivoluzione francese. A quel tempo Napoli, con circa 438mila abitanti, era la più grande città d’Europa, dopo Londra e Parigi, tappa d’obbligo nel Grand Tour degli intellettuali europei. Secondo Goethe, che solo due anni prima ne scrisse con ammirazione, “Il napoletano è convinto di avere per sé il paradiso.” E a lui si deve la frase più famosa: “Vedi Napoli e poi muori.”

Tag

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Come e perché ho deciso di partecipare a IoScrittore

“Perché finalmente qualcuno lo leggerà”, pensavo. Dopo aver scritto quattro romanzi e averle provate tutte presso editori e agenzie, il meccanismo del concorso mi è piaciuto, perché è analogo ai “quattro ristoranti”, dove tutti i partecipanti si giudicano tra loro. Alla fine ognuno parla male dell’altro, ed emerge il meno peggio votato… Non sarà il miglior criterio per selezionare la migliore opera letteraria, ma resta l’unico canale che dia una chance all’autore qualunque (e forse proprio perché nessun lettore professionale legge il vincitore!).

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