Amate le saghe familiari? Non perdetevi La primogenita di Sonia Milan, vincitore del torneo del 2021, ora in libreria per Garzanti
È uscito da qualche settimana uno dei romanzi dell’edizione 2021 del Torneo IoScrittore. Si tratta di La primogenita, di Sonia Milan, in libreria per Garzanti. Chi ha seguito l’evento di domenica 23 a Taobuk (lo streaming è recuperabile qui) ha avuto modo di conoscerla, perché era sul palco. Nel suo romanzo Milan ci accompagna in una meravigliosa saga familiare, una storia ricca di personaggi forti, ribelli
e indipendenti. Un romanzo in cui la finzione incontra donne realmente esistite che molto hanno da raccontare. Se amate le storie appassionanti e travolgenti, è il romanzo che fa per voi. Noi della redazione di IoScrittore abbiamo fatto all’autrice alcune domande sulla sua esperienza con il torneo e poi con la pubblicazione. Ecco che cosa ci ha risposto.
Come e perché hai deciso di partecipare a IoScrittore?
Mentre ero alla ricerca sul web degli indirizzi elettronici di alcune case editrici di GeMS a cui proporre il mio manoscritto, mi sono imbattuta nei banner che presentavano il Torneo quale opportunità di pubblicazione per un esordiente. Visto che si trattava di una competizione organizzata da un grande gruppo editoriale e a partecipazione gratuita, ho deciso di iscrivermi. Speravo che qualche editor potesse notare il mio. Quando ho caricato l’incipit, mi sono sentita come se stessi lanciando un messaggio nella bottiglia in quell’oceano di migliaia di partecipanti, ma il lumicino della speranza è rimasto sempre acceso, finché non ho ricevuto la comunicazione che mi invitava a una diretta online che si è rivelata davvero emozionante…
Lo consiglieresti a un aspirante scrittore?
Sì, perché è un modo per confrontarsi con altri aspiranti scrittori, per dare e ricevere consigli e commenti utili per migliorare il testo e anche per valutare il livello generale delle proposte editoriali che ogni giorno vengono sottoposte alle case editrici. Inoltre, leggere gli altri può essere utile per soppesare il proprio romanzo e rendersi conto di quanto e come c’è ancora da lavorarci sopra per ottenere un buon prodotto. Quando concludi un’opera, hai un po’ la convinzione che sia perfetta così, a me succedeva anche con gli scritti da quattordicenne. Ricordo che a quindici anni andai con un’amica a proporre un testo a un piccolo editore che fu anche così cortese da ascoltarci. L’entusiasmo c’è e deve esserci sempre, altrimenti non avrebbe senso partecipare, ma deve essere accompagnato da una buona dose di autocritica, e gentilezza, aggiungerei. Nel redigere i giudizi bisogna tener conto che dall’altra parte c’è una persona con le tue stesse aspirazioni e non si dovrebbero scrivere cattiverie gratuite perché protetti dall’anonimato: non si dovrebbe dire nulla di diverso se non quello che dichiareresti guardandola negli occhi.
Quali libri ti hanno ispirato durante la scrittura?
Ano soprattutto i libri che miscelano sentimenti a una buona ricostruzione storica, che siano di autori moderni come Ken Follett e Isabelle Allende, ma anche ottocenteschi come Hugo, Zola, Hardy. Il romanzo per eccellenza che ha segnato la mia giovinezza, e di conseguenza anche il mio immaginario di scrittrice, è stato Padiglioni lontani di M.M. Kaye, in cui la descrizione dell’India coloniale è minuziosa e accurata e la storia d’amore davvero struggente.
Che cosa ci puoi dire della tua esperienza di lavoro con un editor?
La mia esperienza con l’editor della Garzanti è stata senz’altro positiva e mi ha permesso di capire anche come si lavora con una grande casa editrice: quanta accuratezza e meticolosità ci sono dietro al prodotto finale di un’opera. L’editor ha per le mani una gemma da lucidare e incastonare per farne risaltare al meglio le potenzialità. Ha saputo consigliarmi dove intervenire con precisione chirurgica, per allungare alcuni paragrafi o accorciarne altri, per proporre degli inserimenti e dare più incisività a un personaggio e alla fine siamo state entrambe soddisfatte del risultato.
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