Leggere da soli e in silenzio è un'abitudine consolidata eppure non è sempre stato così: per secoli si è letto soltanto ad alta voce. Oggi le dinamiche di condivisione e partecipazione della rete stanno riportando la lettura ad essere un'attività sociale condivisa. Scopri quali >>
Siete a casa, o in treno, o sulla spiaggia, e state leggendo uno degli incipit dei romanzi di IoScrittore. Da soli, in silenzio. Il vostro sguardo scorre lungo le righe del testo. Non è sempre stato così. Ambrogio, vescovo di Milano, quando vide per la prima volta qualcuno leggere “a fior di labbra” e “senza sentire la voce” rimase sbalordito: a raccontarcelo è quel primo “lettore la cui voce e lingua stavano a riposo”, ovvero Agostino. Per secoli (e anche dopo Agostino) si è letto soltanto ad alta voce. In Grecia e nell’antica Roma era spesso uno schiavo a leggere al padrone. Nei refettori dei conventi vigeva la regola del silenzio, mentre uno dei monaci leggeva le Scritture.
Insomma, la lettura era un’attività sociale e condivisa. Oggi sta tornando a esserlo, in varie forme che s’affiancano alla lettura silenziosa di Agostino. Sono forme che vengono facilitare dalla rete, e che spesso si appoggiano al bisogno di partecipazione e condivisione innestato dal web 2.0.
Quella che segue è una breve panoramica di forme di social reading che oggi utilizzate e sperimentate.
• I gruppi di lettura: i partecipanti scelgono di leggere alcuni testi per poi discuterne insieme; hanno iniziato a diffondersi dagli anni Cinquanta, a partire dagli Stati Uniti, ma oggi ce ne sono molti anche in Italia.
• Il Project Gutemberg: concepito nel 1971 da Michael Hart, è un progetto open source che ha coinvolto un’ampia comunità, con l’obiettivo di digitalizzare e rendere disponibili online decine di migliaia di testi: si tratta di un precursore sia di Wikipedia (nelle modalità) sia di Google Books (per l’obiettivo).
• Le recensioni degli utenti delle librerie online: è stato uno dei fattori determinanti per il successo di Amazon.com (fondata nel 1995 da Jeff Bezos), che ha anticipato i sistemi di rating di ristoranti e hotel.
• I social network dedicati alla lettura, come Goodreads o Anobii: sono alimentati da un analogo meccanismo di scambio di pareri e schede di lettura (ma anche dalla semplice registrazione degli autori e dei volumi presenti nella propria biblioteca); raffinati algoritmi misurano il grado di “affinità” tra gli utenti-lettori, e dunque la compatibilità dei loro gusti letterari: si possono creare così microcollettività “omofile”, che condividono per esempio l’interesse per un genere, o per un autore.
• I blog letterari, che si sono affiancati alle tradizionali forme di critica e di informazione: questo “passaparola digitale” è ormai responsabile di una quota significativa degli acquisti di libri e infatti molte case editrici cercano l’attenzione di blogger e recensioni e interviste online.
• Il bookcrossing: abbandonare un libro in un luogo pubblico, nella speranza che possa trovare il suo lettore, mentre alcuni social networks cercano di seguire il percorso dei volumi.
• Il flash swapping: raduno improvvisato convocato con il passaparola o via web per scambiarsi libri; la World Book Night che si tiene da alcuni anni a Trafalgar Square a Londra il 23 aprile è un’evoluzione del flash wapping.
• Il bookswap: un baratto di libri più allargato, favorito da social networks dedicati, che assegnano “crediti” per ogni libro messo a disposizione degli altri, con i quali si possono acquistare i volumi desiderati).
• Il crowdfunding: raccolta di fondi – in genere con piccole quote pro capite – per finanziare la pubblicazione di un’opera; i partecipanti possono ottenere benefit come la lettura di capitoli in anteprima, incontri con l’autore, sconto sul prezzo del libro, e in alcuni casi addirittura un guadagno, in caso di successo commerciale.
• Il book date: una girandola di brevi incontri a due, in cui un “uomo libro” racconta in pochi minuti il romanzo o il personaggio della sua vita a un ascoltatore-lettore, nel tentativo di affascinarlo, prima di passare all’appuntamento successivo.
• I poetry slam: gare dove i concorrenti si sfidano recitando le loro poesie e sottoponendo la propria performance al giudizio del pubblico.
• I translation slam: gare dove i traduttori si sfidano nella versione dello stesso brano.
• I literary contest e la boxe letteraria: due concorrenti (o squadre) si sfidano in qualità di rappresentanti-portavoce di altrettante opere (o autori), di fronte a un pubblico che partecipa dando il proprio verdetto; le modalità di scontro e di giudizio vengono regolate da diversi format, con modelli che vanno dall’incontro di boxe o al processo penale.
• I flash mob letterari: incontro convocato via web o tramite il passaparola, chiedendo di portare un libro, per mostrarlo o leggerne un brano; un dispositivo del genere è stato utilizzato anche da Armando Punzo in una scena del suo spettacolo Mercuzio non deve morire (2012), attivando il coinvolgimento del pubblico.
• La maratona di lettura: numerosi lettori più o meno eccellenti si producono nella lettura integrale di un’opera, un passo a testa.
• Il bookmarking online: alcune piattaforme permettono di annotare i libri che si stanno leggendo, condividendo glosse e commenti e permettendo ai lettori di conversare tra loro..
• Le cover letterarie: sessioni di riscrittura dei classici antichi e moderni (ma in teoria anche di film o canzoni) da parte di autori più o meno affermati. Queste esperienze rientrano nel più ampio filone della fan fiction, le opere ispirate da libri, film, telefilm di successo: il genere attira sempre più seguaci e ha prodotto qualche successo editoriale (a partire da Cinquanta sfumature di grigio). Un aspetto significativo è che gli autori possono far tesoro dei consigli dei lettori, magari quando l’opera è ancora in progress.
• La scrittura collettiva: ha i prototipi nel futurismo e nel surrealismo (il gioco del cadavre exquis), ma la rete li rende più facilmente praticabili, magari attraverso i social networks e l’ibridazione con la microletteratura e latwitterfiction.
• L’extreme reading: un concorso fotografico dove vince chi si fa immortalare mentre legge nelle situazioni, nei luoghi, nelle posizioni più insolite.
• Le recensioni facciali: sintetizzare il proprio giudizio su un libro in un’espressione del viso, immortalata e diffusa in genere con un selfie.
• Il bookshelf porn: la diffusione in rete di immagini degli scaffali dei propri libri.
• I social networks permettono inoltre di condividere immagini, audio e video collegati a un testo: possono essere opera di un unico soggetto (come capita per un booktrailer) oppure raccogliere i contributi di numerosi utenti.
Non vi sto chiedendo di mettervi a leggere gli incipit di IoScrittore ad alta voce in cima all’insegna di un distributore di benzina, in equilibrio su una gamba sola, esibendo facce strane e diffondendo il vostro selfie sui social networks. Anche se potrebbe essere un’idea.
Volevo solo provare a raccontarvi che qualcosa sta cambiando, nel modo in cui ci accostiamo a un libro. Nel modo in cui lo promuoviamo. E che molte di questa bizzarre attività possono essere divertenti e istruttive. Siete d’accordo? Vi è capitato di esercitarvi in queste attività? Ne conoscete altre? Che è successo? Vi è piaciuto? O è sempre meglio starsene da soli, a leggere in silenzio?
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