Consigli de ilLibraio.it

Consigli di scrittura per chi sogna di scrivere un noir - di Gian Andrea Cerone

15 Febbraio 2023 |
di
Gian Andrea Cerone
Su ilLibraio.it i consigli di Gian Andrea Cerone per scrivere un noir che valga davvero la pena di essere raccontato. A partire dalla sua esperienza, l'autore de "Le notti senza sonno" e "Il trattamento del silenzio" parla degli aspetti essenziali per scrivere una buona storia: "Mi sono dato un unico obbiettivo: divertirmi sempre, in ogni momento della scrittura. Poi ho seguito una regola fondamentale: essere sempre il primo lettore di me stesso. Né ipercritico, né troppo accondiscendente, una via di mezzo, un lettore attento..."

Nonostante mi stia precipitosamente avvicinando alla soglia dei sessant’anni, nel mondo dell’editoria sono quello che viene considerato un cosiddetto scrittore emergente 

Tutto vero. Mi sono affacciato al mondo della narrativa da circa due anni, con il mio primo romanzo, Le Notti Senza Sonno, e ho da poco pubblicato il secondo, Il Trattamento del Silenzio. Quindi, tecnicamente, non sono più un esordiente ma quello che si chiama uno scrittore in via di consolidamento. Fors’anche con qualche inaspettato merito, visto che grazie all’entusiasmo dei lettori il primo romanzo è stato un successo editoriale che mi ha consentito di entrare nel ristretto mondo degli scrittori di noir e di thriller. Una meravigliosa esperienza, per ora anche fortunata. Ovviamente sto toccando ferro, perché ho imparato che la prima regola di tutti gli scrittori è essere estremamente cauti e prudenti quando si parla di successo, di tirature e di copie vendute, per cui anch’io mi sono subito allineato agli arcani rituali del settore.  

Questa premessa, a prima vista, potrebbe anche sembrare un limite. Soprattutto se al maturo scrittore emergente viene chiesto di provare a dispensare qualche buon suggerimento a coloro sognano di scrivere e di veder pubblicato il loro romanzo.  

Per cui non lo farò. Mi limiterò a condividere alcuni aspetti della mia esperienza personale che spero possano risultare utili. Anche perché, diciamocelo con franchezza, la scrittura è essenzialmente un’esperienza soggettiva. Un po’ come la vita, con cui, in effetti, ha uno strettissimo legame. E così è stato anche nel mio caso. Diventare uno scrittore per me ha rappresentato soprattutto il compimento di un percorso culturale e umano. A un certo punto della mia vita professionale mi sono detto che era arrivato il momento di dar vita al romanzo che volevo scrivere da tempo. Un noir, o piuttosto un polar, come dicono i francesi, che fa più chic.  

Mi interessava esplorare quel confine letterario, certificato da generazioni di illustri giallisti italiani, alcuni dei quali sono stati semplicemente degli inarrivabili scrittori, primo tra tutti il maestro Scerbanenco. I paladini della letteratura in purezza dicono che in giro ci sono troppi noir e troppi commissari. E forse in parte hanno ragione, anche se io credo che sia più corretto distinguere tra libri buoni e libri che non lo sono. Evidentemente, tra i cosiddetti gialli, ce ne sono di molto buoni.  

A me interessava soprattutto scrivere un romanzo di grande respiro, corale. E credo che l’ambito del noir sia quello più arioso e ampio, quello che ingaggia meglio i lettori e concede allo scrittore il giusto spazio per approfondire al meglio le storie dei personaggi. 

Pertanto, quando ho deciso di cimentarmi seriamente nella narrativa, sono partito da pochi ma essenziali punti fermi 

All’inizio mi sono dato un unico obbiettivo: divertirmi sempre, in ogni momento della scrittura. Poi ho seguito una regola fondamentale: essere sempre il primo lettore di me stesso. Né ipercritico, né troppo accondiscendente, una via di mezzo, un lettore attento. In questo caso le domande che bisogna porsi sono poche e basilari: mi piace quello che ho scritto? Mi diverte? È coerente con le mie intenzioni originali? Se le risposte saranno oneste avrete sempre, in voi stessi, un prezioso compagno di scrittura che vi aiuterà a chiarirvi le idee nei momenti più difficili. Perché ci saranno, fidatevi 

Secondo punto. Avere una storia da raccontare. Che, detto così, sembra banale, ma invece fa tutta la differenza del mondo. La formula magica è semplice. Se avete tra le mani una storia che per voi vale davvero la pena raccontare non potrete resistere al desiderio di farlo. Questo è il solo modo per riconoscerla, per sapere che quella è veramente la vostra storia. E allora dovrete preparavi, conoscerne ogni dettaglio, incontrare i personaggi e parlare con loro, letteralmente, capire chi sono, perché fanno parte di quel mondo e quale ruolo hanno all’interno di esso. E soprattutto dovrete difendere la storia da tutto e da tutti, anche dalla vostra sfiducia. Perché si paleserà, fidatevi 

A questo punto dovete soltanto scrivere e iniziare la vostra avventura. Ricordatevi che l’incipit è una sorta di affaccio, la porta d’entrata del romanzo. Un punto di partenza che dà il via a un concatenarsi di eventi e di capitoli, ciascuno dei quali con un suo specifico inizio, con una precisa funzione. Ogni capitolo è come un atto nella partitura di un’Opera. Lo scopo è non perdere mai l’armonia generale del vostro racconto. Mai. Quando percepite delle dissonanze o delle stonature, fermatevi un momento, riflettete. Affidatevi alla storia e lei vi indicherà una via per uscire dall’impasse. 

Gian Andrea Cerone Gian Andrea Cerone

Aggiungo in ordine sparso alcune altre regolette che mi sono dato. Non ricerco quasi mai un effetto che possa piacere al lettore. O almeno non lo faccio razionalmente, perché credo che lo scopo della scrittura non debba essere piacere a tutti e a tutti i costi. Scrivo perché voglio dar vita alle storie che si palesano nella mia testa e hanno la necessità di essere raccontate. Il mondo del commissario Mario Mandelli e della sua squadra è dentro di me, così come le sue vicende umane e criminali. Il mio compito è prendere i lettori sotto braccio, portarli dentro quel mondo, e scoprire insieme a loro come vanno a finire le cose. Sorprendermi insieme a loro 

Non è vero che si riscrive. O perlomeno, io non lo faccio quasi mai. Provo a spiegarmi: scrivo in continuità e poi rileggo più volte, rimodello, smusso, aggiungo una parola o ne tolgo un’altra. Cerco il suono giusto, fino a che il testo non diventa ciò che è. Ma questa è una cosa che si fa fino alla fine, nel processo di scrittura di un romanzo. Persino quando lo rileggi dopo la pubblicazione, vorresti cambiare qualcosa. Quindi, a un certo punto, lasciatelo andare. Che prenda il mare del confronto con i lettori e segua il suo destino. 

Infine, se volete scrivere un noir, un giallo o un thriller, sappiate che dovete prepararvi. Bisogna studiare moltissimo gli aspetti tecnici e investigativi, per restituire al lettore un contesto realistico del lavoro di indagine. Per questo mi avvalgo anche di un consulente speciale… un commissario di polizia conosciuto per ragioni professionali e a cui mi lega una profonda stima. A lui chiedo più che altro delle conferme su alcuni passaggi delicati. Quando mi risponde “affermativo”, so di aver fatto bene i compiti. La cosa divertente è che adesso, ogni tanto, me lo dice anche Mandelli. 

 

L’AUTORE E I LIBRIGian Andrea Cerone, savonese classe 1964, milanese d’adozione, ha una lun­ga esperienza nell’ambito della comuni­cazione, dell’editoria tradizionale, tele­visiva e digitale. Tra i numerosi incarichi svolti, è stato responsabile delle relazio­ni istituzionali presso il ministero del­lo Sviluppo Economico e presso EXPO 2015. Nel 2018 ha fondato la piattafor­ma editoriale di podcast Storielibere.

Nel 2022 ha pubblicato con Guanda il suo libro d’esordio, Le notti senza sonno, vincitore del Premio Franco Fe­deli dedicato alla narrativa poliziesca e primo romanzo della serie che vede in azione la squadra investigativa dell’U­nità di Analisi del Crimine Violento di Milano. Protagonisti il commissario Mario Mandelli, cinquantacinquenne solido, vecchia volpe del mestiere e appassionato di storia, e l’ispettore Antonio Casalegno, affascinante e donnaiolo, perfettamente complementare al suo capo, alle prese con un complicato caso di omicidi seriali.

Il trattamento del silenzio (Guanda), il secondo romanzo con protagonisti Mandelli e Casalegno, presenta un nuovo mistero per l’UACV, travolta da otto giornate intrise di sangue e crudeltà. Cosa lega i cadaveri, orribilmente seviziati, di due noti collezionisti d’arte, alla sparizione di un libro esoterico che custodisce un antico segreto? Quale insano istinto scatena proprio ora la follia di un maniaco tra i corridoi universitari alla ricerca di giovani prede femminili? Lungo le strade di una Milano fradicia di pioggia e di corruzione, il lettore viene trascinato in un vortice di inganni e colpi di scena…

Fonte: www.illibraio.it

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