Consigli degli autori

I consigli di scrittura di Luciano Funetta, una delle voci più originali del romanzo distopico

di
Redazione IoScrittore
Quanto è importante individuare l’editore giusto per pubblicare il proprio libro? Quanto serve “l’altro sguardo” dell’editor per la perfetta riuscita di un romanzo?

Per aiutare chi ha un romanzo nel cassetto e lo vuole pubblicare questa volta abbiamo chiesto qualche consiglio a un maestro indiscusso del romanzo distopico, Luciano Funetta. Di origini pugliesi, Funetta vive attualmente a Roma e lavora in una libreria. Il suo primo romanzo, Dalle rovine, finalista al premio Strega 2016, è stato accolto con grande entusiasmo dalla critica. I suoi racconti sono stati pubblicati in varie riviste, tre le quali “Granta Italia”, “Watt” e “Costola”. Fa parte del collettivo di scrittori TerraNullius. Presso Chiarelettere è uscito il secondo romanzo, Il grido (2018), con il quale la Lettura – Corriere della Sera lo ha consacrato come “una delle voci più originali e ammalianti della nostra produzione letteraria.”

“Una scrittura meravigliosa, una grande promessa.” Marcello Fois, l’Espresso

 

Come hai pubblicato il tuo primo romanzo?

Il mio primo romanzo, Dalle rovine, è stato pubblicato da Tunué alla fine del 2015, nella collana di narrativa italiana diretta da Vanni Santoni. Sono stato fortunato a finire nel loro catalogo: la collana aveva attirato su di sé una certa attenzione di cui il mio libro, con inquietante e impensabile tempismo, ha beneficiato.

Che cosa ti ha dato il rapporto con l’editore e con l’editor della casa editrice?

Agli editori che hanno investito sul mio lavoro non posso che essere riconoscente per numerose ragioni, alcune delle quali decisamente prosaiche. Gli editor con cui ho lavorato sono sempre stati fonte di sguardo, dubbio e consapevolezza.

Quando scrivi pensi a un lettore ideale?

No. Quando scrivo penso a scrivere. Penso ai miei maestri e alla vergogna che proverei se potessero leggere quello che scrivo. Immagino che la letteratura progredisca, o tenti di progredire, per questo: non perché si desidera essere letti, ma perché i maestri muoiono.

Che importanza hanno le riscritture?

Le riscritture ci salvano dal fantasma dell’irrimediabile, ma soprattutto dalla vanità della perfezione.

Quali consigli daresti a un aspirante scrittore?

Leggere, farsi un’idea di quello che gli succede intorno e seguire il proprio percorso; divertirsi, scrivere almeno una frase al giorno, non cercare l’approvazione di chi sembra depositario di un potere, perché quel potere è una messinscena; coltivare uno sguardo; ascoltare musica, fare come il Kapen di Witkiewicz, ovvero non tollerare freni di nessun genere.

Fai parte di TerraNullius, un collettivo di autori. Ci spieghi in cosa consiste il progetto e quanto questa esperienza influisce sulla tua scrittura?

TerraNullius è un organismo che da tredici anni vive da qualche parte tra Roma, Torino, Rio de Janeiro, Buenos Aires, San Pietroburgo, Atene e Saigon. Nel corso della sua esistenza si è manifestato in forma di rivista – il cui archivio è spulciabile su www.terranullius.it -, in forma di libri pubblicati, di libri pirata, di festival letterari, di incursioni pubbliche e di notti private. L’unica cosa che è importante sapere sul collettivo, di cui faccio parte dal 2012, è che probabilmente si tratta di un laboratorio di visioni, prospettive e individualità. Non abbiamo un manifesto né un programma. Piuttosto lavoriamo alla stesura schizofrenica di un’unica opera collettiva, un libro che non potrà mai essere stampato o pubblicato da nessun editore, perché contiene anche le nostre vite. Al momento TerraNullius è abitata da Luca Moretti, Massimiliano Di Mino, Pier Paolo Di Mino, Veronica Leffe, Lorenzo Iervolino, Marco Lupo, Benedetta Sonqua Torchia, Gianluca Cataldo, Maria R. Tedesco, Mattia Leo e dal sottoscritto. A loro e a tutte le persone che sono passate per TerraNullius nel corso degli anni devo innanzitutto il dono dell’amicizia.

 

I giudizi della stampa su Il grido:

“Luciano Funetta, dopo il bellissimo e straniante Dalle rovine, torna con la sua scrittura e il suo immaginario, che trascinano – strattonandola – la distopia in un iperrealismo scuro, nutrito dai nostri incubi e dalle nostre paure, in cui la certezza del concreto si sfarina nel possibile e la visione nel plausibile.” Marco Di Marco, Mucchio

“Per attraversare Il grido, il nuovo romanzo di Luciano Funetta, bisogna allentare i freni inibitori, lasciarsi tentare dall’irrazionale, dalle voci che arrivano dall’oltremondo e risalgono dal passato.” Raffaella De Santis, Robinson – la Repubblica

“Accoccolatevi su una sedia comoda e ritagliatevi qualche ora di pace. Perché questo libro, un po’ fantasy e un po’ pulp, va cotto e mangiato, letto e finito, richiede una pura – e non disturbata – immersione nella fantasia più sfrenata che spesso, in letteratura, significa anticipazione dei tempi.” Donatella Tretjak, Il Piccolo

“In questo nuovo romanzo, Funetta mette in gioco una maestria che forse si può apprendere solo dopo molti anni di esercizio.” Valentina della Seta, Il venerdì di Repubblica

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