Consigli de ilLibraio.it

Guida al punto interrogativo: usi, abusi, origini e curiosità

3 Giugno 2025 |
di
Eva Luna Mascolino
Da dove viene il punto interrogativo? Che valori può assumere? E, soprattutto, come si usa? Una guida sintetica per ripercorrerne le origini, le indicazioni grammaticali e alcune interessanti curiosità...

Eterno protagonista delle nostre domande, da quelle più quotidiane a quelle più esistenziali, il punto interrogativo non si limita a guidare le nostre conversazioni, a stimolare riflessioni o a sollecitare risposte.

Si tratta, infatti, di un segno di punteggiatura onnipresente nei nostri dialoghi, non solo in presenza ma anche online, che (se usato con consapevolezza) può diventare un vero e proprio strumento retorico: dà un tocco ironico alle nostre considerazioni, invita al confronto reciproco e in altri contesti si trasforma in un mezzo di grande efficacia persuasiva, capace di orientare pensieri e reazioni.

Ecco quindi una guida sintetica ma ricca di spunti per ripercorrerne le origini storiche, comprendere meglio le indicazioni grammaticali legate al suo uso e scoprire alcune interessanti curiosità dal mondo (come pure dal web) che ne evidenziano la versatilità…

Storia del punto interrogativo

A differenza di altri segni di interpunzione, che affondano le loro radici nella letteratura classica e ci sono stati tramandati quasi invariati nel corso dei secoli, il punto interrogativo per come lo conosciamo oggi ha fatto il suo ingresso nell’uso comune in un’epoca relativamente più recente.

Secondo alcuni studiosi, sarebbe stato concepito dal pensatore e teologo Alcuino di York (735-804), vissuto alla corte di Carlo Magno nell’VIII secolo d.C., per poi diffondersi in tutto il Sacro Romano Impero per volere del sovrano, affermandosi in via definitiva intorno al X secolo.

Che sia stato o meno lui l’inventore del punto interrogativo, la ricostruzione accademica di come si è sviluppato sembra essere concorde: si tratterebbe, in sostanza, di una rappresentazione grafica sempre più stilizzata della parola latina quaestio (ovvero domanda).

Il termine, usato dagli amanuensi medievali per segnalare la fine di una frase interrogativa, si cominciò ad abbreviare in q.o., ma per non confonderlo con altri acronimi si preferì scrivere una q più in alto, con una o subito al di sotto.

Il risultato? Un simbolo che, nel corso del tempo, si è trasformato in un ricciolo con la gobba a destra e una coda che tuttora ricorda una q, a sormontare un piccolo punto laddove in passato c’era la o.

Usi del punto interrogativo

Da quel momento in poi, il punto interrogativo ha assolto appunto la funzione di concludere una frase contenente una domanda (legata a un dubbio o a una richiesta), servendo anche da marcatore orale dell’intonazione di un enunciato.

Attenzione, però: in italiano è corretto inserirlo solo nelle interrogative dirette, che sono sempre e comunque proposizioni indipendenti, mentre è scorretto indicarlo nelle interrogative indirette, che sono delle subordinate spesso precedute da vocaboli contenenti dubbi, curiosità, esitazioni o richieste.

Per esempio, la frase Quando hai finito di leggere “Anna Karenina”? deve essere seguita da un punto interrogativo per veicolare il suo valore di domanda, mentre in una frase come Luisa si chiede quando hai finito di leggere “Anna Karenina” sarebbe sbagliato aggiungere il punto interrogativo, perché il valore di domanda è già veicolato dal verbo si chiede.

Oltre a ciò, il punto interrogativo può segnalare l’incertezza di un’informazione contenuta in un testo, magari nel caso di una data di nascita/morte incerta, o dell’attribuzione di un’opera d’ingegno a un soggetto su cui non esistono fonti certe.

Ma non è tutto, perché il significato di una frase interrogativa può avere anche una sfumatura più sottile, in particolare nelle cosiddette domande retoriche. In questo caso, tanto chi pone il quesito quanto il suo destinatario conoscono già la risposta, e non devono scambiarsi indicazioni o conferme.

Lo scopo del punto interrogativo diventa, allora, quello di far riflettere con un pizzico di sarcasmo (più o meno bonario) su una situazione già nota, per convincere l’interlocutore di una determinata idea, dandogli l’impressione che non ci sia altra risposta accettabile se non quella su cui la domanda lo ha spinto a concentrarsi.

Per esempio, nel dire C’è davvero bisogno che vi dica chi ha scritto la “Divina Commedia”?, presupponiamo che la risposta sia No, e che chi ci circonda debba conoscere bene Dante Alighieri. Proprio come, nel dire Chi non ha mai sentito parlare di Alessandro Manzoni?, ci aspettiamo che chi abbiamo di fronte abbia familiarità con lo scrittore ottocentesco.

Curiosità dal mondo (e dal web)

Se anticamente il punto interrogativo non figurava nei testi scritti, è perché nell’Antica Grecia si preferiva optare per il punto e virgola, che pertanto non evidenziava una pausa di media lunghezza nel discorso, come accade adesso nella nostra lingua, bensì proprio una domanda.

Questo spiega come mai, perfino ai nostri giorni, in Grecia il punto interrogativo non esiste – mentre è risaputo che in spagnolo vige la regola di aggiungere un punto interrogativo rovesciato in testa a una domanda, per avvisare chi legge dell’imminente presenza di una frase interrogativa.

Come poi riscontriamo sempre più spesso, specie nella comunicazione digitale, il punto interrogativo si può associare al punto esclamativo nelle cosiddette interrogative apparenti, che veicolano uno stato d’animo a metà fra lo stupore e l’incredulità (“!?“, oppure “?!“).

In alternativa, si può ripetere due o più volte per rendere più enfatica o insistente la domanda (“???“) – oppure, in maniera più curiosa, si può scollegare da una frase e isolare totalmente, per chiedere maggiori delucidazioni a chi magari ha condiviso con noi un messaggio poco chiaro.

Un segno di punteggiatura che dimostra, dunque, di aver mantenuto una grande adattabilità, rispecchiando al tempo stesso la varietà e la versatilità del nostro modo di esprimerci, di ragionare e di rapportarci con il resto mondo.

Fonte: www.illibraio.it

Leggi tutto

Libri utili

Scarica gli ebook gratuiti di IoScrittore.

Tanti consigli per migliorare e rendere efficace il tuo romanzo fin dalla prima pagina.

Scrivere un libro che conquista fin dalla prima pagina: Le strategie di grandi autori bestseller.
Scarica l'ebook