Un protagonista originale, una storia poetica e divertente. Non perdetevi “L’uomo che parlava ai funerali”, vincitore del torneo IoScrittore 2023, ora in libreria per astoria
Chi tra i partecipanti al torneo ha avuto occasione di leggere questo romanzo, forse lo ricorda con il titolo “Come si muore da queste parti”: era tra i 10 romanzi arrivati in finale nel 2023. E ora, a circa un anno e mezzo di distanza, questa originalissima storia è arrivata in libreria, per astoria, con un nuovo titolo, “L’uomo che parlava ai funerali” e con tutta la forza di uno stile diretto e intensamente poetico. Nel romanzo seguiamo la storia di Renato, un esperto di funerali. Nelle sue agendine, annota con precisione l’ora e il luogo, ci aggiunge qualche segno particolare del defunto, e poi via, una funzione dietro l’altra, tutto il giorno, tutti i giorni. Poche parole ben scelte, amici e parenti versano un’ultima lacrima e la sua missione è compiuta. Ma perché lo fa? Nella vita di Renato, un tempo, c’erano una famiglia, il lavoro da messo comunale, le vacanze al mare, tanto amore – e qualche battibecco – per Lidia, sua moglie, e tante speranze – e qualche preoccupazione – per il figlio Luca. Ma quella vita ormai non c’è più e lui ha deciso di riempire il vuoto con le lacrime degli altri… Non vi diciamo di più, per non rovinarvi il piacere della lettura di un romanzo che davvero sa toccare le corde del cuore e far sentire meglio il lettore. Prima di lasciarvi al piacere della lettura, abbiamo voluto fare a Mario Zangrando, l’autore, qualche domanda sulla sua partecipazione al torneo e sull’esperienza del lavoro con un editor.
Come e perché hai deciso di partecipare a IoScrittore?
IoScrittore è arrivato per me dopo un apprendistato di qualche anno nei concorsi per racconti. La scrittura sulla distanza breve mi ha regalato molte soddisfazioni, quella decisiva è stata la borsa di studio per “Scrivere di notte”, corso annuale di Scuola Belleville. Alla fine del corso avevo in mano una storia che sentivo mia, incompleta sotto alcuni aspetti ma solida nell’idea di base. La prima stesura era quasi ultimata e così, per la prima volta da quando avevo sentito parlare di IoScrittore, mi sentivo attrezzato per partecipare. Quando ho caricato l’incipit, mi sono sentito come se stessi comprando il biglietto della lotteria: eravamo tanti, tantissimi, quante probabilità c’erano? Ma il tentativo andava fatto. I riscontri che sono arrivati poi sono stati subito incoraggianti e quando ho passato la prima fase mi sono sentito grato verso chi mi aveva mandato avanti con il suo supporto. Quando poi ho saputo di essere tra i primi dieci, potete chiedere conferma a mia moglie, ho esultato come a un goal. Leggere i commenti all’intero romanzo mi ha emozionato, profondamente. La telefonata con cui mi avvisavano che sarei stato pubblicato da astoria mi ha preso talmente alla sprovvista che ho chiesto di ripetere due volte praticamente ogni frase alla persona che mi parlava.
Lo consiglieresti a un aspirante scrittore?
L’ho già fatto. L’ho consigliato ad altri che ho incontrato lungo il mio percorso di scrittura. Noi che scriviamo abbiamo bisogno di stare un po’ per i fatti nostri quando si tratta di trovare e poi mettere giù le parole una dietro all’altra. Per parafrasare Virginia Woolf, ci serve una stanza tutta per noi. Però non ci si può seppellire là dentro per sempre, prima o dopo arriva il momento in cui sentiamo il bisogno di un confronto per capire se quello che è chiaro e lineare nelle nostre teste lo è anche per gli altri che sono fuori da quella stanza. E allora poveri partner, mogli, mariti, migliori amici e migliori amiche… costretti a leggere e, spesso, ad accondiscendere per salvare i rapporti. Ma non sarebbe tutto più semplice se si potesse avere un confronto con qualcuno di più qualificato e distaccato di un amico o un parente? Ed ecco che la formula del torneo IoScrittore viene incontro a questa esigenza di uscire dalla propria stanza e di trovare sul pianerottolo altri come te, aspiranti scrittori e scrittrici, che hanno difficoltà e necessità simili alle tue, che fanno errori che anche tu fai, che trovano soluzioni a cui tu non avevi ancora pensato e che, quando vedono le tue magagne, in modo gentile ma fermo, te le fanno tranquillamente notare, senza il timore di perdere il tuo saluto e il tuo affetto. Funziona, provare per credere.
Quali libri ti hanno ispirato durante la scrittura?
Sono un lettore onnivoro e disordinato. Ho letto e riletto “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcìa Marquez e sto facendo lo stesso con “Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi. Ho amato i romanzi più celebri di Stephen King e i suoi racconti così come i racconti di Raymond Carver, le “Odi elementari” di Pablo Neruda, “La versione di Barney” di Mordecai Richler, “Una banda di idioti” di John Kennedy Toole. Ogni volta che mi imbatto in Marcovaldo o Holden Caulfield finisce che facciamo serata assieme. È un elenco, credo, abbastanza rappresentativo del disordine e della dieta sbilanciata di cui parlavo sopra. Sono libri e autori che mi hanno ispirato non tanto durante la scrittura ma durante la vita. Perché se è vero che siamo quello che mangiamo, forse, almeno un po’, siamo anche quello che leggiamo.
Che cosa ci puoi dire della tua esperienza di lavoro con un editor?
Mi è piaciuto da matti, come un giro di giostra che dura mesi, è stato uno stimolo fortissimo a scrivere, riscrivere, scrivere bene, scrivere meglio, andare in profondità, rispondere a domande che ancora non mi ero posto, risolvere problemi che nemmeno sapevo che c’erano e tutto questo non per il semplice fatto che qualcuno ti legge, ma perché ti legge in modo serio, professionale, con cura e con passione, ma in cambio ti chiede conto di quello che scrivi. Di tutto quello che scrivi. E nei dettagli. Non si può fregare l’editor, vuole conoscere i tuoi personaggi fin nelle pieghe più nascoste e vuole visitare ogni lama di luce e ogni sacca d’ombra nel mondo della tua storia. E tu, autore, devi accompagnare l’editor là dentro, non puoi tirarti indietro, non puoi dire “non lo so”. È la tua storia, devi saperlo o per lo meno arrivare a saperlo. Lavorare con le editor (ho avuto la fortuna di averne due accanto, Cristina Prasso e Jessica Tini) è stato un viaggio avventuroso e appassionante. Rubo il paragone a Prasso: come portare sana e salva “la mandria in Missouri”.
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