Quando si scrive una storia, lunga o corta che sia, uno dei primi consigli che si dànno riguarda l’importanza di avere in mente fin da subito la scansione della fabula, per poi costruire l’intreccio di conseguenza e dar vita a una narrazione coinvolgente e scorrevole.
Non sempre, però, risulta chiara la differenza tra fabula e intreccio, né si riesce a capire con facilità a che cosa corrispondono questi due concetti, quali sono le loro caratteristiche e in che modo possono venire in aiuto di chi ama cimentarsi con la scrittura.
Ecco quindi una guida sintetica ma esaustiva dedicata a queste due categorie narratologiche, per imparare a distinguerle e a servirsene nel modo più efficace…
Cominciamo da una notazione teorica fondamentale: non sempre, nella finzione letteraria, l’ordine naturale degli eventi coincide con l’ordine narrativo di presentazione.
All’interno di una storia, infatti, le cose non vanno esattamente come nella vita: non è obbligatorio mantenere una linearità impeccabile, iniziando sempre dal prima e arrivando in seguito al dopo, perché tutto dipende dall’effetto che vogliamo sortire sul nostro pubblico.
Detto in altre parole, non dobbiamo aspettarci sempre e comunque che il narratore ci presenti gli eventi rispettando una sequenza logica e cronologica, anche se naturalmente l’insieme del testo ci aiuterà a capire quali episodi si sono verificati prima e quali invece si sono svolti in un momento successivo.
Anche perché fra le pagine di un libro è più semplice spostarci fra il passato, il presente e il futuro, e quindi trasformare l’ordine naturale imponendo al nostro racconto un ordine narrativo a sé stante, a tratti imprevedibile o comunque non per forza uguale a quello della realtà.
Per questo motivo, nel corso del tempo, la critica letteraria – e nel caso specifico la scuola dei formalisti russi – ha elaborato una linea di confine tra la cosiddetta fabula, da un lato, e l’intreccio, dall’altro.
Con fabula si intende in senso stretto l’insieme degli eventi di una storia considerati in ordine logico e cronologico. Con il termine intreccio, al contrario, ci si riferisce all’insieme degli eventi di una storia considerati nell’ordine in cui il narratore decide di presentarceli.
Per alterare l’ordine naturale della trama, chi scrive può fare ricorso sostanzialmente a due procedimenti narrativi: l’analessi e la prolessi. L’analessi (o flashback) consiste nel descrivere nel tempo presente un evento accaduto in passato, presentandocelo quindi dopo che si è verificato.
La prolessi (o anticipazione), invece, è l’operazione per cui veniamo a sapere in anticipo di un fatto che si svolgerà nel futuro, avendo un indizio su come potrebbe svilupparsi la storia ma senza sapere come e quando si arriverà a quel determinato passaggio.
L’idea di manipolare la scansione causa-effetto e prima–dopo all’interno di un testo è ampiamente diffusa da secoli, perché aiuta a tenere viva la suspense, evitando di dare troppi input su come potrebbe procedere la narrazione o sul finale stesso del libro.
Una massima che vale soprattutto per i romanzi gialli, in cui in genere si ricostruisce solo nell’epilogo chi ha ucciso la vittima e in che modo è stato commesso il delitto, come succede per esempio nel celebre Il mastino dei Baskerville (Salani, traduzione di Giuseppe Maugeri) di Arthur Conan Doyle (1859-1930).
Ma un ragionamento analogo si può applicare anche alle storie d’avventura o a quelle psicologiche, in cui è indispensabile mantenere un certo effetto sorpresa e non rivelare subito ogni dettaglio: un po’ come accadeva già nell’antichità con l’Odissea (Ponte alle Grazie, traduzione di Daniele Ventre) di Omero (VIII-VII a.C. circa) o come, in tempi più recenti, possiamo osservare ne La coscienza di Zeno (Garzanti) di Italo Svevo (1861-1928).
Nei libri per ragazzi, invece, sono più comuni i casi in cui fabula e intreccio coincidono, senza particolari salti logici o cronologici: lo possiamo notare in libri fantasy quali la saga di Harry Potter (Salani, traduzione di Marina Astrologo), nata dalla penna di J.K. Rowling, e che nonostante qualche flashback mantiene per lo più una struttura lineare.
Così come nella tradizione delle fiabe e specialmente delle favole: basti pensare a Le mille e una notte (Garzanti, traduzione di Giorgio Brunacci) o per l’appunto alle Favole (Garzanti, traduzione di Giannina Solimano) di Fedro (20 a.C. circa – 50 a.C. circa), in cui rendere più seguibile il discorso aiuta ad appassionare anche il pubblico più giovane e a trasmettere con immediatezza il significato profondo (o la morale) del testo in questione.
Per decidere come impostare l’intreccio di un testo a partire dalla fabula, quindi, non esiste una regola aurea a cui rifarsi: solo il giusto connubio di consapevolezza tecnica (che si può affinare ispirandosi alla grande letteratura) e di fantasia creativa, che in base alla propria sensibilità e immaginazione può portare a un risultato – e a una resa emotiva – sempre diverso.
Fonte: www.illibraio.it
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