Condividiamo con voi un estratto dell’articolo di Claudio Magris “In difesa degli scrittori sommersi” dal Corriere della Sera del 10 agosto 2012. Cosa ne pensate a riguardo?
“Non esiste solo un’economia, ma anche una letteratura sommersa. Vale anche per l’Italia – ma pure per altri Paesi – la vecchia barzelletta asburgica sui praghesi, dei quali si diceva che fossero tutti scrittori, tanto che, incontrandone casualmente uno in treno, gli si chiedeva, dopo e presentazioni: “Ah, Lei è di Praga, che romanzo ha scritto?”. C’è un’Italia che scrive a ritmo serrato, che produce un mare di letteratura inedita e destinata all’inedito, non meno significativa, quale indice della mentalità e del sentire generale, del mare di carta stampata.
Non sono un editore e non lavoro per alcuna casa editrice, ma ricevo ogni giorno, eccetto il sabato e la domenica, quattro o cinque dattiloscritti di persone sconosciute, che mi si chiede di leggere, valutare, promuovere; circa quindici-venti la settimana, settanta al mese, ottocento l’anno. Rispondo a tutti – perché credo che ogni interlocutore meriti rispetto e attenzione – cercando di spiegare come sia impossibile per chiunque, anche se ricevesse ogni giorno le opere di Balzac o Dickens, leggere settanta lucri al mese, nel tempo cosiddetto libero che rimane dopo aver svolto il proprio lavoro. Ogni lettura inevitabilmente negata mette un po’ a disagio, perché il rifiuto si dirige a qualcuno che, indipendentemente dalla qualità di ciò che può aver scritto, parte in condizioni di sfavore, isolato da quei contatti e rapporti che hanno aiutato molto di noi più fortunati.
[…]
In ogni caso, le montagne di manoscritti che arrivano a me, come immagino a molti altri, fanno parte della letteratura odierna. La frontiera tra l’inedito e l’edito non è la frontiera tra l’inesistenza e l’esistenza. Il digitale sta erodendo e ha già eroso il rigido confine tra pubblicazione e inedito, tra pubblico e privato, tra la cultura ufficialmente riconosciuta e quella che vive nelle varie forme di comunicazione elettronica. E’ difficile dire se il digitale sia destinato a incrementare la diversità e la libertà oppure una spenta omologazione di interessi, passioni e abitudini, una totalizzante e totalitaria democrazia populista di massa come quella descritta e denunciata nei suoi meccanismi tirannici da Tocqueville. Il digitale può indubbiamente aiutare quel continente sommerso dell’inedito a emergere dai suoi ignorati fondali, arricchendo l’arcipelago della letteratura. Certo, a molti di questi isolotti emersi dall’oscurità – ma anche a tanti libri pubblicati con enfasi – potrebbe accadere quel che accade a Nyö, un’isoletta vulcanica emersa improvvisamente dal mare nel 1783 nei pressi dell’Islanda e riabissatasi subito dopo, mentre si stava ancora litigando sul suo processo.
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